Schumpeter: la teoria elitaria della democrazia

ANDREA BERNABALE

SCHUMPETER: LA TEORIA ELITARIA DELLA DEMOCRAZIA

«I politici sono come cattivi cavalieri che si impegnano così tanto nell'impresa di mantenersi in sella da non curarsi più di quale sia la direzione verso cui stanno cavalcando»

(Joseph A. Schumpeter)

Joseph Schumpeter, economista austriaco prestato alla scienza politica, fu uno dei maggiori e più influenti pensatori politici del XX secolo, interessatosi principalmente ai concetti di capitalismo, socialismo e democrazia.

Schumpeter sviluppa, influenzato dal pensiero politico weberiano, una certa idea di democrazia, definita semplicemente come “metodo” o “modo” attraverso il quale si arriva a decisioni politiche.

Tale metodo, sostanzialmente, si basa sul diritto dei cittadini di decidere, mediante le elezioni, i propri politici che così acquistano, legittimamente, il potere decisionale.

Secondo Schumpeter, tale meccanismo conduce a una concentrazione del potere in mano alle elite, ovvero la classe dirigente politica e, pertanto, si parla di democrazia “elitaria”.

In altre parole, Schumpeter intende la democrazia non tanto come il “governo del popolo”, come da definizione, ma come il governo esclusivo della classe politica legittimata dal popolo.

In tale scenario, il popolo - inteso come insieme di cittadini - svolge la sua unica funzione di scelta della classe politica alla quale conferire il mandato di governo, mentre la vita democratica si riduce alla lotta tra le entità politiche (partiti, leader ecc..) per accaparrarsi quanti più voti possibili.

Secondo tale visione, il potere dei cittadini in un sistema democratico è circoscritto all’opportunità di accettare o rifiutare il leader o partito che li governi e, una volta compiuta tale scelta, accettano il “potere dei politici” che agiscono non secondo le pretese dei cittadini ma secondo scelte autonome.

Pertanto, il popolo non ha diretto accesso al potere ma può solamente decidere chi debba legittimamente detenerlo.

L’alternativa a tale modello di democrazia rappresentativa è la democrazia diretta, nella quale tutti i cittadini sono coinvolti nel processo decisionale senza alcuna intermediazione, detenendo e condividendo, di fatto, il potere legislativo. Secondo Schumpeter, tale modello è irrealizzabile e nemmeno auspicabile.

È auspicabile, invece, un modello di democrazia nella quale vi sia un’elite competente a prendere determinate decisioni, valorizzando la qualità della decisione piuttosto che la partecipazione popolare alla decisione.