il Governo Tambroni

ANDREA BERNABALE

IL GOVERNO TAMBRONI

«Il governo Tambroni è un governo pericoloso»

Giuseppe Saragat

Il governo Tambroni (da Ferdinando Tambroni, esponente della DC) fu un breve governo in carica dal marzo al luglio 1960, ricordato come una svolta autoritaria e pericolosa per l’ancora giovane democrazia italiana.

Fu, in sostanza, un esperimento di governo involontario aperto a “destra” in un momento storico in cui la politica italiana lavorava per un’apertura a “sinistra”.

Già negli anni ‘50 si iniziò a prospettare un’apertura di governo a sinistra verso i socialisti che, sotto la segreteria Nenni, si erano resi sempre più autonomi dal PCI e dall’Unione Sovietica, accettando progressivamente la formula democratica borghese. Fino ad allora, comunisti e socialisti erano stati esclusi dalle posizioni governative proprio per i loro connotati anti-democratici dovuti ai stretti legami con l’URSS.

Nel 1959 il governo democristiano Fanfani entra in crisi a causa delle divisioni interne alla DC. Infatti, all’interno della DC, iniziarono a svilupparsi correnti avverse a Fanfani e alla sua apertura a sinistra, nonché al suo accentramento di poteri (Fanfani era Presidente del Consiglio e, al tempo stesso, segretario della DC e Ministro degli Esteri ad interim).

Nasce, dunque, all’interno della DC la corrente dei “dorotei”, contrari all’apertura a sinistra, che determinano la caduta del governo Fanfani.

Alla caduta del governo Fanfani, che segna una battuta d’arresto per l’apertura a sinistra, succede un governo presieduto dal democristiano doroteo Antonio Segni. Nel frattempo, la segreteria della DC passa ad Aldo Moro.

Il governo Segni, tuttavia, cade in seguito al mancato sostegno dei social-democratici di Saragat e dei repubblicani che rifiutarono di seguire la linea “centrista”.

A questo punto, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi designa il democristiano Ferdinando Tambroni alla presidenza del consiglio.

Il governo Tambroni doveva essere un governo di “attesa” a quella tanto aspettata apertura a sinistra che tardava ad arrivare.

Quando Tambroni andò a presentare il suo programma alla Camera, successe l’imprevisto che diede adito all’anomalo governo Tambroni. Infatti, il programma, piuttosto vago, suscitò le simpatie dei neofascisti dell’MSI che votarono la fiducia al governo Tambroni, suscitando l’imbarazzo della DC che non voleva affatto identificarsi in quella pseudo svolta autoritaria.

All’insediamento del governo Tambroni, seguirono violenti scontri in varie città italiane tra gli antifascisti e la polizia, in particolare a Genova, dove l’MSI ottenne il consenso del governo di svolgere il proprio congresso nazionale. Proprio a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza. I violenti scontri segnarono, oltre al riacutizzarsi dello scontro ideologico, una frattura nell’opinione pubblica italiana, timorosa delle incerte e pericolose posizione che stesse seguendo il governo.

Il 13 luglio 1960, si esaurì la fiducia della DC nei confronti del governo Tambroni, sostituito dal governo Moro che segnerà la stagione delle «convergenze parallele».

L’episodio Tambroni confermò che l’apertura a sinistra era l’unica possibile per lo sviluppo della democrazia italiana ed era perciò obbligata...