di Gabriele Moretti

Harukichi Shimoi: un giapponese negli arditi

Nato a Fukuoka nel 1883, lo scrittore, poeta e traduttore giapponese Harukichi Shimoi si trasferì in a Napoli nel 1910 per insegnare e per studiare Dante Alighieri. In Campania apprese il dialetto napoletano, tradusse in giapponese poesia italiana e dialettale e dedicò poemi alle rovine di Pompei ed Ercolano. Allo scoppio della Grande guerra si arruolò nell’esercito italiano e venne integrato nel corpo speciale degli Arditi. Lì, oltre a distinguersi per il coraggio, insegnò l’arte del karate a molti dei suoi commilitoni e, nel 1918, fu tra i primi ad entrare a Trento sventolando la bandiera tricolore. Una volta finita la guerra, come moltissimi altri Arditi, partecipò agli scontri di piazza del “biennio rosso” e, soprattutto, all’occupazione di Fiume guidata da Gabriele D’Annunzio. Proprio in questo periodo strinse un saldo rapporto con il poeta abruzzese, il quale gli affidò il compito delicato di fare da messaggero tra lui e Benito Mussolini, e fondò la rivista YOGA insieme a Guido Keller. Con quest’ultimo, nel 1922, partecipò alla marcia su Roma e negli anni successivi ebbe un ruolo chiave nella costruzione dei rapporti tra l’Italia fascista e l’impero giapponese. Dopo la Seconda guerra mondiale tornò in Giappone, dove morì nel 1954.