di Gabriele Moretti

La nascita dell'alfabeto Braille

La storia del braille risale ai primi anni del XIX secolo. Charles Barbier, un soldato dell'esercito di Napoleone, notò come un gran numero di soldati e ufficiali venisse ucciso dal nemico dopo essere stato individuato a causa dell'uso di lampade o candele per leggere i messaggi di guerra durante la notte. Così Barbier decise di sviluppare un sistema di "scrittura notturna" per permettere ai soldati di comunicare senza rischi.

Il suo sistema era basato su celle formate da dodici punzonature, due sul lato corto e sei su quello lungo. Ogni punto (o combinazioni di punti) rappresentava una lettera o un suono fonetico e di conseguenza il sistema poteva essere adattato a qualsiasi lingua. In seguito, l'idea di Charles Barbier venne sviluppata da Louis Braille, un giovanissimo francese che aveva perso la vista da piccolo in seguito ad un incidente. A soli undici anni, Braille iniziò a modificare il codice di scrittura notturna di Barbier per creare un sistema più efficiente, utilizzabile con semplicità dalle persone che, come lui, non potevano vedere. Braille dedicò i successivi nove anni - trascorsi a studiare presso l'Istituto Nazionale per Cechi di Parigi - a lavorare sull'alfabeto. Oggi rimane praticamente identico a come lo lasciò il suo inventore (o meglio, il suo "riformatore"). Le uniche modifiche riguardano l'aggiunta di contrazioni per gruppi di lettere o parole frequenti in un linguaggio, per velocizzare ulteriormente la lettura.