IL TURKMENISTAN DI NIYAZOV


LE MILLE E UNA NOTTELORENZO MAZZONI

«Lo ammetto, ci sono troppi miei ritratti, foto e monumenti. Non ne traggo alcun piacere, ma il popolo lo richiede per via della loro mentalità» (Saparmurat Niyazov)

Saparmurat Niyazov, detto Türkmenbaşy (padre dei Turkmeni) è stato il primo e, sino alla sua morte, unico presidente del Turkmenistan, nazione dell’Asia centrale di grande importanza strategica, in quanto ponte tra Cina, Iran e Russia, e terzo paese al mondo per riserve di gas naturali. Il paese, abitato da 5,7 milioni di persone, è governato da una dittatura totalitaria monopartitica (anche se formalmente si autodefinisce Repubblica Parlamentare) della quale Saparmurat Niyazov è stato, senza dubbio, il politico più importante fin dagli anni ‘80.

Dal 1885 il Turkmenistan fu inglobato nella Russia zarista e, in seguito alla Rivoluzione d’ottobre, divenne repubblica costituente dell’Unione Sovietica. Niyazov, membro attivo del Partito Comunista Turkmeno (KPT) dal 1962, nel 1985 venne scelto come segretario del partito e nel 1990 capo del Soviet Supremo, ossia capo di Stato. Oppositore di Gorbačëv, durante il periodo delle riforme impose una linea inflessibile rifiutando ogni apertura alla perestrojka. L’anno successivo appoggiò il colpo di Stato fallito a Mosca e, a seguito della caduta del muro di Berlino, dichiarò l'indipendenza della sua nazione, cambiando il nome del KPT in Partito Democratico Turkmeno (TDP). Avendo dichiarato di voler guidare la transizione del paese da stato autoritario a stato democratico, indisse le elezioni per la neo-costituita repubblica parlamentare nel 1992, senza però aver mutato la struttura istituzionale: a dispetto delle promesse di transizione, questo rimase quindi una repubblica monopartitica in cui il leader veniva rieletto senza alcuna opposizione né avversari, dal momento che, legalmente, si trattava dell'unico candidato presentabile ed eleggibile. Una volta riconosciuto ufficialmente come presidente a vita, cominciò ad intraprendere le riforme economiche e culturali che considerava fondamentali per lo sviluppo del paese.

L'economia del Turkmenistan si basa sostanzialmente sull'agricoltura, in particolare di grano e cotone, e sulla esportazione di gas naturale non raffinato. In primis, Niyazov decise di puntare particolarmente sul cotone, fondando la prima industria destinata alla trasformazione della materia prima e alla produzione di tessuti, capi d’abbigliamento e, soprattutto, tappeti di pregio. Altri grossi investimenti furono indirizzati alla creazione di raffinerie per gas naturale e di petrolio (presente, anche se in misura ridotta, sotto il suolo turkmeno) per ottenere maggiori guadagni dalla vendita di prodotti lavorati. A seguito di questa manovra, emanò un decreto molto significativo e di grande impatto: tutti i cittadini avrebbero avuto, da quel momento, l’erogazione gratuita di acqua, gas ed elettricità direttamente dallo Stato. Questa politica è tutt'ora in vigore e, se non verrà confermato dal governo in carica, scadrà nel 2020. La sezione di riforme che ha lasciato i segni più profondi è, però, quella culturale: Niyazov promosse un culto della propria persona sulla scia del metodo stalinista, fondando ad hoc il Movimento di Rinascita della Cultura Turkmena, istituzione guida delle riforme. Tra le modifiche più rilevanti, vi fu il cambio dell'alfabeto, inventando una variante di quello latino, specifica per la lingua turkmena grazie alla modifica di alcune lettere per adattarle alla lingua locale. I nomi dei mesi e dei giorni vennero sostituiti con nomi di eroi turkmeni e di membri della famiglia del Presidente. Ad esempio, il mese di sprile venne chiamato «Gurbansoltan», dal nome della madre, mentre settembre fu rinominato «Ruhnama», in onore al libro che si può definire a metà tra un'interpretazione molto personale dell’islam e la glorificazione della cultura turkmena. Fu scritto da Niyazov stesso, i cui funzionari, per essere ammessi alla pubblica amministrazione, devono superare un esame e sui cui i medici sono tenuti a giurare, anziché sul tradizionale testo ideato da Ippocrate. Altri provvedimenti bizzarri presi durante il suo governo furono il divieto di possedere cani nella capitale Ashgabat, a causa del loro odore, la chiusura tutti gli ospedali del paese tranne quelli della capitale, la costruzione di un monumento dedicato al Ruhnama, che gira costantemente in coordinazione con le costellazioni nonché una statua grande d'oro del rappresentante sé stesso. Infine vietò i balletti, le opere teatrali e le manifestazioni circensi perché non conformi alla cultura turkmena. Nel 2002 fu vittima di un attentato, perpetrato da non meglio definiti “agenti esteri e dell'opposizione all'estero” (l'opposizione in patria era seriamente limitata e scoraggiata), che portò alla sparizione di undici funzionari pubblici e alle conseguenti dimissioni del ministro degli Interni, con conseguente escalation di tensioni con il vicino Uzbekistan, reo, secondo il dittatore, di aver sostenuto questi agenti nemici.

La politica estera Niyazov perseguì due obiettivi: quello dell'isolazionismo (il Turkmenistan rimane tutt'ora uno dei paesi più difficili nel quale richiedere un visto turistico) e della neutralità permanente. I più importanti partner commerciali e alleati del dittatore furono la Russia (soprattutto grazie alla intermediazione di Putin) e la Cina (il più grande importatore di gas naturale e più grande esportatore di prodotti di prima necessità). Anche l'UE ha giocato un ruolo negli ultimi anni del governo del Türkmenbaşy, nell'ottica di un rapporto privilegiato per l'acquisizione di gas naturale. La politica interna invece, oltre ai provvedimenti già citati, venne costruita sulla repressione violenta di qualsiasi forma di opposizione e dissenso, sia politico che umanitario, facendo del Turkmenistan uno degli stati con l’indice di libertà più basso al mondo, paragonabile alla Corea del Nord.

Niyazov morì improvvisamente nel dicembre 2006 a seguito di un attacco cardiaco. Non avendo nominato un erede al potere, gli successe il Primo Ministro Gurbanguly Berdimuhamedow, tutt'ora presidente del paese dal 2007.