L'indipendenza algerina

GIANMARCO PANERATI

L’INDIPENDENZA ALGERINA

La Guerra di Liberazione algerina si inserisce nell’ambito dei processi di decolonizzazione che investirono i continenti asiatico e africano, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Le istanze portate avanti dai nativi nelle colonie europee installate nei paesi asiatici e africani si fecero sempre più pressanti in tutto, dando vita a lotte per l'indipendenza che sovente si trasformarono in guerre sanguinose, portando alla nascita alla nascita di nuove nazioni che, fatto il loro ingresso nella scena internazionale, contribuirono sensibilmente a modificare i fragili equilibri della Guerra fredda.

Fu proprio in questo periodo che si assistette al disfacimento del sistema coloniale e alla crisi dell’imperialismo francese. Dei tre grandi possedimenti francesi in Nord Africa, la Tunisia ottenne l’autonomia nel 1954 e la completa indipendenza nel 1957 mentre il Marocco divenne uno stato sovrano nel 1956. Molto differente fu la situazione in Algeria, colonia più antica e abitata da milioni di francesi trasferitisi in cerca di fortuna, che sfociò in una guerra civile durata ben otto anni.

Il 1° novembre 1954 è il giorno a cui, convenzionalmente, si fa risalire l’inizio della Guerra di Liberazione d’Algeria. Durante la notte, rimasta alla storia come “Toussaint Rouge” (Festa di Tutti i Santi Rossa), si verificarono una serie di attacchi contro obiettivi militari francesi in territorio algerino, tutti rivendicati dal Front de Libération Nationale (FLN). Il FLN si propose dunque come avanguardia militare indipendentista e promise una lotta senza quartiere contro l'occupante francese.

La reazione di Parigi fu tanto immediata quanto violenta. Furono inviate truppe dalla Francia continentale e si intrapresero ingenti campagne militari per reprimere la ribellione e riportare l’Algeria sotto la piena autorità francese. Il FLN, per sopperire alla netta inferiorità tecnologica, adottò tattiche di guerriglia simili a quelle dei contemporanei vietnamiti, caratterizzate da rapidi attacchi verso obiettivi precisi e altrettanto rapide ritirate. Inoltre, il FLN contribuì a instaurare un clima di terrore rivolto contro coloro i quali mostrassero supporto alle autorità francesi: numerosi i casi di tortura, mutilazioni di piazza, omicidi rituali e rapimenti. Tutti questi elementi fomentarono l'odio tra le diverse comunità algerine - pieds noirs in primis - facendo assumere alla Guerra d’Indipendenza di Algeria i tratti tipici di una guerra civile.

Un’altra tattica del FLN, comune alla maggior parte dei movimenti di lotta anti coloniale, fu l’internazionalizzazione del conflitto. Gli indipendentisti algerini contavano sul proprio appeal politico, sull'opinione pubblica interna alla Francia e sulle proprie capacità diplomatiche. Nelle loro speranze, questo avrebbe permesso che il conflitto assumesse un carattere politico di respiro internazionale. Grazie a questo atteggiamento, nel '54 il FLN fu riconosciuto come rappresentante del popolo algerino presso l'ONU.

Soltanto quattro anni dopo l'inizio dell'ostilità, la Francia acconsentì ad aprire delle trattative. Tale decisione, tuttavia, non incontrò il parere favorevole dei coloni francesi, i così detti “pieds-noirs”, che non avevano alcuna intenzione di abbandonare i latifondi di cui erano proprietari e che scatenarono una violenta reazione, che determintò la fine Quarta Repubblica.

Nel 1959 venne richiamato alla guida della V Repubblica il generale De Gaulle. Egli orientò subito la politica del governo verso la concessione dell’indipendenza, sostenendo che la guerra con l’Algeria stesse prosciugando le risorse economiche nonché minando la credibilità francese sulla scena internazionale. Le negoziazioni terminarono con la firma degli accordi di Évian, nel marzo 1962, confermati dagli esiti dei referendum svolti l’8 aprile ed il 1° luglio 1962 in Francia e in Algeria.