Al-Qaeda

ANDREA BERNABALE
LE MILLE E UNA NOTTE


AL-QAEDA

LE "CENERI AFGHANE" - L'EVOLUZIONE DEL MALE - IL NEMICO "INVISIBILE"

“LE CENERI AFGHANE”: DAI MUJAHIDEEN AD AL-QAEDA

È il dicembre 1979 quando l’Armata Rossa entra a Kabul, decretando l’inizio di un sanguinoso conflitto decennale che sarà definito come “Vietnam sovietico”. È qui che si intrecciano la guerra fredda - ormai nelle sue fasi conclusive - e il nemico degli anni a venire, ovvero il fondamentalismo religioso di matrice islamica rappresentato dall’organizzazione terroristica al-Qaeda. L’invasione sovietica dell’Afghanistan pose infatti la necessità, per il paese aggredito, di organizzare un fronte di resistenza che ponesse da parte le rivalità tribali e che mobilitasse la comunità internazionale musulmana in favore dei mujaheddin, esercito di combattenti afghani impegnati nel jihad, al tempo sostenuto strategicamente da Stati Uniti, Pakistan e Arabia Saudita. Inoltre, più di 20mila musulmani accorsero da tutto il mondo islamico a sostegno degli afghani, sancendo l’inizio del jihad anti-sovietico.

L’inizio del conflitto segnò quindi la creazione, o in alcuni casi la ristrutturazione, di movimenti ed organizzazioni volti a ricevere anonimamente i fondi statunitensi, sauditi ma anche di ricchi finanziatori privati, per poi indirizzarli verso il traffico di armi che approvvigionava i mujaheddin. Di queste operazioni finanziarie si occupava il giordano-palestinese Abdallah Azzam, ex-sostenitore dell’OLP che nel 1984 fondò a Peshawar, Pakistan, il MUKUB (Maktab al-Khidmat ul-Mujaheddin ul-Arab), organizzazione clandestina dalla non chiara definizione che intesseva rapporti con l’intelligence saudita. A fare da tramite tra il MUKUB e i sauditi vi era un giovane, Osama Bin Laden, ricchissimo ingegnere e fervente musulmano sunnita, molto vicino alla famiglia al-Saud.

Azzam, grazie ai finanziamenti esteri, convogliava all’interno del MUKUB armi e combattenti, dispensando ai suoi fedeli - tramite gli ulama - interpretazioni radicali del Corano che richiamavano tutti i fedeli al jihad. Azzam si appellava ad un jihad che non si sarebbe concluso con la vittoria in Afghanistan ma che avrebbe avuto seguito fino alla riconquista di tutte le terre appartenute ai musulmani, dalla Palestina all’Andalusia. A coloro che aderivano al MUKUB veniva impartito un programma di addestramento militare e una ferrea educazione religiosa, attraverso lo studio del Corano. Tuttavia, in realtà furono pochi i fedeli di Azzam che realmente affiancarono i mujaheddin afghani nei combattimenti, per via della diffidenza di quest’ultimi nei confronti degli integralisti. Fornirono comunque un importante supporto logistico ed economico.

Il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio afghano al termine del conflitto pose i jihadisti dinnanzi a tre principali possibilità: tornare nelle loro patrie e organizzarsi in gruppi islamisti per rovesciare i governi considerati come corrotti, migrare nella più ricca Europa oppure coltivare il progetto del jihad internazionale organizzandosi al confine tra Afghanistan e Pakistan. Molti di questi optarono per l’ultima soluzione.

Il 24 novembre 1989, Abdallah Azzam morì in un attentato insieme ai due suoi figli, lasciando il movimento jihadista orfano del proprio leader. Secondo alcuni, artefice dell’attentato fu proprio Osama Bin Laden, con l'intenzione di prendere la testa del movimento. Secondo altri, l’attentato fu organizzato dall’intelligence saudita al fine di eliminare il leader di un movimento terrorista armato e indottrinato che potesse ledere gli stessi interessi sauditi. In ogni caso, Osama bin Laden divenne guida indiscussa del MUKUB, che nel giro di pochi anni si ricostituì sotto il nome di al-Qaeda. La missione era chiara: riconquistare il mondo musulmano.

mujahiddin afghani
muhajiddin afghani
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AL QAEDA - L'EVOLUZIONE DEL MALE (1989-2001)

«Senza Khomeini non ci sarebbe stato Bin Laden. Non ci sarebbe stato l'11 settembre ed oggi non ci sarebbe l'Eurabia. Ma l'eredità di Khomeini l'ha raccolta Bin Laden.»

