La Democrazia Referendaria

LA DEMOCRAZIA REFERENDARIA

Italia, anni '90.

Si apre la stagione dei referendum voluta dal democristiano Mario Segni sulla preferenza unica nel 1991 e sulla legge elettorale maggioritaria nel 1993.

Secondo Mario Segni, la possibilità di esprimere 4 preferenze di candidati (sistema plurinominale, tipico delle leggi elettorali proporzionali) alimentava fenomeni di corruzione, ormai dilagante ed evidente e che, non a caso, esplose con Tangentopoli.

Il referendum proponeva la preferenza unica e fu approvata con il 95% di consensi espressi da circa il 62% degli aventi diritto. Segnerà una grande sconfitta per il socialista Craxi, che aveva invitato gli italiani ad "andare al mare" anziché recarsi alle urne.

Un altro referendum seguì quello del 1991 e fu quello sulla legge maggioritaria nel 1993, fortemente voluto da Segni e i radicali.

La riforma voleva il passaggio da un metodo di elezione proporzionale ad uno maggioritario uninominale con correttivo proporzionale. Ovvero, il 75% dei seggi assegnato con metodo maggioritario e il restante 25% con il metodo proporzionale. Un cosiddetto sistema misto che trovò applicazione nella legge elettorale "Mattarellum".

Il referendum infatti passò con l'82% di consensi su un'affluenza ai seggi del 77% degli aventi diritto.

I due referendum spianavano la strada ad un esecutivo più forte e la nascita di un capo carismatico alla guida del governo. Quell'uomo sarà Silvio Berlusconi, prima sconosciuto alla politica.