L'operazione Condor

GABRIELE PATO

L'OPERAZIONE CONDOR

L'Operazione Condor fu un accordo di coordinamento segreto tra i servizi d'intelligence politica e militare di vari paesi latinoamericani, stabilito ufficialmente nel 1975 su iniziativa della polizia politica cilena. Il programma di cooperazione strategica, che coinvolgeva Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Uruguay e – in misura minore – Perù, Colombia e Venezuela, decretò la formalizzazione di prassi già esistenti dal 1960, anno di fondazione della Conferenza degli Eserciti di Nord e Sud America (CEA). Tutti i paesi coinvolti erano governati da regimi dittatoriali di estrema destra, saliti al potere attraverso colpi di stato militari; l'obiettivo era dunque il contrasto alle opposizioni socialdemocratiche e comuniste attraverso mezzi non convenzionali, quali il ricorso sistematico a rapimenti, torture ed omicidi nei confronti degli oppositori.

Grazie all'Operazione Condor, i regimi dittatoriali sudamericani furono in grado di affiancare i propri sforzi condividendo informazioni di intelligence e soprattutto instaurando una cooperazione transazionale della polizia politica; nella pratica, i dissidenti non ebbero più la possibilità di trovare rifugio nei paesi limitrofi poiché, grazie a questi accordi, la polizia politica di qualsiasi paese aderente al programma di coordinamento avrebbe avuto diritto e dovere di agire per la neutralizzazione degli oppositori dei regimi esteri presenti nel proprio paese.

L'operazione fu ufficialmente dismessa a metà degli anni '80: però una lettera, ritenuta affidabile dal tribunale di Roma, afferma che la collaborazione segreta fu portata avanti dal CEA almeno fino al 1997.

La desecretazione di alcuni documenti d'archivio statunitensi nel 1993 dimostrò contro ogni ragionevole dubbio il coinvolgimento attivo degli Stati Uniti nell'Operazione Condor, chiamando in causa direttamente il presidente Nixon e il Segretario di Stato Kissinger. Non a caso, diversi omicidi avvennero, senza conseguenze nello status delle relazioni internazionali, in territorio nordamericano; il più famoso di questi è l'assassinio di Orlando Letelier, ministro del governo cileno di Allende, ucciso con un'autobomba nel 1975 a Washington DC. Tra i vari soggetti internazionali che parteciparono all'attuazione dell'Operazione Condor vi furono anche vari cittadini italiani; il nome più noto è quello di Stefano Delle Chiaie, membro di spicco dell'MSI e fondatore di Avanguardia Nazionale, il quale organizzò corpi paramilitari e divenne importante consigliere del regime boliviano. Ancor più notevole fu la collaborazione francese: a quanto risulta da indagini giornalistiche, fino al 1981 esistette una base di addestramento militare in Argentina in cui alti ufficiali francesi veterani della guerra d'Algeria formavano gli argentini nelle tecniche di tortura e sequestro di persona.

A quanto risulta dall'apertura dei così detti «archivi del terrore», scoperti nel 1992 in una stazione di polizia ad Asunción (Paraguay) negli anni '70 e '80, vennero assassinate dalle polizie politiche oltre 50'000 persone, altre 30'000 scomparvero nel nulla ed oltre 400'000 vennero incarcerate senza mandato. Negli ultimi vent'anni circa, sono stati avviati numerosi processi in vari paesi ed alcuni dei responsabili dell'Operazione Condor sono stati condannati: Stroessner, dittatore del Paraguay, è stato condannato nel 1997 per crimini contro l'umanità; la stessa sorte è capitata in seguito a Pinochet (Cile), Videla (Argentina) e Banzer (Bolivia). Nel 2008 la Corte Suprema cilena ha condannato a sei anni di carcere il generale Stark, in quanto responsabile della Carovana della Morte, una spedizione militare itinerante che compì decine di omicidi per tutto il paese.

Dal 2015 si è avviato in Italia, a Roma, un grande processo per la morte di trenta cittadini italiani; nel 2017, otto imputati sono stati condannati all'ergastolo e tra di essi figurano elementi politici di spicco quali l'ex presidente boliviano Luis García Meza Tejada ed il suo ministro degli interni. La fase di appello del processo si sta tenendo proprio in questi giorni e l'accusa lamenta gravi difficoltà nell'ottenere condanne non tanto per gli omicidi, quanto per l'uso sistematico di torture, a causa di gravi lacune del nostro sistema legislativo riguardo questo tipo di reato.