Il centro-sinistra nel "paradosso scelbiano"

IL CENTRO-SINISTRA NEL “PARADOSSO SCELBIANO”

«L'Italia ha camminato sospinta da noi, dalla Democrazia Cristiana; l’Italia di oggi non è quella di ieri: il suo volto è profondamente mutato, e questo è dovuto alla nostra opera. […] A questo “miracolo”, che è nostro, il partito socialista è rimasto estraneo!»

Il centro-sinistra è stata una formula di governo intercorsa tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Progetto innovativo ed audace, secondo quel che fu il pensiero dell’allargamento della base democratica proposto da Aldo Moro. Innovativo per via della partecipazione del Partito Socialista Italiano al governo, audace per via delle resistenze che il sistema istituzionale e dei partiti avrebbe di certo messo in atto.

Il PSI sarebbe entrato al governo non senza condizioni: il distacco politico dai fratelli comunisti e l’accettazione del Patto Atlantico, per tutto il resto c’è la trattativa e la mediazione che caratterizzano questo periodo più di ogni altro visto in precedenza. Tale trattativa, che verte su alcuni punti programmatici, quali ad esempio l’istituzione delle regioni e un’importante legge urbanistica, sarà una delle cause del fallimento politico del centro-sinistra. Ad oggi, questa formula rivoluzionaria è spesso e volentieri ricordata come uno dei periodi più prolifici e di intenso sviluppo, non solo economico, ma soprattutto sociale. Se da una parte si può affermare la veridicità di tali affermazioni, perché siamo, in ogni caso, sulla coda del miracolo economico, una visione contrastante delle cose ce la da uno dei più fieri oppositori del centro-sinistra, l’On. Mario Scelba, più volte ministro e parlamentare della corrente conservatrice della Democrazia Cristiana, “Centrismo Popolare”.

La sua citazione, con cui si apre l’articolo, è un chiaro riferimento al problema che ci siamo posti, ed è estratta dal Congresso DC di Napoli del 1962, momento decisivo per l’accettazione della politica di centro-sinistra da parte del partito. Spieghiamoci. L’Italia esce dalla guerra grazie al sostegno degli alleati, Stati Uniti in prima linea. Il loro appoggio economico ha determinato la ripresa della produzione e uno slancio economico che porta l’Italia ad essere una nazione moderna. Il tutto portato avanti grazie alla presenza al governo della DC. I socialisti, dal ’48 fino ad oggi sono stati l’opposizione insieme al Partito Comunista Italiano, uniti nel Fronte Popolare. Quindi, quando Aldo Moro, segretario della DC, arriva al decisivo Congresso di Napoli e parla di progresso, per Scelba non sono chiare le motivazioni che spingono Moro a pronunciare tali parole, nel momento in cui il progresso è già avvenuto, ed è avvenuto sostanzialmente solo grazie alla DC, senza i socialisti.

Ma non finisce qui, perché ciò che si evince da queste ed altre parole dell’On. Scelba, è il cosiddetto “paradosso scelbiano”, che chiarifica alcuni dei nostri dubbi e apre nuove strade all’interpretazione di questo fatto politico poco discusso, ma molto controverso. Gli anni del centro-sinistra in Italia, succedono a quelli del centrismo che parte dal ’48 e arriva fino alla fine degli anni ’50, quando si inizia a muovere qualcosa tra DC e PSI. Il centrismo è etichettato come un periodo di immobilismo politico a differenza del centro-sinistra ma, nonostante ciò, è avvenuto un progresso che è stato messo in atto tramite molteplici decisioni e realizzazioni, cosicché quando arriva il turno dei governi di centro-sinistra diviene prevalente la delusione e l’insoddisfazione, in quanto le tante e grandi riforme promesse vengono continuamente ad essere rinviate ed, infine, mai attuate.

Il paradosso sta nel fatto che Scelba afferma ciò nel gennaio 1962, quasi due anni prima del primo governo di centro-sinistra “organico” di Moro (dicembre ’63), con gli occhi di chi ha visto il centro-sinistra dell’appoggio esterno del PSI al Fanfani III (1960), di fatto più redditizio dal punto di vista delle riforme.