di Manuela Boccaccio

L’URUGUAY DALLE DITTATURE MILITARI ALLA SVOLTA DEMOCRATICA


La conquista dei territori sudamericani da parte dei coloni europei, l’influenza civilizzatrice della Spagna prima e la sottomissione da parte degli Stati Uniti poi, sono stati temi di primario interesse nei dibattiti politici e intellettuali dei paesi del Cono Sur.

I processi di indipendenza e l’affermazione sociale degli stati latino-americani sulla scena internazionale sono stati mossi principalmente dal desiderio di autodeterminarsi economicamente, infatti, come affermò Eduardo Galeano in Las venas abiertas de América Latina: «“nuestra” unión hace “su” fuerza, en la medida en que los países, al no romper previamente con los moldes del subdesarrollo y la dependencia, integran sus respectivas servidumbres» («la “nostra” unione fa la “loro” forza, nella misura in cui i paesi, non rompendo in precedenza con le forme del sottosviluppo e della dipendenza, integrano le rispettive servitù», 1971: 326).

È importante sottolineare in che modo, intorno al 1960, le popolazioni dell’America Latina siano state tagliate fuori dai concetti di democrazia e progresso rispetto al resto del mondo, creando un netto distacco, ulteriormente amplificato dall’egemonia dei vicini USA.

Lo scoppio delle guerre d’indipendenza ha favorito l’ascesa al potere di capi carismatici spesso di estrazione rurale, i caudillos, come li aveva chiamati lo scrittore argentino Sarmiento (in Facundo. Civilización y barbarie, Madrid, Cátedra, 1997). Erano persone di umili origini, che avevano sperimentato sulla propria pelle il sapore amaro della guerra e, supportati dall’imperialismo statunitense, si ponevano a capo degli Stati sudamericani imponendo il proprio pensiero, con azioni spesso violente.

A partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale, per l’Uruguay si aprirono le porte di una nuova era. Nella seconda metà del secolo, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, iniziarono a evidenziarsi gravi problemi economici, amplificati dai processi di inflazione e disoccupazione. Le tensioni sociali furono ben presto aggravate dalle rivolte di intellettuali e operai. Nel 1967 si costituì un governo dall’orientamento decisamente conservatore, guidato da Jorge Pacheco Areco, il quale suscitò dure proteste da parte della popolazione, in particolar modo dai Tupamaros, i quali denunciavano la corruzione del governo attraverso azioni spesso violente.

Nel 1971, si verificarono vari tentativi di arresto dei Tupamaros da parte del presidente Pacheco Areco, ma la fondazione del partito Frente Amplio, retto dal generale Liber Seregni, ostacolò qualsiasi azione politica.

Successivamente, un sostenitore del Partito Colorado, Juan María Bordaberry, condusse un colpo di stato per reprimere tutte le rivolte del popolo e assunse a tutti gli effetti la carica di dittatore, mettendo fuori legge i partiti di sinistra.

Con il golpe del 1973 di Bordaberry, molti cittadini furono costretti ad abbandonare l’Uruguay a causa del loro attivismo politico. La dittatura durò undici anni, periodo in cui lotte clandestine, resistenza e mobilitazioni furono tristemente all’ordine del giorno.

Nel 1976, Bordaberry fu a sua volta destituito dai militari e al suo posto fu nominato dapprima Alberto Demicheli e successivamente Aparicio Méndez.

I primi segni di cedimento della dittatura cominciarono con la sconfitta del referendum sulla modifica della Costituzione del 1980. Il 57,2% dei voti furono negativi. Le successive proteste condussero all’ascesa al potere del candidato dei Colorados, Julio María Sanguinetti, con un programma di democratizzazione del paese e di sviluppo economico per acquisire maggior peso sulla scena internazionale. Rimase in carica dal 1985 al 1990. Tra le varie riforme che vennero attuate, di importante rilievo furono quelle relative al trattamento delle violazioni dei diritti umani nel periodo della dittatura, che avevano causato l’esodo di molti individui. Tali riforme condussero al rimpatrio degli esiliati, oltre alla stabilizzazione dell’economia, il miglioramento dell’istruzione, della qualità della vita, le innovazioni nel sistema elettorale e la sicurezza nazionale.


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