L'Offensiva del Tet

GIACOMO TOMMASI
SESSANTOTTO

L'OFFENSIVA DEL TET

Saigon, 1968
- 30 gennaio ‘68 -

“Il Vietnam è ancora dentro di noi. Ha creato dei dubbi sulla capacità di giudizio degli americani, sulla credibilità americana, sulla potenza americana, non soltanto in patria ma in tutto il mondo […]”.

(Henry Kissinger, ex segretario di Stato USA)

Nella notte tra il 30 e il 31 gennaio 1968, il sanguinoso e logorante conflitto in Vietnam conobbe una svolta che ne mutò radicalmente i connotati, rendendo evidente agli occhi sia dell’opinione pubblica americana che del mondo intero che stava osservando, come la guerra in Vietnam non fosse nè già vinta nè tantomeno vicina al termine. Tale “punto di non ritorno”, come è stato definito dagli storici, prese il nome di “Offensiva del Têt”, essendosi svolta nella notte in cui in Vietnam erano in corso le celebrazioni del nuovo anno lunare, chiamate appunto festa del Têt e corrispondente al nostro Capodanno.

La strategia messa in atto dal NVA (North Vietnam Army) fu estremamente efficace, infatti, essendo il Têt una festività osservata in tutto il Paese, il governo di Hanoi dichiarò pochi giorni prima del Capodanno che avrebbe interrotto completamente le operazioni militari su tutto il territorio per sette giorni a partire dal 30 gennaio.

Ovviamente così non fu, e americani e truppe sudvietnamite furono colti di sorpresa; si assistette, dunque, ad un attacco a sorpresa che forze nordvietnamite e Viet Cong sferrarono contro tutte le principali città del Vietnam del Sud, all’epoca controllato quasi interamente dalle forze armate statunitensi.

Oltre che turbare l’opinione pubblica americana e mondiale, l’offensiva coordinata dal generale nordvietnamita Vo Nguyen Giap, ideatore dell’attacco, ebbe anche l’obiettivo di impressionare la popolazione del Vietnam del Sud e spingerla a dare inizio a quella sollevazione generale, ritenuta ora matura dalla dirigenza di Hanoi.

In tal modo, il generale Giap pianificò e mise in atto una serie di audaci incursioni in tutto il Sud, coinvolgendo ogni città degna di nota e utilizzando quasi tutte le unità, imbastendo circa quaranta attacchi principali e innumerevoli scontri minori.

Tuttavia, per far sì che gli Americani venissero colti impreparati dinnanzi a questa avanzata, prima di sferrare gli attacchi alle principali città sudvietnamite, numerose divisioni nord vietnamite fiancheggiate dagli irriducibili Viet Cong marciarono contro le basi di fuoco americane a Loc Ninh e Khe Sanh, al confine col Laos, provocando preoccupazione negli americani circa la sicurezza dei confini e inducendo il generale Westmoreland a spostare le sue forze lontano dalla città. Tale inganno, infatti, attirò l’attenzione dell’esercito statunitense lontano dal sud urbanizzato, aprendo la strada, nei giorni successivi, alle operazioni militari nel Sud.

Molte postazioni e città controllate dagli americani e dall'esercito sudvietnamita (ARVN) caddero nelle mani del Nord comunista. Non fu risparmiata neppure la capitale Saigon, sede del governo e dei comandi militari. Fece particolarmente impressione l'assalto compiuto da un manipolo di Viet Cong all'Ambasciata degli Stati Uniti, che riuscirono persino a penetrare all'interno dell'edificio prima di essere neutralizzati dai militari americani.

L’offensiva proseguì fino alla fine di febbraio, quando la situazione si placò leggermente e il conflitto entrò in una fase di stallo. A rompere gli indugi questa volta furono gli americani, che, riconquistando città dopo città, respinsero verso nord le armate di Giap. L’offensiva del Têt si concluse così formalmente verso la fine di marzo, lasciando sul campo numerose vittime sia da una parte che dall’altra.

Tale evento mutò radicalmente il corso della guerra del Vietnam, rappresentando, nonostante il mancato successo militare finale, una grande vittoria morale e propagandistica per i Viet Cong e il Vietnam del Nord, provocando invece negli Stati Uniti una grave crisi politica oltreché psicologica.

Di lì a poco, infatti, inizieranno le grandi manifestazioni pacifiste e il presidente Lyndon Johnson deciderà di ritirarsi dalla vita politica e di porre fine all'escalation militare, intavolando così i primi colloqui di pace.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- Bruno Cartosio, “I lunghi anni sessanta”, edizioni Feltrinelli;

- Stanley Karnow, "Storia Della Guerra Del Vietnam", BUR;

- Neil Sheehan, "Vietnam una sporca bugia" (Premio Pulitzer);

- Viet Thanh Nguyen, "Il simpatizzante", Neri Pozza (Premio Pulitzer);

- Mark Woodruff, "Unheralded victory", Harper Collins;

- Truong Nhu Tang, "A vietcong memoir", Vintage.