di Filippo Frigerio

LA PROTESTA DI TOMMIE SMITH E JOHN CARLOS

16 ottobre 1968

«Tommie e John che alzavano i pugni nell'aria erano qualcosa a cui gli americani erano realmente connessi perché tutti mostravano un qualche tipo di dissenso in America per qualcosa».

(Edwin Moses)

Il saluto del movimento Black Power mostrato da Tommie Smith e John Carlos sul podio di premiazione dei 200 metri maschili alle Olimpiadi di Città del Messico 1968, rimane una delle immagini di protesta più influenti di tutti i tempi e una delle più iconiche del ’68.

Era il 16 ottobre 1968. Smith aveva appena vinto l'oro e Carlos la medaglia di bronzo nei 200 metri. Il velocista australiano Peter Norman, che aveva vinto l'argento, era posizionato alla loro destra. La protesta era stata pianificata attentamente: Smith e Carlos camminarono lentamente fino al podio come se fossero in lutto, con le mani intrecciate dietro la schiena, attraversando scalzi l'erba dello stadio. I loro piedi senza scarpe, ma con solo i calzini neri, simboleggiavano la povertà; i loro guanti indicavano l'orgoglio nero, la forza e l’unità; le collane composte da perline appese al collo rappresentavano la storia del linciaggio; la giacca aperta di Carlos, totalmente contraria all’etichetta olimpica che prevede che gli atleti salgano sul podio con la propria tuta di rappresentanza chiusa senza mostrare altro sotto di essa, esprimeva sostegno a tutte le persone della classe operaia, fossero essere bianche o nere, di Harlem che avevano dovuto lottare per il proprio impiego, lavorando ogni giorno a mani nude. Entrambi avevano attaccato alle proprie tute spille inneggianti al rispetto dei diritti umani, una delle quali sfoggiata anche da Norman in segno di solidarietà con i due atleti americani.

Tommie Smith e John Carlos si inchinarono rispettosamente mentre il funzionario olimpico metteva loro le medaglie al collo. Quando "The Star-Spangled Banner" iniziò a risuonare all’interno dello stadio, abbassarono la testa per protestare contro l'ipocrisia di un paese che proclamava di difendere la libertà e i diritti umani in tutto il mondo, ma trascurava di proteggere i diritti dei neri americani. Smith alzò il pugno destro, Carlos il sinistro.

In quel momento John Dominis, fotografo della rivista Life, sollevò l’obbiettivo e scattò la foto che avrebbe congelato per sempre quel momento di protesta silenziosa. L’immagine fece velocemente il giro del mondo, mostrando tutta l’angoscia e la rabbia del 1968. Chiunque, guardando la foto, si è chiesto perchè Smith stesse alzando il pugno destro mentre Carlos il sinistro. Il motivo è semplice: i due atleti avevano a disposizione solamente un paio di guanti e, per questo, Norman suggerì loro di usarne uno a testa.

In quel momento, la folla cominciò a fischiarli ed alcuni iniziarono a scandire l'inno nazionale.

La punizione per aver violato le regole olimpiche fu rapida ed intransigente: Smith e Carlos ricevettero l'ordine di lasciare immediatamente lo Stadio Olimpico. Inoltre, per decisione di Avery Brundage, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Smith e Carlos furono sospesi dalla squadra statunitense con effetto immediato ed espulsi persino dal Villaggio Olimpico. Tornati in patria, i due atleti subirono ritorsioni, furono praticamente costretti ad abbandonare la carriera di duecentisti e ricevettero minacce di morte. Norman, rimasto con loro per solidarietà durante tutta la premiazione, al suo ritorno in Australia subì un'emarginazione al limite della damnatio memoriae. Negli anni successivi, nonostante prestazioni che lo avrebbero qualificato per i Giochi Olimpici del 1972, venne arbitrariamente escluso dalla squadra australiana. Quando Sydney ospitò le Olimpiadi del 2000, Norman non fu nemmeno riconosciuto tra gli atleti australiani che in passato si erano distinti nelle nelle discipline olimpiche.

L'immagine di quel podio, con Smith e Carlos che alzano i pugni e Norman che li sostiene "silenziosamente", non divenne soltanto un simbolo della lotta per i diritti civili e una delle immagini sportive più famose di tutti i tempi, ma si trasformò in quello che, ancora oggi, è un simbolo dell'importanza e dell'efficacia dei gesti più semplici e delll’estrema potenza della protesta silenziosa e non violenta.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- "Power Games", Jules Boykoff ;

- "Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria", Lorenzo Iervolino;

- "Silent Gesture", Tommie Smith