di Nikola Hristov

Alain De Benoist e le nuove destre


Il “padre” della Nouvelle Droite


Alain De Benoist è il fondatore della Nouvelle Droite (Nuova Destra), un movimento culturale e politico. Già dal nome si capisce che vuole smarcarsi da qualcosa di antecedente, da una vecchia destra, che è la destra classica, nazionalista, neofascista, come per esempio fu l'MSI in italia. Secondo Piero Ignazi, politologo esperto di destre europee, questi movimenti nuovi "Non sono una rivalutazione del mito palingenetico del fascismo, essi offrono una risposta ai conflitti della società contemporanea”.

Alain de Benoist, filosofo e giornalista francese nato nel 1943, durante il corso della sua vita vive l'approccio politico in due fasi diverse. Nella prima parte, il periodo giovanile, si dedica alla causa dell'estrema destra in modo attivo, facendo politica militante all'interno di movimenti neo nazisti. Durante gli anni ‘60 vivrà anche un periodo di latitanza in Italia dove entrerà in contatto con un movimento di estrema destra molto simile a quello in cui militava in Francia, che è Ordine Nuovo, un movimento nato dalla diaspora di alcune personalità dall'MSI perchè colpevole di non rappresentare più le istanze fasciste.

Nella seconda fase della sua vita politica, invece, darà vita a quella che è appunto la Nuova Destra. Il contesto dove nasce questo movimento è il motivo per il quale il movimento nasce. Prende forma in Francia alla fine degli anni ‘60 perchè è proprio in Francia che manca una cultura politica di destra che vada oltre Charles De Gaulle. Dalle elezioni non uscirà neanche un seggio di rappresentanza parlamentare per partiti che si rifanno alla destra reazionaria e sarà De Gaulle a monopolizzare tutta la galassia di destra portandola su istanze moderate. Tutto questo favorito anche dal rifiuto e dall'avversione culturale della società francese verso gli ambienti di estrema destra rappresentati dall’opinione pubblica come traditori della patria per via del collaborazionismo di Vichy con i nazisti. Paradossalmente, solo in Italia sarà presente in parlamento una rappresentanza degli ideali fascisti e di estrema destra (MSI).

De Benoist, con altri studiosi e pensatori, fonderà nel 1968 un centro di ricerca denominato GRECE (Gruppo di ricerca e di studi per la civiltà europea), in sostanza un think thank che si dedicherà a rivoluzionare il pensiero della destra francese e europea.

La strategia elaborata dal GRECE negli anni 70’ parte dal progetto metapolitico di egemonia culturale di Antonio Gramsci e sposta il campo di azione della politica da quella militante, tipica dell’estrema destra, a quella culturale, con l’obiettivo di porre solide basi filosofiche da tradurre in linguaggio politico e attuare in tal modo una radicale revisione dell’intero apparato dottrinario della destra tradizionale.

Questa è la seconda vita politica di Alain De Benoist che si allontanerà sempre di più dai discorsi phamplettistici tipici dell'estrema destra per assumere sempre più un tono accademico e universitario, sviluppando obiettivi enciclopedici estranei alla destra francese di allora. I membri del GRECE intendono - attraverso l'attività di circoli e grazie alle numerose pubblicazioni - creare una nuova filosofia e una nuova concezione del mondo nella quale confluire i propri ideali. Tutti i suoi promotori e collaboratori provengono da esperienze neo fasciste/neo naziste, come per esempio dal movimento Jeune Europe, del quale farà parte anche un volto noto della politica italiana dei primi decenni del 2000, Mario Borghezio.


La Nuova Destra


Quello che il GRECE si prefissa come obiettivo è la necessità di ottenere l’egemonia culturale, principalmente controllata dalla sinistra all’indomani della seconda guerra mondiale. Anche in Italia, la gran parte delle figure culturalmente più importanti, studiosi, accademici, intellettuali, ovvero figure che formano la coscienza culturale di una società, erano nettamente sbilanciate su posizioni marxiste o liberal-progressiste. Nella galassia della destra politica e intellettuale persisteva invece una carenza culturale, si dava più importanza all’azione rispetto alla produzione di idee.

In questo scenario, Alain De Benoist, inizia una battaglia metapolitica, intendendo con metapolitica quell’insieme di valori che non rientrano nel campo della politica nel senso tradizionale del termine, ma che hanno un’incidenza diretta sulla stabilità del consenso sociale gestito dalla politica. Fanno proprio il concetto di egemonia culturale di Antonio Gramsci, non con una chiave di lettura ideologica ma prettamente metodologica.

Un altro degli obiettivi della dottrina neodestrista è l’abolizione dell’istituzione “Stato”, o almeno l’allentamento della sovranità statale in favore delle regioni etnicamente e culturalmente ben definite. La regione è la vera patria di un popolo e ogni popolo deve mantenere, difendere, coltivare le proprie differenze etniche. Ritornerà in auge l’idea della regione come unico baluardo sia contro il dilagante “american way of life”, che cancella le differenze culturali e etniche dei vari popoli europei, e dall’altro al comunismo. La nuova destra identifica nella piccola patria locale, cioè la Regione, il soggetto che serve ad arrestare il processo di omologazione dei popoli. La nuova destra è infatti anti-universalista e condanna il giudeo-cristianesimo per lo stesso motivo per il quale condanna l’illuminismo e ideologie e dottrine come il liberalismo, socialismo e comunismo.

Sul piano antropologico sviluppano un idea fondata sul concetto di diversità naturale. Ogni uomo nasce diverso sia per potenzialità che per caratteristiche. Ogni uomo quindi avrà un destino diverso da quello di un altro, c’è chi è destinato a dominare e chi a essere dominato, in contrasto agli ideali egualitari promossi dagli illuministi.

Tuttavia, il fardello più pesante che la destra del secondo Novecento si porta dietro sono le accuse di razzismo. Ecco che anche su questo concetto si cerca di sviluppare un idea nuova. Il GRECE passa dal classico razzismo biologico-spirituale, di stampo suprematista, che attua una gerarchizzazione tra delle categorie umane in base a diversità biologiche, ad un nuovo concetto di differenzializzazione etno-culturale, iniziando a parlare anche di un diritto alla differenza. Al differenzialismo viene aggiunta anche l’idea di uno “sviluppo separato" delle varie comunità differenti presenti su un determinato territorio.

L’immigrazione, e di conseguenza le società multietniche, secondo loro, indeboliscono un popolo fino a distruggerlo, ed è quindi un fenomeno da combattere.

I concetti di razza e sangue vengono modernizzati e sviluppati in etnia, cultura, storia, tradizione, radici. Il diritto alle differenze, secondo molti sociologi, è solo un’evoluzione del razzismo classico perchè anche in questo caso la discriminazione permane. Al posto di argomenti biologici vengono usati argomenti culturali per alimentare odio e animare stereotipi e pregiudizi.

Sul versante religioso si preferisce adottare il paganesimo come collante sociale, proprio come fu nel Terzo Reich. Questa scelta si fonda sul pensiero dei filosofi, intellettuali, giuristi che hanno dato vita alla rivoluzione conservatrice del 1920 nella repubblica di Weimar, movimento di intellettuali che hanno in parte conferito legittimità al partito nazional-socialista.

In Italia è facile cogliere nella prima Lega, la Lega Nord, alcune di queste caratteristiche. Per esempio il paganesimo oppure l’etno-regionalismo padano.


LETTURE E APPROFONDIMENTI


  • "La nuova destra in Europa: il populismo e il pensiero di Alain De Benoist" di Matteo Luca Andriola.