di Giacomo Tommasi

I MOVIMENTI PER I DIRITTI CIVILI

«Hanno sempre detto che io non ho lasciato il posto perché ero stanca, ma questo è falso. Non ero stanca fisicamente, o non più di quanto lo fossi ogni giorno alla fine di una giornata di lavoro. Non ero vecchia, nonostante in molti abbiano quest’immagine di me. Avevo quarantadue anni. No, ero soltanto stanca di arrendermi».

(Rosa Parks, My Story, 1992)

I movimenti per i diritti civili, diffusisi negli Stati Uniti d’America tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, portarono avanti lotte sociali nate quasi un secolo prima in seguito alla Guerra Civile americana e forse mai veramente sopite. Fu grazie a queste battaglie che milioni di afroamericani poterono emanciparsi dalla condizione di schiavitù (XIII emendamento; 1865), vedersi riconosciuto lo status di cittadini americani (XIV emendamento; 1868) nonché il diritto di voto a suffragio universale maschile (XV emendamento; 1870). Tuttavia, questo periodo di conquiste sociali, denominato “Reconstruction Era”, venne bruscamente interrotto tra il 1890 e il 1908, quando molti stati ex confederati approvarono costituzioni e leggi speciali per privare gli afroamericani del diritto di voto, attraverso l’istituzione di ostacoli o cavilli che impedissero loro la registrazione nelle liste elettorali. Queste legislazioni rimasero in vigore fino alla metà degli anni Sessanta del Novecento, quando, grazie alla tenacia, all’impegno e all’orgoglio della comunità nera, e non solo, si riuscì finalmente a porre fine, o quantomeno a porre un freno, alla segregazione razziale e alla discriminazione, garantendo il riconoscimento legale e la protezione federale dei diritti civili e sociali contenuti nella Costituzione.

Troppo spesso, quando si considerano le battaglie e gli sforzi portati avanti tra il 1954 e il 1968, ci si limita a ricordare Martin Luther King, figura centrale e fondamentale che, seppur ricoprendo il ruolo di leader carismatico del movimento e di trait d’union fra le diverse anime e correnti, fu accompagnato da migliaia di attivisti, pastori, studenti, bambini, anziani, donne e persone che in generale avevano a cuore l’uguaglianza e la pari dignità di tutti gli esseri umani. Fu proprio grazie all’eterogeneità, alle lotte combattute su numerosi fronti e all’impegno trasversale che la voce e le richieste del movimento poterono ottenere un’eco così vasta ed efficacie.

Già nel 1954, grazie alla sentenza “Brown vs Board of Education”, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale la segregazione razziale nelle scuole pubbliche, sovvertendo la decisione presa nel caso “Plessy vs Ferguson” del 1896. Ciononostante, nel 1957, scoppiarono rivolte, incoraggiate dal governatore Orval Faubus, in opposizione all’iscrizione di nove alunni neri al Liceo centrale di Little Rock, Arkansas. Per porre rimedio alle violenze, il presidente Eisenhower si vide costretto ad inviare in città mille uomini della prestigiosa 101st Airborne Division, ad imporre il passaggio della guardia nazionale dell'Arkansas sotto controllo di Washington e ad assegnare a ciascuno dei nove alunni afroamericani – tormentati dalla cittadinanza – un soldato come guardia del corpo personale. Il rifiuto per i diritti civili più elementari era tale che il governatore dello Stato, piuttosto che accettare la presenza di alunni di colore, scelse di chiudere le scuole statali, fino a che i tribunali federali e la Corte Suprema ne ordinarono la riapertura.

Il Movimento per i diritti civili nacque proprio in risposta al caso Brown, quando venne organizzato, a partire dal 1° dicembre 1955, il boicottaggio degli autobus nella città di Montgomery, Alabama, giorno in cui Rosa Parks venne arrestata per aver violato l’ordinanza che imponeva la separazione tra neri e bianchi sui mezzi pubblici. Pochi conoscono la storia di Claudette Colvin, studentessa nera quindicenne che, nove mesi prima di Rosa Parks, il 2 marzo 1955, attuò lo stesso tipo di protesta e per questo venne arrestata. Claudette non ottenne mai il riconoscimento che le spettava semplicemente perché era incinta: «Loro dicevano che non volevano usare l’immagine di una ragazza incinta perché sarebbe stata una situazione controversa e la gente avrebbe parlato più della gravidanza che del boicottaggio», dichiarò più avanti. Dunque, Rosa Parks, donna moralmente inattaccabile, fu scelta dal movimento come immagine di orgoglio afroamericano e la sua protesta venne unanimemente considerata il punto d’inizio della nuova fase di lotta per i diritti civili. Pochi mesi dopo, il 4 giugno 1956, la Corte dell'Alabama, in seguito al caso “Browder vs Gayle”, che vide coinvolta la stessa Claudette Colvin in qualità di testimone, sancì l'incostituzionalità della segregazione razziale sugli autobus, segnando la vittoria di Rosa Parks e riconoscendo un fondamentale riconoscimento alla metodologia di lotta basata sulla non violenza e sul boicottaggio.

Quattro anni dopo la grande vittoria ottenuta da Rosa Parks e dalla comunità nera di Montgomery, Alabama, quattro studenti afroamericani di Greensboro, North Carolina, organizzarono un sit-in nonviolento contro la segregazione all’interno delle tavole calde della città, scatenando l’ira dei segregazionisti bianchi. In breve tempo, analoghe proteste si diffusero a macchia d'olio in tutto il Deep South degli Stati Uniti. Nello stesso anno, sempre in North Carolina, venne fondata lo Student Nonviolent Coordinating Committee (SNCC, in italiano Comitato studentesco per la coordinazione non-violenta), che si affermerà lungo il decennio come una delle più importanti ed influenti tra le organizzazioni legate al Movimento per i diritti civili.

L’anno dopo, nel 1961, un primo gruppo di Freedom Riders, attivisti contro la segregazione sugli autobus, dal momento che gli stati del sud rifiutavano di applicare i nuovi regolamenti riguardanti l’abolizione della segregazione razziale sui mezzi pubblici, decisero, in segno di protesta, di viaggiare in autobus da Washington D.C. in direzione New Orleans, attraversando così il tanto temuto Sud in difesa della propria libertà. Lungo il tragitto, una volta giunti in Alabama, vennero ripetutamente aggrediti e picchiati, uno degli autobus venne dato alle fiamme e i Freedom Riders vennero arrestati e imprigionati non appena giunti a Jackson, Mississipi, con l’accusa di aver violato alcune Leggi statali.

Questo clima di estrema tensione e di scontri più o meno violenti proseguì fino al 1963, quando a Birmingham, Alabama, la Southern Christian Leadership Conference (SCLC), organizzazione nata in difesa dei diritti civili e fondata da Martin Luther King e Ralph Abernathy, promosse una campagna di mobilitazione nonviolenta contro la discriminazione. Si susseguirono così sit-in, campagne di acquisto selettive e manifestazioni di bambini e ragazzi: studenti delle scuole elementari e medie parteciparono alle proteste, e marciarono insieme agli adulti per la tutela dei propri diritti. La reazione del locale Commissario per la Sicurezza Pubblica, Bull Connor, fu brutale: per reprimere le manifestazioni pacifiche furono utilizzati cani da guerra e idranti, mentre i partecipanti vennero arrestati in massa, al punto di riempire completamente le carceri cittadine.

Nella stessa Birmingham, il 15 settembre 1963, il Ku Klux Klan, movimento razzista e segregazionista che propugnava la superiorità della razza bianca, fece esplodere una bomba in una chiesa battista prima di una funzione domenicale, causando la morte di quattro bambine afroamericane, ricordate da quel giorno come le “Four little girls”.

