Operazione Urgent Fury

LORENZO MAZZONI

OPERATION URGENT FURY

L'INVASIONE AMERICANA DI GRENADA

Urgent Fury è il nome in codice di un’operazione militare condotta dagli USA e dai loro alleati caraibici (su tutti Giamaica e Barbados) sull'isola di Grenada nel 1983.

La piccola isola caraibica aveva conosciuto l'indipendenza dal Regno Unito pochi anni prima, nel 1976, e da allora era scoppiata una guerra civile tra il governo guidato da Gairy ed alcuni partiti di opposizione. Nel 1979 il New Jewel Movement (NGM), formazione marxista-leninista capeggiata da Maurce Bishop, prese il potere con un golpe non violento e, appoggiato da Cuba e dall'URSS, impose un governo monopartitico di stampo socialista. Il 12 ottobre 1983 l’ala sinistra del NJM, guidata da Hudson Austin e Bernard Coard, prese il potere. Arrestati Bishop ed i suoi collaboratori, impose un coprifuoco di 4 giorni. La popolazione si riversò in strada e liberò il padre della rivoluzione dal carcere, ma i golpisti non si fecero intimidire, uccidendo oltre quaranta civili disarmati e giustiziando lo stesso Bishop.

La presenza di oltre sessanta studenti statunitensi sull'isola la motivazione ufficiale che portò l'allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ad intervenire. Le cause profonde erano chiaramente altre. Da un lato, il revanchismo americano dopo la sconfitta in Vietnam; dall'altro, la paura di una crescita dell’influenza sovietica nella regione, corroborata dall'avvio della costruzione di un aeroporto internazionale a Grenada. Reagan infatti, già dal marzo 1983, cominciò ad accusare le autorità grenadine di stare costruendo infrastrutture per appoggiare la logistica militare sovietica. Il governo di St. George's sostenne sempre che l’aeroporto avesse lo scopo di incentivare il turismo. È interessante notare che il progetto in realtà vide la luce nel lontano 1954, quando Grenada era una colonia britannica, e che fosse stato finanziato da Messico, Canada, Inghilterra e Cuba.

Il 25 ottobre, ricevuta formale richiesta d'intervento da parte di alcuni stati caraibici alleati, 7000 marines americani, 150 fucilieri giamaicani e 50 fucilieri delle Barbados sbarcarono sull'sola. I militari cubani stanziati a Grenada ricevettero ordine da Fidel Castro di non intervenire ma solo di rispondere al fuoco se attaccati. I grenadini contavano 1500 uomini ma resistettero per giorni, riuscendo addirittura ad abbattere nove elicotteri statunitensi. Dopo cinque giornate di strenui combattimenti, il 1 novembre il governo stalinista fu destituito e le garanzie costituzionali (sospese dalla rivoluzione di Bishop) ristabilite. Gli USA contarono 19 caduti e 116 feriti, le forze grenadine 45 morti e 358 feriti, i cubani 24 morti ed oltre 600 prigionieri, mentre le vittime civili furono anch'esse 24.

Il giorno seguente l’invasione venne duramente condannata dall’ONU: attraverso la risoluzione 38/7 del 2 novembre fu stabilito che l'operazione Urgent Fury costituiva una grave violazione del diritto internazionale e un attentato all'indipendenza, sovranità e inviolabilità territoriale del paese. Fu inoltre richiesto di interrompere al più presto l'intervento armato e di ritirare le truppe straniere. Il Regno Unito (sotto la guida della più grande alleata di Reagan, Margaret Thatcher) in particolare si oppose sin dal primo giorno a questa invasione, sostenendo che minava l'indipendenza di un piccolo paese privo di difese ed avrebbe portato gravi conseguenze nell'equilibrio della guerra fredda. Un interessante aneddoto racconta che Reagan affermò: «[La Tatcher] Fu molto decisa e continuò ad insistere perché annullassimo il nostro sbarco a Grenada. Non ho potuto dirle che era già iniziato».

L’occupazione militare durò fino al 15 Dicembre, quando venne imposto un governo provvisorio che avrebbe portato Grenada alle prime elezioni democratiche dopo la rivoluzione di Bishop, nelle quali vinse il partito filo USA guidato da Herbert Blaize.