Kropotkin: anarchia

LORENZO BONAGURO

KROPOTKIN - ANARCHIA

«L'anarchia è una concezione dell'universo, basata sull’interpretazione meccanica dei fenomeni, che abbraccia tutta la natura, non esclusa la vita della società»

Nato nel 1842 in una famiglia aristocratica russa imparentata con lo zar, Kropotkin è considerato uno dei teorici più importanti dell’anarchismo a cavallo fra Otto e Novecento; fu anche biologo, antropologo e geografo. Il suo pensiero fu fortemente influenzato dal positivismo e dall’evoluzionismo darwinista dell’epoca, premurandosi sempre di dare alle sue analisi un fondamento scientifico e non semplicemente filosofico e astratto, distinguendosi per statura intellettuale da altri anarchici del tempo.

Durante il servizio militare in Siberia ebbe modo di studiare i popoli che vi abitavano ancora allo stato primitivo. Qui avvenne la sua “conversione” all’anarchia: egli notò che questi prosperavano senza alcun bisogno dell’autoritarismo statale, si autogovernavano perfettamente senza alcun organo di repressione sopraindividuale. Queste sono società create dalla Natura e nelle quali i rapporti sociali sono spontanei e non coattivi.

Kropotkin aveva una visione antropologica positiva: l’uomo è fondamentalmente buono. Dalla Natura, con cui ha un legame indissolubile, l’umanità ha appreso la solidarietà e l’armonia verso cui tende inevitabilmente. Prerogativa degli esseri umani in quanto creature socievoli è il mutuo appoggio: questo è un principio cooperativo universale, presente anche negli animali superiori, che Kropotkin propone come vero motore del divenire storico al posto di principi immanenti o grandi personalità, in polemica con lo storicismo in voga in quegli anni.

Dall’analisi etnologica e antropologica egli passa a osservare l’evoluzione storica. A suo avviso, nella storia sarà la società degli uomini a vincere sullo Stato: la prima, infatti, è una forza vitale, progressista e soprattutto naturale mentre il secondo è essenzialmente forza conservatrice e artificiale che sopprime la spontanea socievolezza delle persone. Kropotkin segnala come buon modello di società senza Stato l’esperienza comunale delle città italiane nel Medioevo che lui esalta in quanto piccole comunità federate che si sostengono vicendevolmente.

Come gran parte degli anarchici egli mira alla rivoluzione, che potrebbe anche richiedere tempi molto lunghi. Essa si affermerà in ultima istanza poiché la società anarchica è ciò verso cui tendono naturalmente gli uomini. Questa sarà senza leggi perché non ve ne sarà il bisogno, nessuno subirà costrizioni, gli individui avranno tutti un ruolo paritario e il consenso terrà unita la comunità, che sarà necessariamente piccola ma ben comunicante con le altre tramite un sistema federativo. L’individuo avrà assoluta libertà d’azione e di pensiero e sarà sostenuto da un’educazione a tutto tondo che non distingue lavoro manuale e intellettuale; i singoli non saranno più repressi ma liberi di esprimere se stessi nel legarsi consensualmente gli uni con gli altri, l’armonia s’instaurerà naturalmente e soppianterà la competizione tipica delle società capitalistiche.

Dal punto di vista economico la società che verrà si baserà sul principio cardine del comunismo anarchico: da ognuno secondo le sue forze, a ognuno secondo i suoi bisogni, abolendo così la schiavitù del salario ed eliminando le contraddizioni e ingiustizie del sistema capitalistico protetto dallo Stato.