di Barbara SchiratoLA DOTTRINA E IL PENSIERO

JEAN BODIN: TRA ASSOLUTISMO E COSTITUZIONALISMO

Filosofo, pensatore politico e magistrato francese, vissuto nel travagliato periodo della riforma protestante e delle successive guerre di religione, Jean Bodin (Angers, 1530 ca - Laon, 1596) è annoverato fra i più importanti sostenitori del diritto divino dei re e fra i padri del monarchismo. Nonostante ciò, è a Bodin che si ispireranno gli ideali di inviolabilità della proprietà privata tipici del liberalismo e delle rivoluzioni francese e americana. Proprio per le controversie e le apparenti incongruenze legate al suo pensiero, egli costituisce una delle figure più interessanti e influenti della storia della filosofia politica.

La sua opera più importante, “Six livres de la Republique”, fu scritta nel 1576, a distanza di quattro anni dal massacro di San Bartolomeo. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, infatti, migliaia di Ugonotti furono uccisi dalla Lega Cattolica, dopo anni di guerre di religione che stavano dilaniando la Francia.

È proprio in questo periodo che un gruppo di intellettuali, passati alla storia come politiques - tra i quali si distinse Jean Bodin - cominciarono a professare ideali di uguaglianza e di tolleranza religiosa nell'unico modo concepibile dalla loro mentalità plasmata sullo Stato dell'età moderna, monarchico e assoluto.

Con l'idea di prendere le distanze il più possibile dal medioevo e dalla sua società policentrica, Bodin introduce per la prima volta il termine «Sovranità».

La sovranità, assoluta, indivisibile, suprema e inalienabile spetta allo Stato, il quale ha il dovere di porsi al di sopra di partiti o fazioni e ogni credo o istituzione religiosa. Lo stato è garante ultimo della giustizia e unica fonte di legge, unica via per il mantenimento della pace interna e della stabilità. La società diviene così costituita da due soli soggetti politici, suddito/cittadino e potere/sovranità, riducendo il concetto stesso di cittadinanza a niente di più dell'assoggettamento di un individuo ad un sovrano comune.

La riflessione di Bodin procede e lo porta a introdurre alcune limitazioni al potere, che tuttavia continua a definire “assoluto”, come se contemplasse l'esistenza di qualcosa in grado di coesistere con lo stato senza distruggerlo o minarne la sovranità.

Le leges imperii vengono definite come alcune leggi appartenenti al diritto naturale, che sono al di sopra del sovrano e che, se venissero violate, vanificherebbero il concetto stesso di sovranità. Inoltre, approfondisce il discorso sulla proprietà privata, citando Seneca: “Ad reges potestas omnium pertinet, ad singulos proprietas” (“Ai sovrani spetta il potere su tutte le cose, ai singoli la proprietà”). Con questo Bodin introduce un concetto innovativo che risulterà fondamentale per Rousseau, ispiratore dell'Illuminismo e della rivoluzione francese, Locke, padre del liberalismo inglese, e addirittura per Montesquieu, teorico della separazione dei poteri.

Infatti, Bodin non si dimostra mai ostile a teorie liberali o democratiche,ed è anzi uno dei primi a insistere sul fatto che i monarchi non possano tassare i sudditi senza il loro consenso, altrimenti ciò sarebbe equivalente ad una confisca di proprietà privata. Semplicemente, rispetto al suo tempo e al suo luogo, analizzando come la sovranità da lui teorizzata potesse attuarsi attraverso un governo, la monarchia appare come unico veicolo efficace a mantenere la stabilità necessaria alla sua sopravvivenza.

Tolleranza religiosa, separazione di Stato e Chiesa, subordinazione del potere esecutivo rispetto al legislativo, sovranità, sì, ma opportunamente limitata; con queste considerazioni Jean Bodin ci lascia molto riflettere sul confine, spesso segnato in maniera troppo netta, tra assolutismo e costituzionalismo.