di Gabriele Moretti

La guerra più breve della storia

Il conflitto combattuto tra la marina inglese e il sultanato di Zanzibar il 27 agosto 1896 – di per sé poco interessante dal punto di vista geopolitico e militare – detiene il curioso primato di guerra più breve della storia.

I veri e propri combattimenti tra le due forze in campo, infatti, non durarono nemmeno un’ora: si spensero dopo trentotto minuti dall’inizio delle ostilità. Ma come si è arrivati a combattere una guerra del genere? Dopo la morte del sultano di Zanzibar Ḥamad bin Thuwayni Āl bū Saʿīd, suo nipote Khālid bin Barghash Āl Būsaʿīdi (probabilmente responsabile dell’avvelenamento di suo zio!) si insediò sul trono senza aver ricevuto la necessaria approvazione della Corona britannica, con cui il sultanato aveva firmato un accordo di protezione. Quando l’ambasciatore di Londra informò Khālid delle gravi conseguenze a cui sarebbe andato incontro, l’autoproclamatosi sultano rifiutò ogni mediazione e si barricò con circa 2800 tra soldati e civili all’interno del suo palazzo.

La risposta fu il più classico esempio della cosiddetta “diplomazia delle cannoniere”: i britannici inviarono un ultimatum mentre tre incrociatori, due cannoniere, 150 marines e 900 soldati locali vennero concentrati nel porto di Stone Town. Sorprendentemente, Khālid rifiutò ogni compresso e schierò la sua artiglieria: qualche mitragliatrice Maxim, una Gatling, un cannone in bronzo del XVII secolo e due cannoni da 12 pollici. Alle 8 in punto, inviò una richiesta di armistizio in cui Khālid sosteneva di sapere che fosse tutto un bluff, che i britannici non avrebbero davvero fatto uso della forza. Chiaramente il messaggio venne bruscamente rispedito al mittente e, un’ora e due minuti più tardi i britannici fecero uso della forza, bombardando il palazzo e distruggendo l’artiglieria nemica. Intanto, le navi imperiali affondarono l’unica imbarcazione del sultanato, uno yacht chiamato Glasgow, regalato ad un precedente sultano e mai utilizzato né da lui né dai suoi successori. I combattimenti si conclusero alle 9.40 con la resa di Khālid, che si rifugiò nel consolato tedesco e, da lì, partì in esilio, mentre Hamud bin Mohammed venne nominato suo successore.