L'orientalismo di Edward Said

SARA ELEONORI

L'ORIENTALISMO DI EDWARD SAID

Edward W. Said (Gerusalemme 1935- New York 2003) fu uno scrittore e docente universitario di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York. Nato in Israele, venne costretto a trasferirsi al Cairo nel 1947 per sfuggire al conflitto israelo-palestinese. In seguito si recò negli Stati Uniti per concludere i suoi studi in letteratura inglese, frequentando le prestigiose università di Princeton e Harvard dove conobbe eminenti personalità della cultura europea ed nordamericana.

La complessa relazione tra Oriente e Occidente, protagonista dell'adolescenza e della formazione umana ed accademica di Said, lasciò in lui un profondo solco, influenzando fortemente il suo pensiero e la sua produzione letteraria futura. Egli si è speso a lungo ed in prima persona in favore dell’autodeterminazione del popolo palestinese, sia attraverso i suoi scritti sia attraverso l'azione diplomatica. Dal 1977 al 1991 fu membro indipendente del Consiglio Nazionale Palestinese e venne arruolato come negoziatore-ombra durante i tentativi di riappacificazione dei primi anni '90. Contrario agli accordi di Oslo ed avverso al potere di Yasser Arafat, per molti anni è stato bandito dai territori palestinesi e le sue opere sono state sottoposti ad una stretta censura.

Nel suo scritto più noto, “Orientalismo”, pubblicato per la prima volta negli USA nel 1978, Said mise criticamente in discussione da un punto di vista fortemente innovativo l’idea occidentale di Oriente, a suo avviso fittizia, interamente plasmata dall'Occidente stesso e forzatamente riproposta durante il neocolonialismo. Il pensiero di Said si fonda sulla asserzione che l'immaginario occidentale riguardo l'Oriente, specialmente il medio oriente, non sia altro che una costruzione stereotipata e, di conseguenza, in un certo senso razzista. Said da all’Orientalismo tre distinti significati: una tradizione accademica consolidatasi nel tempo, una visione dell’Oriente basata sulla differenza ontologica ed epistemologica tra questo e l’Occidente – che incarna il presupposto teorico fondante – ed infine la dimensione politica della dominazione. Il mondo occidentale ha dipinto nell'arco di secoli un’immagine dell’Oriente basata sull’affascinante rappresentazione del mitico, del mistico, del sensuale e dell’esotico che viene automaticamente ed acriticamente trasposta nella letteratura, nella narrativa, nell’arte e di conseguenza, inevitabilmente, nella concezione individuale, creando così una rappresentazione erronea, fuorviante e pericolosamente semplicistica. Tutt’oggi il modo in cui “consumiamo” l’Oriente, le immagini e i colori che gli associamo, gli usi, i costumi, la storia e le tradizioni costituiscono l’Orientalismo, nel senso in cui sono frutto di un punto di vista monodirezionale e prettamente Occidentale. Lo stesso ambito accademico spesso non sfugge a questa visione predominante che non è in grado di riflettere la reale essenza dell’identità culturale altra, schiacciandola su prospettive stereotipate.

Tuttavia, la critica di Said non si limita alla correttezza o meno dell'Orientalismo: secondo l'autore, l’immaginario costruito dall’Occidente sull’Oriente viene percepito – e descritto – come “altro”, innescando una dicotomia “noi / loro”. Questa distinzione è stata necessaria per delineare e rafforzare la cultura occidentale stessa, crearne ed affermarne l'identità, trovando parte della propria determinazione nella negazione dell'altro. In conclusione, sostiene Said, l’Orientalismo trova fondamento nella relazione di potere che intercorre tra est ed ovest del mondo. In questo modo egli desidera creare un nesso tra l’erronea visione dell’oriente ed il colonialismo. Secondo lui il tardo XVIII secolo è stato un punto chiave di questo processo che ha permesso all’Occidente di imporre la propria autorità ed il proprio potere sull’Oriente, definendo la terza sfumatura dell’Orientalismo: la manifestazione della dominio – ed suoi i metodi – dell'ovest sull'est, dell'Europa sull'Asia e la creazione, anche nell'ambito culturale individuale, di un rapporto di egemonia-sottomissione tra Occidente ed Oriente.