di Lorenzo Balma

il partito radicale

Progressisti in politica, conservatori in economia, reazionari nel costume”

Mario Pannunzio


Nato nel 1955 dall’unione dell’ala sinistra del Partito liberale e dal gruppo gli “Amici del Mondo”, ovvero i membri della corrente politica che si creò attorno alla rivista di Mario Pannunzio “Il Mondo” (di cui facevano parte liberali e membri dell’ormai defunto Partito d’Azione), il Partito radicale dei liberali e dei democratici italiani, oltre ad essere a tutti gli effetti il partito più vecchio partito italiano esistente, prese il nome dal movimento radicale della sinistra mazziniana, che operò negli anni ‘60 del 1800. Formazione politica centrista, si caratterizzò per la strenua e mai banale difesa della democrazia e dello stato di diritto, promuovendo tramite manifestazioni non violente (ad esempio, sciopero della fame e della sete, obiezione di coscienza, disobbedienza civile) le libertà civili, il laicismo, il liberalismo democratico, il liberismo economico, l’antimilitarismo e l’antiproibizionismo.

Una prima trasformazione del partito si ebbe sotto Giacinto Pannella, detto Marco, il quale nel 1963 lo riorganizzò sotto il nome di Partito Radicale, che si distinse per l’uso del metodo referendario come strumento per combattere le proprie battaglie civili.

La vittoria nel referendum abrogativo sul divorzio del 1974 diede nuovo vigore ai radicali, che furono un fenomeno di forte spinta innovatrice, offrendo un modello di partito dotato di una guida carismatica e una struttura organizzativa che seguiva le battaglie della leadership. Sfruttarono inoltre anche un nuovo ed efficacie modo di comunicare, intercettando i linguaggi e le culture giovanili.

La riforma della Rai del 1975, cioè la fine del monopolio democristiano a favore di una gestione pluralista controllata (o lottizzata, quindi espressione del sistema dei partiti) facilitò la connessione tra il carisma del leader Pannella con i movimenti giovanili, utilizzando e veicolando i messaggi durante spazi televisivi che prima non venivano concessi.

Esemplificativa del nuovo linguaggio fortemente provocatorio fu la campagna referendaria sull’aborto del 1978 quando Pannella, assieme ad Emma Bonino, Gianfranco Spadaccia e Mauro Mellini si imbavagliarono, richiamando la polaroid scattata dalle Brigate Rosse ad Aldo Moro, denunciando le colpe del governo di solidarietà nazionale. Nelle elezioni politiche ed europee del 1979 infatti raccolsero lo scontento a sinistra e nel 1983 candidarono ed elessero nelle proprie liste il docente universitario e leader di Autonomia operaia Toni Negri, allora sotto processo per terrorismo. Non fu l’unica isolata candidatura provocatoria. Nel 1984 cercarono di richiamare l’attenzione riguardo i problemi del sistema giudiziario candidando Enzo Tortora, conduttore televisivo accusato di collusione con la Camorra ed esposto ad una terribile gogna mediatica (salvo poi scoprire che l’accusa fosse completamente infondata) e candidarono nel 1987 la pornostar Cicciolina, eletta poi alla Camera dei Deputati.

Nel 1988 la seconda ed importante trasformazione: diventare partito transnazionale, rinunciando quindi a partecipare a consultazioni elettorali nazionali, ma presentando però liste proprie come la lista Pannella nel ‘92 e nel ‘96, la lista Bonino nel 2001, la lista Rosa nel pugno nel 2006 e la lista Amnistia, Giustizia e Libertà nel 2013, ideate con la finalità di creare sinergie tra forze politiche diverse per promuove battaglie civili trasversalmente. Il centro, che occupavano politicamente i radicali non fu mai austero moderatismo, promuovendo sempre lotte per l’affermazione dei diritti civili e politici, denunciando lo svuotamento di significato da parte di cittadini e politici della Costituzione e delle istituzioni, ma soprattutto cercando sempre la legalità attraverso la legalizzazione. Dire che i radicali fossero tutti abortisti o divorzisti infatti non rispecchia la realtà, mentre invece è corretto dire che tutti i radicali fossero a favore della legalità, ovvero cercare la sicurezza personale per soddisfare le proprie esigenze individuali.

Il fine del nuovo Partito Radicale non violento, transnazionale e transpartito (PRNTT) fu (e lo è tutt’ora) quello della promozione in ogni angolo del globo, delle battaglie per la libertà dell’individuo e le libertà civili e politiche, (rifacendosi all’applicazione della Dichiarazione universale dei diritti umani) per promuovere una rivoluzione liberale universale. L’abolizione universale della pena di morte, l’istituzione di un Tribunale penale internazionale, il riconoscimento dei diritti degli omosessuali e dei migranti sono alcuni esempi delle battaglie odierne del PRNTT, che dal 1995 è stato riconosciuto dall’ONU come ONG di primo grado.

Nonostante i radicali furono sicuramente effetto dell’ulteriore occidentalizzazione degli usi, del linguaggio e della cultura italiana, difesero strenuamente il vecchio sistema dei partiti scosso dopo il 1992, per poi arruolarsi tra le fila di Berlusconi nel 1994, riuscendo a far eleggere nella democristianissima Padova, l’anticlericale Emma Bonino.

Nelle ultime elezioni politiche del 2018 la lista civica +Europa, che si era presentata con il centrosinistra di Renzi, non superò il quorum del 3% e costituì una formazione politica l’anno seguente.

LETTURE E APPROFONDIMENTI: