di Lorenzo Bonaguro


La Scuola inglese delle relazioni internazionali


«La società internazionale è un fatto politico e sociale, attestato dal sistema diplomatico, dall’accettazioni del diritto internazionale e anche da un certo istinto alla socialità»

M. Wight


Negli anni Sessanta nacque in Inghilterra una nuova corrente di pensiero all’interno della grande famiglia delle relazioni internazionali. Fra i più importanti esponenti vi furono studiosi come Martin Wight e Hedley Bull. Nata nel campo del realismo, se ne distacca molto velocemente e subisce l’influenza di altre tradizioni accademiche: storia diplomatica, diritto internazionale, filosofia e sociologia. L’aspetto economico invece riveste un ruolo secondario.

Dal realismo viene ripreso il concetto di sistema internazionale: un sistema che si crea nel momento in cui uno o più Stati raggiungono uno sviluppo tale da poter interagire con soggetti esterni. All’interno di questo sistema valgono le logiche della politica di potenza, necessarie in un ambiente anarchico. Originale è invece il concetto di “società internazionale”: essa esiste quando un gruppo di soggetti che condividono certi valori fondamentali partecipano a comuni istituzioni.

Per chiarire la differenza fra sistema e società internazionale basta guardare alle relazioni fra gli Stati europei e fra questi e il resto del mondo: l’impero ottomano, quello cinese, gli stati indiani e così via. Nelle relazioni fra Francia e Germania, nel corso dei secoli, è evidente l’esistenza di uno strato culturale comune, la condivisione di determinati valori etici e morali del tutto assenti con soggetti extra europei. Lo stesso discorso si può fare al contrario. Non è mai esistita una singola società, ma un insieme di società, operanti in un sistema che le raggruppa tutte, sparse su tutto il globo.

Un ultimo concetto fondamentale è quello di “società mondiale”, diverso dal precedente in quanto non guarda agli Stati, ma ai singoli individui che compongono tutta la società umana e alla società civile. In questo caso i soggetti di studio sono tutti quei soggetti non statali, i gruppi di persone con identità transnazionali e globali.

All’interno della scuola ci sono due movimenti: pluralismo e solidarismo. Il primo parte dal presupposto che la società internazionale è composta da Stati qualitativamente diversi, con valori che posso divergere anche di molto; esiste però uno standard minimo che tutti condividono per permettere il funzionamento delle relazioni. Per i pluralisti la società internazionale è un concetto molto “sottile”: il diritto deve codificare solo aree sulle quali i Paesi già concordano, anche se questo volesse dire sacrificare la giustizia in nome dell’ordine e della pace. Al contrario i solidaristi propongono una versione più “spessa” di società nella quale la tutela dei diritti umani è al centro della discussione. Per il solidarismo la dottrina dell’intervento umanitario deve essere rafforzata. Idee come la non intromissione negli affari interni agli Stati non deve essere presa in considerazione se in gioco ci sono i diritti umani. Quindi, la differenza sostanziale tra le due correnti riguarda come devono essere affrontati i diritti umani: devono essere subordinati agli interessi degli stati in nome di un malcelato realismo (pluralismo) oppure essi devono essere la stella polare delle politiche estere (solidarismo)? Ha maggior valore il sistema o la società internazionale? Chi sono i destinatari ultimi del diritto internazionale: gli stati o gli esseri umani?


LETTURE E APPROFONDIMENTI: