Il compromesso costituzionale

ANDREA BERNABALE

IL COMPROMESSO COSTITUZIONALE

La Costituzione italiana, legge fondamentale della Repubblica italiana e al vertice della gerarchia delle fonti del diritto (ovvero, da essa dipendono tutte le altre fonti e nessun atto giuridico può risultare in contrasto con essa) entrò in vigore l’ 1 gennaio 1948, all’indomani della seconda guerra mondiale.

La Costituzione italiana presenta la peculiarità di non essere figlia di un particolare giurista capace di darne un’univoca e definita ascendenza giuridica (come Kelsen per la costituzione austriaca, Preuss per quella tedesca del 1919 o Debrè per quella francese del 1958) ma di essere figlia di un’assemblea eletta dai cittadini nel referendum del 2 giugno 1946, ovvero l’Assemblea Costituente.

È dunque figlia della politica e di un compromesso.

All’interno dell’assemblea vi erano competenti giuristi, economisti (tra cui Einaudi, considerato il maggior economista italiano), esponenti di organizzazioni operaie e politici.

Socialisti e comunisti non portano in assemblea un numero cospicuo di professori di diritto in quanto temevano il loro formalismo, al contrario dei democristiani che fornivano un buon numero di insegnanti di diritto all’Assemblea con l’obiettivo di tutelare gli interessi della Chiesa. Tra questi vi erano anche i cosiddetti “professorini” come Dossetti, Fanfani, La Pira e Moro.

Ad ogni caso, non saranno tanto i singoli individui ad influenzare i lavori della Costituzione ma avranno ruolo centrale i partiti, tanto che Pietro Scoppola parlò di “Repubblica dei partiti”.

Ispiratrice indiscussa dei contenuti costituzionali fu la “guerra”, l’esperienza logorante di 6 anni di guerra mondiale.

È facilmente riscontrabile nella parte relativa ai diritti inviolabili dell’uomo, sulla solidarietà politica, sociale ed economica nonché al divieto di distinzioni di razza, sesso, lingua, religione e al ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Essendo una costituzione rigida, quella italiana, è tuttavia modificabile con un processo di revisione costituzionale aggravato, ovvero più complesso rispetto al procedimento di approvazione degli atti parlamentari.

Seppur da alcuni possa risultare datata o superata, altri ritengono che le Costituzioni, una volta approvate, vivono di vita propria e si svincolano dalle idee di chi le ha redatte.