di Lorenzo Balma


MAX WEBER E LA POLITICA MODERNA


“La trasformazione della politica in una impresa che richiedeva addestramento alla lotta per il potere e ai suoi metodi, quali erano stati sviluppati dai partiti moderni, determinò a sua volta la separazione dei funzionari pubblici in due categorie, […], i funzionari specializzati da un lato, i funzionari politici dall’altro” (La Politica come professione, 1919)


Molti dei concetti e delle categorie weberiane sono stati pienamente assorbiti nel linguaggio della teoria politica contemporanea. Nella storia della teoria politica, il contributo di Max Weber si colloca in una posizione particolare, essendo parte un ampio programma di ricerca sociologica sul potere e sullo Stato, sulle relazioni tra economia e sugli ordinamenti sociali, che non si risolse nella stesura di un’opera sistematica ed organica di teoria politica. Nel lavoro di Max Weber si percepisce il carattere progettuale dei suoi scritti, collocati sullo sfondo culturale del razionalismo occidentale e sempre legati alla politica tedesca tra il 1890 e il 1920. Da questo punto di vista, è possibile considerare l'esperienza della Costituzione di Weimar come il frutto maturo del pensiero weberiano.

I suoi scritti definiscono una teoria della politica moderna che ruota attorno a due nuclei fondamentali: una visione pessimistica delle prospettive della libertà e della democrazia nell’età del capitalismo maturo e dello Stato burocratico; un’analisi disincantata delle forze fondamentali che agiscono sulla scena della modernità politica.



Sia in “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” che in “Sulla Russia” Weber osserva che la civiltà dei diritti dell’uomo, della libertà moderna e della democrazia borghese ha avuto terreno fertile grazie ad una serie di fattori unici ed irripetibili. Sottolinea soprattutto il modello politico e sociale che si era venuto a creare in seguito alle dinamiche del capitalismo maturo e insieme all’espansione delle moderne burocrazie: un modello autoritario, illiberale e antidemocratico. È con queste premesse che in “Parlamento e Governo” e nella “Politica come professione” Max Weber introduce l’importanza dei nuovi soggetti della politica moderna.

Il primo elemento ad essere esaminato è lo Stato burocratico, di cui si ribadisce il carattere tecnicamente superiore della amministrazione, ma presentandone un elemento strutturalmente pericoloso, ovvero l’accrescimento del potere politico senza bilanciamenti. Prendendo sempre come esempio lo stato tedesco e il suo apparato burocratico, Weber denuncia la tendenza a pervadere l’intera esistenza quotidiana del cittadino, minando la libertà dell’individuo. Inoltre, viene sottolineato il pericolo dell’accentramento del potere nelle mani dello Stato, un fenomeno crescente che difficilmente poteva essere bilanciato o controllato. Secondo Weber, i funzionari e gli apparati burocratici tendevano ad assumere anche funzioni politiche, annullando così ogni possibile contrappeso e dando vita alla creazione di un organo dispotico e antidemocratico.

Il secondo soggetto inedito della politica moderna è il partito di massa, del quale Weber prova a sviscerare la natura e a descriverne il ruolo. La prima distinzione è tra i moderni partiti di massa organizzati e i tradizionali partiti del nobilitato. Questi ultimi nascevano in coincidenza con l’affermazione della borghesia quale soggetto politico e gruppo portatore di interessi particolari e con l’attivazione del meccanismo elettorale. Le persone socialmente preminenti che ne facevano parte si dedicano alla politica come attività occasionale e non avevano organizzazione stabile. A questi iniziavano ad opporsi forme moderne di organizzazione di partito, sviluppatesi sullo sfondo della democrazia ad ampio suffragio, dove la politica si trasforma in esercizio professionale teso a raggiungere il massimo consenso elettorale - e quindi il potere - e in cui i partiti diventano soggetti imprescindibili dell’agire politico. In questo scenario i partiti perdono il proprio carattere occasionale diventando imprese destinate all’acquisizione dell'appoggio popolare e interessate innanzitutto a conquistare i voti nel mercato politico, grazie alla subordinazione del partito e di tutti i suoi membri al leader carismatico.

Un’altra importante conseguenza della preminenza dei partiti nella politica moderna è sicuramente il tramonto della centralità del parlamento, ora luogo di manifestazione concreta del consenso e non più sede di svolgimento dei processi formativi della volontà politica. Considerando la svolta moderna in cui la politica diviene anche un esercizio extraparlamentare dominato da professionisti che vivono per e della politica, totalmente soggetti al rapporto tra il leader carismatico e le masse, Weber introduce il concetto di democrazia plebiscitaria, che - a suo avviso - sarà la forma che la democrazia tenderà ad assumere nell’epoca del suffragio universale e della politica di massa.


LETTURE E APPROFONDIMENTI:


- La politica come professione, Max Weber (1919)