(O. Fallaci)

Tra la fine del conflitto russo-afghano e il terribile attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001, intercorre un decennio decisivo nello sviluppo e nella definizione dell'organizzazione terroristica Al-Qaeda (dall'arabo "la base").

La morte di Azzam a Peshawar (Pakistan) nel 1989, aveva lasciato il movimento dei mujahiddin - che si erano impegnati nella cacciata dei sovietici dall'Afganistan in un conflitto decennale - orfani di un leader, ruolo assunto da Bin Laden nel tentativo di ergersi a capo di un movimento jihadista a vocazione internazionale.

Tornato in Arabia Saudita dopo la fine del conflitto, bin Laden fu accolto un po' come un eroe del mondo islamico: in quasi ogni bazaar, dall'Asia al Medio Oriente, si potevano trovare magliette o poster raffiguranti Bin Laden in tunica bianca e armato di AK-47. Tuttavia, obiettivo precipuo di Bin Laden nei primi anni '90, era quello di convogliare ciò che era rimasto del MUKUB (organizzazione clandestina fondata da Azzam in supporto dei mujahiddin afghani) nel nuovo movimento jihadista al-Qaeda. Servivano, sostanzialmente, finanziamenti e volenterosi combattenti.

Lo scoppio della prima guerra del Golfo, avvenuta in seguito all'invasione irachena del Kuwait nel 1991, alimentò l'impressione che anche l'Arabia Saudita potesse essere presto invasa dal regime di Saddam Hussein. È in questo contesto che l'intervento degli Stati Uniti con truppe stazionarie sul suolo saudita, non fece altro che generare la creazione di un nuovo "nemico": se negli anni '80 i sovietici furono il grande nemico da scacciare dal territorio afghano, ora la presenza statunitense sul suolo saudita faceva di loro il più grande nemico di al-Qaeda. Poco importava se i militari statunitensi erano lì per prevenire l'invasione irachena, secondo Bin-Laden non era altro che il tentativo degli americani di appropriarsi del petrolio saudita con il pretesto di proteggerli e di umiliare il mondo islamico occupando territori sacri come Medina e La Mecca.

Come il Profeta Maometto anche Bin Laden scelse la strada dell'esilio, trovando rifugio a Khartoum, in Sudan. Lì trovò il favore delle autorità sudanesi che, in cambio di finanziamenti ad infrastrutture ed edilizia, permettevano tacitamente l'attività clandestina di Bin-Laden e al-Qaeda che poté consolidarsi grazie a nuovi contatti con altri gruppi islamisti presenti nel Corno d'Africa. L'accresciuta rete terroristica di al-Qaeda non faceva altro che minare la stabilità della monarchia saudita, percepita come corrotta e collusa con gli USA, tanto che al-Qaeda iniziò ad essere finanziata anche da ricchissimi businessman sauditi e ferventi musulmani al fine di creare un movimento di opposizione alla monarchia saudita.

Le autorità saudite risposero congelando tutte le risorse finanziarie di bin Laden, revocandogli la cittadinanza nel febbraio 1994 e, infine, tentando più volte di assassinarlo in Sudan. Bin Laden capì allora che il Sudan non fosse più un posto sicuro per la sua incolumità e decise di trovare rifugio tra le montagne afghane. Dopo 7 anni dalla fine del conflitto afghano-sovietico, bin Laden trovò un Afghanistan cambiato, lacerato da lotte intestine tra clan e ora controllato in buona parte dai Talebani, al cui vertice vi era Mullah Omar, un veterano di guerra. Consolidando i legami con il regime talebano, bin Laden ottenne ospitalità e il permesso di sviluppare, sul suolo afghano, la sua rete terroristica. Divenne inoltre membro del Consiglio Talebano - un organo decisionale - mentre Mullah Omar ottenne una posizione onoraria all'interno di al-Qaeda su proposta di Bin Laden. Un'unione dettata dall'intenzione di creare un fronte comune contro un comune nemico: gli Stati Uniti d'America, che ricevettero una dichiarazione di guerra la mattina dell'11 settembre 2001, quando due aerei di linea dirottati da terroristi di al-Qaeda si schiantarono sulle Torri Gemelle di New York. Iniziava la guerra al nemico "invisibile".

