di Lorenzo Bonaguro

IL TRATTATO DI BENGASI

- Berlusconi: «Chiudere definitivamente la pagina del passato»

- Gheddafi: «Aprire le porte a una futura cooperazione e partnership»

Da quando il colonnello Mu’ammar Gheddafi prese il potere in Libia nel 1969, i rapporti fra Italia e la Libia non sono mai stati completamente sereni a causa della politica estera aggressiva tenuta dal Rais nei confronti dello Stato italiano. Nonostante gli stretti rapporti diplomatici e soprattutto economici fra i due paesi non furono mai realmente interrotti, una vera fase di distensione ebbe luogo soltanto nel 2004 quando, a seguito della rinuncia di Tripoli al programma di armamenti nucleari, l’Italia ed altri paesi occidentali posero fine all’embargo attivato nel 1992. Da allora, fino alla firma del Trattato del 2008, furono stipulati vari accordi di portata minore che segnarono un riavvicinamento lento ma costante e sostenuto da tutti i governi italiani succedutisi in quegli anni. Al momento della firma del Trattato di Bengasi, avvenuta nell'estate 2008, Silvio Berlusconi aveva da poco vinto le elezioni politiche e risultò come l'attore più visibile, al quale venne riconosciuto il risultato ottenuto.

Il testo è composto da tre parti più un preambolo, il quale sottolinea l’importanza reciproca dei due paesi ed il ruolo di primo piano che entrambi potrebbero svolgere nelle rispettive organizzazioni regionali, l’UE e l’Unione Africana. In più passaggi viene rimarcato lo «speciale e privilegiato» legame che li lega. Gheddafi ottenne anche un’esplicita condanna del passato coloniale italiano.

Nella prima parte dell'accordo vengono enunciati i principi generali, quali ad esempio il rispetto per il diritto e la legalità internazionale. Particolarmente rilevanti sono gli articoli sulla non ingerenza e sul rispetto della reciproca sovranità, poiché all’epoca era ancora aperta la questione del Golfo della Sirte: acque internazionali per gli occidentali, acque territoriali per i libici. Un altro articolo molto importante riguarda il rispetto dei diritti umani:« Le Parti, di comune accordo, agiscono conformemente alle rispettive legislazioni», ciò ovviamente permise alla Libia di non modificare in meglio la sua condotta al riguardo.

La seconda parte, intitolata «chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi» è quella più impegnativa per l’Italia: essa si assume l’impegno di investire in progetti strutturali di base in Libia per un valore complessivo di 5 miliardi di euro, distribuiti nell’arco di 20 anni. Questi fondi non vengo assegnati direttamente a Tripoli ma rimangono gestiti interamente da aziende italiane. Inoltre alle società legate agli idrocarburi, Eni in primis, viene addossata un’imposta sul reddito della società. Roma si impegnò anche a investire per «iniziative speciali a beneficio del popolo libico». La questione delle riparazioni per gli esuli italiani non fu nemmeno sollevata.

La terza e ultima parte riguarda il partenariato. Viene affrontato il problema dell’immigrazione, vero nodo centrale delle trattative e obiettivo ultimo del governo italiano. L’Italia si impegna a fornire alla guardia costiera libica tutti i mezzi necessari per fermare il traffico di esseri umani senza dover intervenire con i propri uomini. Tuttavia questa parte è anche la più incerta poiché ha una natura programmatica e quindi è in balia delle decisioni contingenti dei due governi.

A seguito dell’intervento militare in Libia del 2011, avvenuto sotto l’egida dell’ONU e condotto materialmente dalla NATO, e del conseguente cambio di regime, la diplomazia italiana si trovò di fronte ad un problema di difficile soluzione: il trattato del 2008 era ancora valido? Potrà essere riattivato - opzione possibile per i trattati commerciali - alla fine di un periodo di guerra fra i contraenti? Parti del trattato hanno natura esplicitamente politica, e quindi sono ripudiabili, mentre altri sono di stampo maggiormente economico. In ogni caso, prima il governo di transizione, poi quello attuale capeggiato da Serraj, non si sono dimostrati intenzionati a riesumare il Trattato di Bengasi.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

- G. Mammarella, P. Cacace: “La politica estera dell'Italia: dallo Stato unitario ai giorni nostri”, Editori Laterza, 2008.

- N. Ronzitti: “Il trattato Itali-Libia di amicizia, partenariato e cooperazione”: http://www.iai.it/sites/default/files/pi_a_c_108.pdf