Mossadeq e l'operazione Ajax

LORENZO BONAGURO

MOSSADEQ E L’OPERAZIONE AJAX

Negli ultimi due secoli l'Iran è stato vittima di numerose ingerenze straniere attirate dal grande valore strategico del paese: infatti, il territorio iraniano collega il Medio Oriente con l’Asia Centrale e, soprattutto, è ricchissimo di petrolio.

Nel 1941 Mohammad Reza Pahlavi salì al potere sostituendo il padre deposto da inglesi e sovietici a causa delle sue simpatie per Adolf Hitler. Inizialmente fu un sovrano debole e ciò permise il ripristino di una democrazia effettiva garantita dalla costituzione democratica del 1906 ma che era stata fortemente limitata dall’autoritarismo del padre; una svolta avvenne nel 1949 quando subì un attentato: da allora decise di esercitare ogni sua prerogativa costituzionale. Nel frattempo, il Fronte Nazionale era diventato il partito più forte del paese e puntava apertamente alla nazionalizzazione del petrolio iraniano cancellando le concessioni all’Anglo-Iranian Oil Company. Fu in un clima di attentati, assassinii, tensioni politiche e sociali che Mossadeq divenne Primo Ministro nel 1951.

Mohammad Mossadeq (1882-1967) nacque in una famiglia benestante coinvolta nel governo del paese sotto la precedente dinastia cagiara, studiò legge in Europa e partecipò alla rivoluzione costituzionale del 1905-’06; da allora iniziò una grande carriera politica che gli permise di scalare i vertici del Fronte Nazionale. La scalata al potere fu facilitata dal sostegno, anche violento, del movimento religioso Fedaiyan e-Islam, guidato dall’ayatollah Kashani: questi fanatici miravano a instaurare una repubblica islamica, ma per farlo bisognava prima cacciare gli stranieri e la loro influenza, prima fra tutti quella della compagnia petrolifera britannica. La nazionalizzazione del petrolio era l’unica cosa che li accomunava, Mossadeq era un nazionalista laico che cercava di limitare il potere dello Scià Reza Pahlavi a puro cerimoniale.

Dopo un anno di braccio di ferro col sovrano, il Primo Ministro ottenne la nazionalizzazione dell’olio nero: fu l’apice della sua carriera, osannato da milioni di iraniani come un salvatore della patria. La risposta britannica fu la crisi di Abadan: qui l’estrazione di petrolio fu fermata, ai tecnici britannici fu impedito di lavorare con gli iraniani e fu applicato un embargo. La corte dell’Aja, adita dagli inglesi, dette ragione a Mossadeq, che cercò sostegno anche presso gli Usa, inutilmente perché ormai allineati a Londra. Quest’allineamento fu dovuto al fatto che gli americani temevano ingerenza sovietiche tramite l’organizzazione Tudeh, responsabile in quei decenni di attentati e assassini e divenuta, fra il ’52 e il ’53, sostenitrice violenta del Primo Ministro, che stava subendo un grave calo dei consensi a causa della crisi. Egli rispondeva alle proteste con atteggiamenti sempre più autoritari arrivando ad assumere su di sé tutta l’iniziativa legislativa sciogliendo il Parlamento ed esautorando di fatto lo Scià, che si rivolse agli angloamericani.

La CIA elaborò l’operazione Ajax: arresto di Mossadeq e sostituzione col generale Zahedi. Il 15 agosto ‘53 Mossadeq resistette all’arresto e riuscì quasi a stroncare il golpe grazie al Tudeh, lo Scià scappò dal paese che cadde nel panico per paura di una rivoluzione comunista, paura fomentata dai gruppi religiosi avversi al Primo Ministro e alleati con la CIA in quei giorni. Numerosi infiltrati spinsero i comunisti a scendere in piazza in maniera violenta e contemporaneamente organizzarono manifestazioni contro il Tudeh, alimentando le rivolte da entrambi i lati per destabilizzare il Primo Ministro. Il caos e la violenza devastarono molte città. Alla fine per far cessare lo scorrimento di sangue Mossadeq decise di consegnarsi il 19 agosto.

Questo colpo di stato, il primo organizzato dalla CIA, ebbe pesanti conseguenze sulla reputazione degli Usa nella regione e ancora oggi il rovesciamento di un governo democraticamente eletto pesa ancora molto nell’opinione degli iraniani verso Washington. L’interesse americano però non fu diretto primariamente verso i giacimenti petroliferi, vero interesse degli inglesi, ma comunque anche gli americani ebbero larghe concessioni per le proprie compagnie: il loro vero interesse era limitare l’influenza sovietica in una regione strategica per posizione e risorse da un secolo nelle mire russe.