STORIE DELLA REPUBBLICA

LA CRISI DI SIGONELLA

La crisi di Sigonella fu un controverso caso diplomatico tra Italia e Usa che rischiò di compromettere la storica alleanza tra i due Paesi. Il 7 ottobre 1985, la nave da crociera italiana Achille Lauro con a bordo anche passeggeri statunitensi, venne sequestrata da terroristi palestinesi del FLP (Fronte per la Liberazione della Palestina) che richiedevano la scarcerazione di 50 prigionieri detenuti in Israele.

Arafat, leader dell’OLP, negò qualsiasi coinvolgimento della sua organizzazione e mise a disposizione due mediatori per risolvere la crisi, tra cui Abu Abbas, fondatore del FLP di cui facevano parte gli attentatori.

Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre partì l’operazione Margherita, con l’obiettivo di individuare la precisa posizione della nave che si trovava in quel momento in acque egiziane, ma diretta verso la Siria. Il governo statunitense minacciò un intervento armato a cui si oppose il governo italiano, guidato dal Presidente del Consiglio Craxi, che optò per un accordo diplomatico che consisteva nella possibilità per i dirottatori di fuggire in un paese arabo a condizione che a bordo non fossero stati commessi reati contro i passeggeri.

In realtà, i terroristi uccisero brutalmente Leon Klinghoffer, cittadino americano di religione ebraica. Inizialmente il delitto non era noto e l’accordo fu firmato consentendo il 10 ottobre la liberazione della nave e l’attracco in Egitto a Port Said.

Il presidente USA, una volta venuto a conoscenza dell’uccisione di un cittadino americano, si oppose con fermezza all’accordo e fece dirottare il volo organizzato dal presidente egiziano Mubarak che stava trasportando i terroristi verso la Tunisia. Il consiglio di sicurezza nazionale e il dipartimento di Stato degli Stati Uniti negarono la possibilità per l’aereo egiziano di atterrare in diversi Paesi tra cui Grecia e Libano e lo dirottarono nella base aerea di Sigonella in Sicilia, al fine di arrestare il commando di terroristi, compreso il mediatore Abu Abbas che veniva considerato dal presidente Reagan la mente dell’attentato.

Da questo momento in poi si aprì un durissimo scontro diplomatico tra Italia e USA, in quanto entrambi i Paesi pretendevano di mettere sotto il loro controllo i terroristi e i mediatori che avevano permesso di liberare la nave. Appena l’aereo fu autorizzato ad atterrare nella base di Sigonella, fu immediatamente circondato da forze militari italiane. Poco dopo, gli incursori statunitensi giunsero nella base per prelevare gli attentatori. La delta force fu a sua volta circondata da un secondo cordone di carabinieri. Reagan contattò Craxi per chiedere l’immediata estradizione dei terroristi, compresi i mediatori, ma il Presidente del Consiglio si rifiutò di accettare le richieste degli USA affermando che i criminali sarebbero stati processati in Italia, in quanto i fatti erano avvenuti su una nave italiana. La crisi si risolse soltanto nella notte, con il ritiro della delta force dalla base di Sigonella. I quattro terroristi palestinesi furono tutti processati e condannati in Italia. Ad Abu Abbas, invece, fu consentito di lasciare il Paese. Soltanto anni dopo fu confermata la tesi americana del suo coinvolgimento diretto nell’attentato.

Gli eventi dell’Achille Lauro e il conseguente scontro diplomatico rischiarono di mettere fortemente a rischio la storica alleanza tra Italia e USA. In realtà, la ricomposizione tra Reagan e Craxi avvenne già un mese dopo i tragici fatti quando il presidente statunitense invitò il leader socialista alla Casa Bianca. La conseguenza più immediata della crisi di Sigonella fu però una spaccatura all’interno del governo italiano, in quanto il ministro della difesa Spadolini, leader del partito repubblicano e filo-americano, criticò l’operato di Craxi ritirando i ministri del PRI dall’esecutivo.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- B. Craxi, “La notte di Sigonella. Documenti e discorsi sull’evento che restituì orgoglio all’Italia.”, Mondadori, 2015