Il Fronte dell'Uomo Qualunque

GIANMARCO PANERATI

IL FRONTE DELL’UOMO QUALUNQUE

«Questo è il giornale dell'uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole.»

(Guglielmo Giannini)

Il Fronte dell’Uomo Qualunque fu un partito politico fondato a Roma nel 1946 dal giornalista e drammaturgo Guglielmo Giannini. Apertamente antifascista e anticomunista, fece dell’antipolitica il proprio cavallo di battaglia. Gli ideali espressi dal movimento del Fronte dell’Uomo Qualunque diedero anche vita al termine qualunquismo.

Giannini iniziò a maturare odio verso la classe politica dominante fin dal 1942, anno della morte del figlio in battaglia e, ispirato dagli ideali prodotti dal drammatico evento, il 27 dicembre 1944 fondò il settimanale L’uomo qualunque destinato ad avere un successo immediato, come testimonia la tiratura media che si aggirava sulle 800.000 copie. Il giornale, fin da subito apertamente antifascista e anticomunista, affondava le radici nella satira politica ed esaltava il sentimento dell’antipolitica, esplicitando un atteggiamento di sfiducia nei confronti delle istituzioni e del sistema partitico con l’obiettivo di dare voce all’uomo “comune”, oppresso dal sistema statale.

Il successo di pubblico crebbe sempre di più fornendo una solida base di consenso agli ideali dell’Uomo qualunque. Presto, dai nuclei qualunquisti costituitisi, nacquero sedi e segreterie in tutta Italia. Così, dopo un tentativo fallito di confluenza nel Partito Liberale Italiano, Giannini tra il 16 e il 19 febbraio 1946 a Roma fondò il Fronte dell’Uomo Qualunque. Sulla scena politica italiana del secondo dopoguerra irrompeva dunque un nuovo partito. Il programma rimandava all’idea di uno Stato totalmente tecnico che non interferisse nella vita sociale del Paese e si inserisse in un sistema anticapitalistico, anticomunista e liberista.

Nel 1946 la formazione qualunquista si presentò alle elezioni amministrative. Il Fronte ottenne i migliori risultati nelle regioni del sud, attestandosi tra il 15 e il 20% e, in Sicilia, si registrarono i migliori risultati a livello nazionale. Il 2 giugno 1946, alle elezioni per l’Assemblea Costituente, il Fronte dell’Uomo Qualunque risultò il quinto partito a livello nazionale ottenendo il 5,3% di preferenze ed eleggendo ben 30 deputati all’Assemblea Costituente.

Tanto rapido fu il successo politico, quanto quello del declino. Dopo aspre critiche rivolte al partito di Guglielmo Giannini da parte di Alcide de Gasperi e la Confindustria, la formazione qualunquista si avviò allo sfaldamento. Le critiche non furono che le premesse del fallimento: le scelte di avvicinamento politico alla Democrazia Cristiana prima, e a Palmiro Togliatti poi, incontrarono il netto disappunto di molti sostenitori qualunquisti che ben presto abbandonarono il Fronte. Neppure l’alleanza con il Blocco Nazionale alle elezioni del 1948 salvò il partito dall’inevitabile scioglimento.