LE MILLE E UNA NOTTEdi Gabriele Pato

PASDARAN S.P.A.

ISLAM, RIVOLUZIONE, FINANZA

«Un Paese con 20 milioni di giovani deve avere 20 milioni di fucilieri o una milizia con 20 milioni di soldati; un simile Paese non sarà mai distrutto!»

(Ayatollah Khomeini, 1979)

Nati come milizia paramilitare nel 1979, in seguito alla rivoluzione guidata dall’Ayatollah Khomeini, i Pasdaran (dal persiano “sepāh-e pāsdārān-e enghelāb-e eslāmi”, letteralmente Guardiani della Rivoluzione Islamica in Iran) sono un corpo militare che comprende forze terrestri ed aeronavali, attualmente formato da circa 120'000 uomini guidati dal maggiore generale Mohammed’Alì Ja’fari, chiamati a rispondere, legalmente e spiritualmente, agli ordini della Guida Suprema dell’Iran. Inizialmente l’organizzazione venne fondata al ritorno in patria di Khomeini, con l’obiettivo di preservare l’ideologia rivoluzionaria e creare un esercito alternativo che potesse fare da contrappeso alla potenziale opposizione delle forze regolari, ritenute all’epoca troppo legate allo Scià Reza Pahlavi. Nei quarant’anni trascorsi tra la Rivoluzione ed oggi, i Pasdaran hanno ampliato notevolmente la propria sfera di influenza e i propri ambiti di intervento, trasformandosi nel corpo d’élite della Repubblica Islamica, giocando un ruolo fondamentale all’interno dei conflitti in Libano del 1982 e del 2006, nonché nelle attuali guerre civili in Siria e Yemen e costruendo il più importante impero economico dell'Iran contemporaneo. Tra i loro compiti, oltre alla sicurezza interna ed esterna, vi è l’attività di polizia in alcune aree del paese ed il controllo del contrabbando nelle aree di frontiera ed attraverso lo stretto di Hormuz.

Il bacino da cui le Guardie della Rivoluzione traggono maggior sostegno e gran parte dei propri effettivi è quello delle fasce medio-basse della popolazione rurale e periferica, alle quali si rivolgono principalmente le risorse economiche e la propaganda del regime. Per moltissimi giovani analfabeti o con un basso tasso di istruzione e residenti nelle aree più povere dell’Iran, l’arruolamento nei Pasdaran è la principale alternativa ad una vita di stenti o alle attività criminali, dal momento che il Corpo fornisce ai suoi membri un importante riconoscimento sociale, un percorso di istruzione parallelo all’addestramento militare, un salario adeguato e soprattutto il mantenimento economico delle loro famiglie. Gran parte di questi giovani, prima di essere propriamente parte delle Guardie della Rivoluzione, entrano come membri del gruppo paramilitare volontario Basiji Mostad’afin (“Mobilitazione degli oppressi”), formato solitamente da ragazzi e ragazze tra i 12 ed i 18 anni e basato su una rete totalmente decentralizzata, legata alle moschee e alle madrasse locali. Soltanto una minoranza dei Basiji, circa un quarto di essi, ha diritto al possesso di armi da fuoco e, attualmente, uno dei loro compiti è un servizio di emergenza in caso di disastri naturali, simile alla nostra protezione civile, ma nonostante ciò continuano a riceve un addestramento paramilitare e a partecipare attivamente alle esercitazioni di difesa. L’epoca d’oro de Basiji fu durante la guerra tra Iran e Iraq, combattuta tra il 1980 ed il 1988, durante la quale furono addestrati oltre 2,5 milioni di giovani e 450'000 di questi furono inviati al fronte ed utilizzati per gli attacchi “a ondate” attraverso i campi minati delle città irachene sotto assedio. Alla conclusione del conflitto l’organizzazione fu dedita al controllo dell’applicazione della legge islamica attraverso una presenza capillare nelle università, all’organizzazione di posti di blocco e alla repressione delle manifestazioni di dissenso verso il regime. I componenti del Basiji, che attualmente agiscono esclusivamente in borghese sotto la protezione e la connivenza della polizia ufficiale, sono (secondo le stime fornite dalle agenzie di stampa iraniane) oltre 12 milioni, dei quali almeno 5 di sesso femminile, ricevono, in cambio alla fedeltà al regime, una riduzione del servizio militare obbligatorio (che in Iran dura normalmente di 21 mesi), facilitazioni nell’ingresso alle università, nonché ampie garanzie di impunità in caso di azioni violente quali l’assalto all’ambasciata italiana del febbraio 2010.

I Pasdaran, e per estensione anche i Basiji, corpo separato ma subordinato ad essi, sono dunque un corpo ibrido tra polizia, tanto “tradizionale” quanto segreta e politica, esercito, truppe d’élite, guerriglieri a sostegno dello sciismo all’estero, protezione civile in situazioni di emergenza e, nelle aree di frontiera, polizia doganale. Tutti questi compiti sono organizzati non dal governo o dallo Stato in senso lato, bensì rispondono direttamente al volere dell’Ayatollah, prima autorità politica e religiosa del paese, che in questo modo si vede garantito un ampio margine di potere effettivo totalmente indipendente dai mutamenti politici ed ideologici della politica. Oltre a ciò, però, i Pasdaran si sono trasformati nel tempo in una straordinaria potenza economica i cui tentacoli abbracciano tutte le branche principali dell’economia persiana. Questo processo cominciò nel 1989, quando il Presidente della Repubblica Iraniana Rafsanjani affidò loro compiti fondamentali nella gestione della ricostruzione postbellica. Da allora, le Guardie della Rivoluzione hanno arricchito straordinariamente il proprio patrimonio e hanno ampliato il proprio spettro di intervento economico dall’edilizia verso altri settori chiave, arrivando ad inserirsi in quasi un terzo delle grandi imprese iraniane. Energia, infrastrutture, metallurgia e metalmeccanica ma anche banche, fondi di investimento, assicurazioni e finanza: i fruttuosi investimenti in questi campi, dovuti ovviamente a facilitazioni nelle procedure d’acquisto e alla scrittura di bandi ad hoc, hanno garantito alle aziende ricollegabili ai Pasdaran un fatturato di circa 12 miliardi di dollari soltanto nel 2017. Esempi concreti dell’espansione economica sono l’acquisto dei diritti di sfruttamento del mega-giacimento di gas naturale South Pars, situato nel Golfo Persico tra Qatar e Iran, la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra Teheran e Isfahan, il controllo dei cantieri navali di Bushehr, specializzati nella costruzione di petroliere e grandi cargo e l’acquisizione della compagnia telefonica nazionale. Questo modello di business è fondato sul sistema delle fondazioni caritatevoli (bonyan), le quali agevolano una gestione opaca dei fondi – in teoria non a scopo di lucro – e rendono possibile l’integrazione degli introiti derivati dal mercato nero, altra importante fonte di risorse economiche per i Pasdaran, a quelli provenienti da attività lecite.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- Limes n° 1/2006, “L’Impero dei Pasdaran”, a cura di Lucio Caracciolo.

- “The Pasdaran – Inside Iran’s Islamic Revolutionary Guard Corps”, Emanuele Ottolenghi, Foundation for Defense of Democracies, 2011.