di Lorenzo Bonaguro

IL GOLLISMO

«Quando voglio sapere cosa pensa la Francia, lo chiedo a me stesso»

Charles de Gaulle

Il gollismo non fu mai una dottrina politica precisa e coerente. Lo stesso uomo da cui prende il nome, Charles de Gaulle - generale simbolo della Resistenza francese e primo Presidente della V° Repubblica francese dal 1959 al 1969 - criticò più volte l’uso di questo termine. Il gollismo, infatti, non indica un pensiero bensì un particolare modo di porsi, un approccio pragmatico tenuto da De Gaulle in merito alle questioni che si trovò a fronteggiare nel corso della sua carriera politica; si potrebbe dire che fosse un tratto tipico della sua personalità, e quindi irripetibile da altri, benché moltissimi politici e partiti francesi abbiano provato e provino tuttora, con scarso successo, ad ispirare la propria linea politica su questo modello.

Poiché il gollismo non fu un pensiero politico con solidi fondamenti ideologici o filosofici, al suo nucleo vi erano pochi concetti chiave, tra cui l’idea del ruolo della Francia nel mondo secondo de Gaulle. Nella sua visione, l’obiettivo supremo della politica estera doveva essere riportare la Francia al ruolo di grande potenza, leader nel mondo e portatrice di grandi valori rivolti a tutta l’umanità. D’altronde, la storia aveva già dato prova di questo speciale ruolo della Francia. Date queste premesse, De Gaulle era politicamente stizzito dinnanzi a un sistema internazionale bipolare dominato da due superpotenze diverse dalla Francia: numerosi furono gli scontri con i presidenti americani J.F. Kennedy e L.B. Johnson.

Un altro punto fondamentale e necessario per il precedente era compattare e tenere unito il paese e tutte le sue forze sociali ed economiche dietro un leader forte e carismatico. De Gaulle, in sostanza, propone un modello in cui il popolo francese fosse, o almeno si sentisse, connesso direttamente a lui; a questo scopo venne introdotta nel 1965 l’elezione presidenziale con suffragio universale diretto. Ciò ebbe due conseguenze: da un lato la Repubblica acquisì dei tratti marcatamente presidenziali, dall’altro il Presidente non lesinò sull’utilizzo di referendum. Importantissimo fu il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del Presidente rispetto alla precedente Terza Repubblica. Celebre invece è rimasta la sua battuta riguardo il primato del presidente «Non utilizzate l'espressione "capo di governo" per parlare del primo ministro. Il capo del governo sono io. Il primo ministro è […] sotto la direzione e la responsabilità del presidente».

Dal punto di vista economico il gollismo puntava alla “terza via”: De Gaulle, infatti, rifiutava il comunismo e il liberismo classico in favore di una politica economica basata sui principi keynesiani. Sul piano sociale invece, De Gaulle auspicava il superamento dell’individualismo e della lotta di classe, poiché considerati di divisione, giacché sosteneva che la Francia fosse storicamente un Paese difficile da governare: «Come si può governare un paese che ha duecentoquarantasei varietà differenti di formaggio?»

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

Gaetano Quagliarello, “De Gaulle e il gollismo”, Il Mulino, 2003

Riccardo Brizzi, Michele Marchi, “Charles de Gaulle”, Il Mulino, 2008