De Gasperi e gli Stati Uniti

DE GASPERI E GLI STATI UNITI

All’indomani della seconda guerra mondiale, l’Italia versava in una situazione di grave difficoltà economica, inclusi scarsi approvvigionamenti alimentari, e presentava grandi divisioni interne frutto dell’esperienza della guerra, della Resistenza, della caduta della Repubblica di Salò nonché delle divisioni tra i filo-monarchici e i repubblicani, che ebbero la meglio nel referendum del 2 giugno 1946, nonostante le accese contestazioni dei risultati.

È in questo contesto che la neonata Repubblica Italiana si apprestava ad una magnifica opera di ricostruzione.

Il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti nel gennaio del 1947 ne fu senz’altro un punto di partenza, tanto che i giornali italiani titolavano “De Gasperi chiederà dollari, pane e carbone”.

Tuttavia, De Gasperi non era l’uomo prediletto da Truman (allora presidente degli Stati Uniti) come dimostrano svariati documenti. La guerra fredda prendeva forma e la collaborazione di De Gasperi con socialisti e comunisti non era gradita dagli americani, come dimostra una lettera di Taylor (ambasciatore americano a Roma presso la Santa Sede) a Truman: “ personalmente sceglierei l’ex ministro Orlando come presidente, con un attivo vicepresidente come l’ex primo ministro Bonomi, e De Gasperi come ministro degli esteri [...]”.

C’era invece forte collaborazione tra la Casa Bianca e la Chiesa, entrambe decise a fermare con ogni mezzo l’avanzata comunista.

Gli aiuti arrivarono, ma gli Stati Uniti preferirono il contatto diretto con l’industria italiana a causa della diffidenza nei confronti dello Stato italiano. Questo portò gli industriali italiani ad assumere più potere e ad esercitare forti pressione sul governo.

De Gasperi capì ben presto che l’industria e l’economia ormai svolgevano un ruolo parallelo alla politica, una sorta di doppio potere.