Durante l’estate seguente, nel giugno 1964, l’epicentro delle proteste si spostò nello stato del Mississippi, dove ebbe inizio una vasta campagna per la registrazione dei neri nelle liste elettorali, chiamata Mississippi Summer Project, organizzata da svariate associazioni in lotta per i diritti civili (SNCC, NAACP, CORE e SCLC). Questo importante evento vide la partecipazione di migliaia di volontari, giunti lì da tutto il Paese, per prendere parte alla cosiddetta “Freedom Summer”. Il governo locale, le forze dell'ordine, il Consiglio dei cittadini bianchi e il Ku Klux Klan, tuttavia, si opposero in ogni modo a questo progetto, ricorrendo a intimidazioni, arresti, pestaggi, torture e omicidi: 1024 persone furono arrestate, 37 chiese e 30 abitazioni di afroamericani vennero bruciate o attaccate con ordigni esplosivi, 4 attivisti e 3 neri vennero assassinati ed altre 84 persone subirono ferite gravi o invalidanti.

Il 1964 dunque fu un anno cruciale per il movimento, che raggiunse dimensioni considerevoli e, finalmente, ottenne i primi riconoscimenti istituzionali per gli sforzi e i sacrifici sostenuti durante gli anni di lotta. Nel mese di agosto, il Presidente Lyndon B. Johnson firmò il Civil Rights Act, legge che dichiarò illegali le disparità di registrazione nelle elezioni e la segregazione razziale nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle strutture pubbliche in generale. Quando la legge divenne esecutiva produsse effetti di vasta portata ed ebbe un enorme impatto a lungo termine in tutto il Paese. Poi, pochi mesi più tardi, in dicembre, Martin Luther King venne insignito del Premio Nobel per la Pace, che lo consacrò definitivamente come icona a livello mondiale ed esempio universale per le generazioni successive.

Il 1965, a sua volta, fu un altro anno cardine nella lotta per i diritti civili: dapprima si assistette all’omicidio di Malcolm X, il controverso e carismatico leader Organization of Afro-American Unity e membro della Nation Of Islam; in seguito, il 7 marzo, ebbe luogo la celebre Bloody Sunday, quando una marcia di attivisti per i diritti civili, partita da Selma e diretta a Montgomery (Alabama), venne bloccata da uno sproporzionato dispiegamento di forze dell'ordine, le quali attaccarono ferocemente i manifestanti provocando diversi feriti e un morto. Verso la fine di marzo venne così organizzata una nuova marcia, analoga alla prima e guidata questa volta da Martin Luther King in persona, che si concluse con un grande successo di partecipazione e mediatico.

Nell’estate del 1965, sempre ad agosto, il Presidente Johnson firmò il “Voting Rights Act”, legge di straordinaria importanza, che proibì ai singoli stati di adottare pratiche e procedure capaci di inquinare il diritto di voto, preoccupandosi specificamente di bandire il test di alfabetizzazione quale requisito per l’inserimento le liste elettorali, principale ostacolo introdotto negli Stati del sud per impedire il voto agli afroamericani.

Si arrivò, così, al 1968, anno in cui l’ondata di attivismo del movimento andava scemando e le dimostrazioni pubbliche diminuendo, ma durante il quale persistette comunque una forte tensione razziale, che sfociò con l’assassinio di Martin Luther King, nonché nella famosa protesta degli atleti Tommie Smith e John Carlos, che alzarono i pugni guantati alle Olimpiadi di Città del Messico. L'11 aprile del 1968, a testimonianza del fatto che le richieste della popolazione afroamericana, per quanto meno intense che nel quinquennio precedente, continuavano ad essere vive e pressanti, il presidente Lyndon B. Johnson, protagonista assoluto in senso positivo di questo periodo storico, firmò il “Fair Housing Act”, agendo contro qualsivoglia discriminazione nell'ambito di vendita e locazione di edifici.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- R. Parks e J. Haskins, “Rosa Parks: my story”, Penguin, 1992.

- Intervista a Rosa Parks (1995): https://www.youtube.com/watch?v=bqiQqM9nQ0U

- “Eyes On The Prize, pt. 1”, documentario sulla prima fase del Movimento per i Diritti Civili degli Afroamericani: https://www.youtube.com/watch?v=Ts10IVzUDVw