AL QAEDA - IL NEMICO "INVISIBILE"

Sono le 8:45 dell'11 settembre 2001 quando un volo di linea "American Airlines" diretto a Los Angeles si schianta sulla Torre Nord del World Trade Center. Scenario apocalittico, i newyorkesi sono attoniti dallo sgomento e in pochi minuti i telegiornali di tutto il mondo si sintonizzano sull'accaduto. Passano solo 20 minuti e un secondo aereo - anch'esso dirottato - si schianta sulla Torre Sud. Alle 9:39 un terzo aereo di linea "American Airlines" flight 77 colpisce il Pentagono, sede del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Infine, un quarto aereo dirottato verso la Casa Bianca precipita alle 10 nelle campagne del Pennsylvania grazie all'azione dei passeggeri rivoltatisi ai terroristi nella cabina di pilotaggio.

Questo è la cornice di guerra che diverrà simbolo del nuovo millennio.

Osama bin-Laden, a capo del gruppo terrorista islamico al-Qaeda, negherà più volte il suo coinvolgimento nell'attacco, seppur da anni la nuova strategia del movimento prevedesse specializzazioni in attacchi terroristici. Le stesse reclute dei jihadisti prevedevano ora un addestramento militare seguito da specializzazioni di vario genere, dall'elaborazione di veleni a quella di apparecchi elettronici da impiegare negli esplosivi.

Ex-mujahiddin aderenti alla causa del jihad iniziarono ad essere operativi in Europa, costituendo le prime cellule dormienti ed elaborando poi i primi attacchi: nel dicembre 1996, una bomba esplose nella stazione ferroviaria di Port-Royal di Parigi; a Bruxelles fu scoperta una cellula guidata da Farid Melouk (francese veterano della guerra in Afghanistan) che progettava un attacco in occasione della Coppa del Mondo in Francia; altri arresti vi furono in Germania, Gran Bretagna e anche Italia. In quasi tutti i casi, si trattava di veterani di guerra tornati in patria in seguito alla guerra in Afghanistan combattuta negli anni '80.

Poi l'11 settembre, il più devastante attacco terroristico della storia. Il mondo riscopriva i martiri religiosi e l'impiego, del tutto originale, di aerei di linea come armi di distruzione di massa. Ma soprattutto il mondo si scopriva coinvolto in una guerra di civiltà rappresentata da un nemico "invisibile", ovvero un movimento terroristico che innovava la tradizionale guerra tra Stati.

L'attacco era comunque una risposta ai bombardamenti americani del 1998 sulle città di Khost (Afghanistan) e Khartoum (Sudan), rientranti nell'operazione "Infinite Reach" con la quale gli americani vendicarono, a sua volta, gli attacchi terroristici di al-Qaeda che colpirono le ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania, provocando 224 morti. L'operazione è peraltro considerata la prima missione militare degli USA contro un attore non-statale.

L'attacco alle Torri Gemelle può essere, pertanto, considerato come il risultato di un'escalation militare tra al-Qaeda e gli USA. Altresì, fu un attacco carico di simbologia, ovvero il desiderio di colpire l'arroganza americana perpetuata attraverso il proprio potere economico e soprattutto il segnale di una guerra globale senza proibizioni. Ogni obiettivo poteva essere colpito.

Per tali ragioni, al-Qaeda non poteva essere considerato un nemico esclusivo degli USA, bensì era minaccia dell'intera comunità internazionale.

Numerose, invece, nell'opinione pubblica le teorie del complotto riguardo gli attacchi dell'11 settembre, come la tesi cospirazionista del coinvolgimento israeliano e tante altre, ampiamente sconfessate e poco plausibili.

Ciò che è certo è che seguì la guerra nell’Afghanistan dei Talebani - considerato regime collaborazionista e ospitante di al-Qaeda - che indebolì fortemente il movimento jihadista di bin-Laden. I combattenti di al-Qaeda si dimostrarono mal equipaggiati, poco addestrati e decisamente sotto le aspettative descritte dai media occidentali. Al-Qaeda non cessò certo di esistere, anche se ne uscì dalla guerra decisamente ridimensionato: non era più un movimento unitario sostenuto da una solida struttura ma deflagrò in numerosi e più piccoli gruppi. Il cuore di al-Qaeda trovò invece ospitalità in Pakistan. Dopo una serie di terribili attentati in Medio Oriente ed Europa, che segnarono principalmente l'attività di al-Qaeda di tutto il decennio, è proprio ad Abbottabad (Pakistan) e sotto la presidenza Obama che bin-Laden viene scovato e ucciso la notte del 1 maggio 2011.

Orfano del suo leader, il movimento e la minaccia di al-Qaeda verrà rimpiazzata dallo Stato Islamico (ISIS), anch'esso fautore del jihadismo internazionale. Tuttavia, al-Qaeda tornerà a colpire il 7 gennaio 2015, uccidendo a Parigi 12 giornalisti del giornale satirico francese Charlie Hebdo.