La rivoluzione cubana

GABRIELE PATO
LATINOAMERICANA


LA RIVOLUZIONE CUBANA

Ernesto "Che" Guevara e Fidel Castro

Quando Fidel Castro e i suoi 81 compagni sbarcarono a Playa Colorada – il 2 dicembre 1956 – dando definitivamente inizio alla guerra civile cubana, Fulgencio Batista era leader indiscusso da più di vent'anni ed esercitava una dittatura ferrea in seguito al colpo di stato militare del 1952. In quel periodo, un giovane avvocato e attivista candidato parlamentare di nome Fidel Castro decise di sfidare l'autorità intraprendendo azioni legali contro il presidente. Data l'inefficacia delle vie ufficiali, gli oppositori di Batista, di conseguenza, optarono per la lotta armata come unica possibilità di liberazione.

Dopo meno un anno, il 26 luglio 1953 un gruppo di ribelli prese d'assalto la caserma Moncada nella città di Santiago; l'attacco fu un fallimento, molti fra gli assalitori rimasero uccisi ed i restanti vennero catturati ed incarcerati. Tra di essi vi erano i fratelli Fidel e Raúl Castro. Fidel, in sede processuale, si difese da solo, pronunciando l'indimenticabile discorso conclusosi con «condannatemi pure, la storia mi assolverà!». Venne dunque condannato a 16 anni ma, grazie all'amnistia del 1955, i prigionieri politici furono liberati ed esiliati in Messico. Qui poterono entrare in contatto con i movimenti rivoluzionari locali, ricevere un addestramento militare e contemporaneamente restare in contatto con i membri del Movimento 26 Luglio rimasti a Cuba.

Nel novembre '56 gli esiliati messicani comprarono una nave vecchia e malandata chiamata Granma, ormeggiata nella regione di Veracruz, e prepararono lo sbarco sull'isola. Dopo un attraversata in condizioni climatiche a dir poco critiche, il 2 dicembre Fidel Castro, Raúl, Ernesto Guevara ed altre decine di compagni sbarcarono a Playa Colorada: i servizi segreti cubani ebbero immediatamente notizia dell'arrivo della Granma e l'esercito li attaccò immediatamente: la sconfitta fu brutale e si riuscirono a salvare, fuggendo nella foresta, soltanto 12 degli 81 uomini appena sbarcati. Tra i sopravvissuti, vi era anche l'italiano Gino Donè Paro.

I ribelli 'barbudos' – chiamati così per le lunghe barbe – non si arresero e cercarono rifugio sulle montagne della Sierra Madre; qui cominciarono la tattica di resistenza resa famosa da Guevara nel suo 'Diario in Bolivia'. La guerriglia si basava su due cardini principali: rapidissime incursioni armate verso bersagli impreparati, quali piccoli gruppi di soldati, così da creare caos e timore nelle fila nemiche; opera continua di propaganda e indottrinamento sia nei confronti dei prigionieri sia nei confronti della popolazione locale, in modo da ottenere supporto verso la causa socialista. Il mezzo fondamentale per la diffusione delle loro idee fu 'La Mesa Radio Rebelde', che trasmetteva anche all'estero, sottolineando con insistenza che la loro rivolta era finalizzata all'instaurazione della democrazia e distante dal comunismo sovietico. Il gruppo cresceva, lentamente ma costantemente e con esso crescevano in numero e in efficacia gli attacchi contro il regime, anche da parte di altri movimenti del tutto indipendenti.

In risposta, nel 1958, Fulgencio Batista decise di lanciare l'Operación Verano, massiccia controffensiva volta a stroncare una volta per tutte la guerriglia rivoluzionaria. Nonostante il vantaggio numerico, l'esercito regolare subì due sconfitte consecutive a La Plata e Las Mercedes e, con il morale a picco, cominciarono le reticenze e le defezioni. Approfittando del momento di difficoltà, i ribelli guidati da Fidel Castro cominciarono la propria marcia verso La Havana divisi in due colonne guidate rispettivamente da Camilo Cienfuegos e Ernesto Guevara: entrambi i gruppi vinsero gloriosamente le rispettive battaglie, a Yaguajay e Santa Clara. Batista, anziché proseguire i combattimenti e difendere la propria posizione, preferì fuggire durante la notte di san Silvestro, recandosi a Santo Domingo con l'immensa fortuna accumulata nei suoi anni al potere. Il 2 gennaio i barbudos marciarono su Santiago, praticamente senza combattere e l'8 dello stesso mese Fidel Castro ed il suo seguito di rivoluzionari entravano trionfalmente a L'Avana su delle jeep verdi, sfoggiando lunghe barbe e la divisa verde oliva che caratterizzerà il leader cubano durante tutta la sua carriera politica.