La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

LUCA MATTEI
JURIS

LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

«Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono»

(Georg Wilhelm Friedrich Hegel)

Eleanor Roosevelt
Eleanor Roosevelt

L’esistenza di una legge preesistente e superiore a quella strettamente umana è un’idea antica e trova le sue radici nella filosofia antica e nel pensiero medievale. Anche in seguito al processo di secolarizzazione del diritto, l’idea di una legge universale, precedente e sovrastante le leggi umane, non venne abbandonata. Grazie all’opera di giuristi eminenti, come Ugo Grozio o Emmerich Vattel, la nozione di diritto naturale - ossia un diritto considerato logico e valido per l'umanità intera, dunque garanzia anche nei confronti dello Stato - cominciò a prendere il posto del diritto divino nelle università europee. Questa corrente di pensiero, chiamata giusnaturalismo, nonostante si presentasse come innovativa in diversi aspetti, mostrò ben presto i suoi limiti. Queste idee, seppur sempre più diffuse e accettate, ebbero una portata meno rivoluzionaria di quanto non potesse sembrare all’apparenza, dal momento che, nella pratica, quei diritti furono riconosciuti completamente soltanto ad una stretta minoranza dell'umanità. Il principio di autodeterminazione, figlio primogenito del diritto naturale, venne nella pratica riconosciuto esclusivamente alle nazioni e agli individui di Europa e Nord America. I popoli colonizzati dell’Asia, dell’Africa e dell’America centromeridionale, erano condannati a sottostare al giogo coloniale e, spesso, ridotti in schiavitù.

Soltanto un secolo e mezzo dopo l'abolizione della schiavitù nel Regno Unito (1807) e a seguito della seconda guerra mondiale, gli orrori vissuti durante il conflitto fecero emergere nella popolazione mondiale una forte volontà di porre un limite al potere, altrimenti incontrollato, degli Stati. Questa volontà si tradusse nell’approvazione di uno storico strumento giuridico internazionale, intitolato “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, promosso dalla neonata Organizzazione delle Nazioni Unite e firmato a Parigi il 10 dicembre 1948. I diritti contenuti in questo trattato si differenziano dalla precedente esperienza giusnaturalista essendo il prodotto di un reale confronto tra tutti gli attori della politica internazionale. Questa interazione ha permesso alla Dichiarazione Universale di essere un documento di respiro globale e di ottenere grande consenso, anche se non unanime. L’Unione Sovietica, infatti, dopo una prima adesione al progetto, entrò in rotta di collisione con i rappresentanti statunitensi a causa di alcuni punti apparentemente inconciliabili. Un esempio particolarmente significativo dello scontro è il fatto che gli Stati Uniti, insieme ad altri paesi europei quali Inghilterra e Francia, non volessero inserire nella Dichiarazione il principio di autodeterminazione dei popoli, temendo per il futuro dei loro imperi coloniali, mentre per l'URSS tale principio era irrinunciabile. Allo stesso tempo, la Russia di Joseph Stalin non poteva accettare tutti i diritti civili e politici di matrice democratica occidentale, contenuti nel trattato. Questa situazione di stallo venne superata solo con l’abbandono della Commissione Redigente da parte dei rappresentanti sovietici, anticipando a tutti la cortina di ferro. Su altri fronti la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo riuscì a raggiungere risultati più promettenti, comprendendo al suo interno istituti giuridici esterni alla tradizione europea. Per fare un esempio, all’Art.8 della Dichiarazione troviamo espresso il diritto ad una tutela giuridica effettiva, altrimenti conosciuto in America Latina sotto il generico nome di Amparo:

“Art.8 - Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge”.

Questo istituto, ha finito per avere un’influenza dirompente in Europa e in Nord America, in quanto, come corollario del principio di uguaglianza di fronte alla legge, riuscì a far venire meno molti dei secolari privilegi occidentali. I risvolti pratici, furono innumerevoli e sono percepibili ancora oggi. Le nostre attuali legislazioni che garantiscono un avvocato d’ufficio, ad esempio, sono un derivato di tale principio.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non è un trattato legalmente vincolante ed è opinione comune che sia stata ampiamente superata con il passare del tempo da altre grandi convenzioni sui diritti umani. Tuttavia sarebbe un grave errore sottovalutarne l’importanza, perché fu proprio con questo documento che nacque quel filone del diritto internazionale, denominato non casualmente Neo-Giusnaturalismo, che vede riconosciute la dignità e la vita umana come valori fondamentali ed universali, “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

Dichiarazione universale dei diritti umani: http://www.privacy.it/archivio/diruomo.html

Antonio Cassese - "I diritti umani nel mondo contemporaneo"