La giunta militare in Brasile

GLORIA ROSINA
LATINOAMERICANA

LA GIUNTA MILITARE IN BRASILE

«La legge è questa mostruosità morale e giuridica che insulta il Congresso e ammanetta la Nazione».

(Carlos Heitor Cony, 1964)

Durante i primi anni Sessanta il Brasile si trovò ad affrontare un periodo di crisi politico-economica che portò, nel giro di poco tempo, all’instaurazione di un regime militare. Il governo di João Goulart (1956-1961), conosciuto come Jango, fu segnato da un’alta inflazione, dalla stagnazione economica e da una feroce opposizione da parte delle forze armate. Per salvare l'economia dall'inflazione, il ministro della Pianificazione, Celso Furtado, decise di attuare una riforma agraria e di nazionalizzare le compagnie petrolifere, ma suoi progetti furono bloccati da un golpe militare celatamente appoggiato dagli Stati Uniti.

Tra il 31 Marzo e il primo Aprile del 1964 i carri armati dell’esercito brasiliano si diressero verso Brasilia e Rio de Janeiro, attuando un vero e proprio colpo di stato: il presidente decise di non reagire, fu accusato di essere “al servizio del comunismo”, venne deposto e fuggì in Uruguay. Il 3 aprile del 1964 il presidente del Congresso dichiarò vacante la presidenza, e il 15 Aprile il maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco venne scelto dai vertici dell'esercito come nuovo presidente del Brasile.

La presidenza, per prima cosa, cancellò i sindacati ed eliminò il diritto di sciopero. Nell'anno successivo, tutti i partiti esistenti furono sciolti ed ebbe inizio una dura repressione politica verso i comunisti o i presunti tali. Venne concessa l'esistenza di soltanto due partiti, l'Alianca Renovadora Nacional ed il Movimento Democrático Brasileiro, nei quali confluirono anche politici di sinistra.

Dopo Castelo Branco (1964-1967) si succedettero alla presidenza della Repubblica, i militari Artur da Costa e Silva (1967-1969), Emílio Garrastazu Médici (1969-1974) ed Ernesto Beckmann Geisel (1974-1979).

Nel 1967, fu emanata dal Congresso la sesta Costituzione brasiliana, che istituzionalizzava il processo di golpe, e che stabiliva il sistema di elezione indiretta per il Presidente, scelto da un Collegio elettorale eletto in modo diretto. Nell'anno seguente, il tumultuoso 1968, la lotta del movimento studentesco contro il regime militare si intensificò a seguito dell’uccisione di uno studente durante gli scontri con la polizia in una manifestazione a favore delle libertà politiche e civili. Moltissimi leader politici, sindacali e persino un gran numero di studenti vennero licenziati, arrestati, torturati o rapiti e fatti scomparire. Durante lo stesso periodo si inasprì la guerriglia antigovernativa nelle città e nelle campagne brasiliane, che cercava di rovesciare il regime militare con ogni mezzo, ma che ottenne solamente l'irrigidimento della repressione.

Il generale Médici governò durante il periodo più sanguinario di tutta la dittatura militare, segnato dalla sanguinosa lotta contro i guerriglieri marxisti e dall'indiscriminata soppressione di ogni opposizione. Non furono risparmiati neppure i collaboratori governativi: gli individui sospetti furono arrestati, torturati e uccisi o esiliati. Per comprendere appieno la concezione dispotica e assolutistica di Médici si può fare riferimento un curioso aneddoto riguardante un settore lontano dalla politica: il calcio. Il suo idolo era il bomber dell’Atletico Miniero Dadà Maravilha. Médici tentò di imporre al ct Saldanha - comunista dichiarato e uomo libero - la sua convocazione per i campionati Mondiali. In seguito al netto rifiuto, il selezionatore venne esonerato e sostituito da un collega più accondiscendente verso la presidenza.

Le ultime elezioni indirette della storia brasiliana, furono precedute da un vasto periodo di crescita dei movimenti popolari a favore dell’elezione diretta, e da una campagna di informazione e propaganda chiamata "Diretas jà", condotta da partiti di opposizione e movimenti di resistenza alla dittatura, che trovò l'appoggio di alcuni deputati, in particolare di Dante de Oliveira, che propose l'emendamento decisivo per il cambio di regime, votato il 25 aprile 1984 ottenendo una maggioranza favorevole ma non il numero legale per l'approvazione della riforma costituzionale. L'esperienza della dittatura militare si concluse comunque poco tempo dopo, a seguito del grave scandalo di corruzione che coinvolse il presidente Collor, anche grazie a grandi manifestazioni di piazza a Rio de Janeiro e São Paulo: fu l’inizio del ritorno alla democrazia. Finalmente, il diritto di voto fu esteso agli analfabeti e tutti i partiti politici - di destra come di sinistra, anche estrema - furono nuovamente legalizzati. Nel 1986 venne eletto il nuovo Congresso, che assunse anche la funzione di Assemblea costituente. La nuova Costituzione, fu promulgata nel 1988.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- Joao Quartim - "Brasile: dittatura e resistenza"; Mazzotta; 1972.

- Alfredo Spiovieri - "Joca, il Che dimenticato"; Mimesis; 2018.