di Luca Mattei

IL MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA CROCE ROSSA E DELLA MEZZALUNA ROSSA


Le organizzazioni umanitarie della Croce Rossa, che oggi quasi tutti conosciamo, hanno una storia lunga e difficile alle spalle: sono nate più di un secolo fa, dopo la metà dell’Ottocento, in un contesto di grande attrito politico. In quel periodo, molti Stati dominati da potenze straniere erano percorsi da appassionati sentimenti indipendentisti e irredentisti; ad esempio, in Italia si faceva sempre più decisa e grave la volontà di emancipare la penisola dalla dominazione borbonica e austriaca. Questa grave tensione, unita a un inarrestabile sviluppo bellico, culminò in alcune delle più sanguinose battaglie del secolo. Tra le più tragiche vi fu la Battaglia di Solferino del 1859, combattuta nel contesto del Risorgimento italiano, dove la tremenda violenza degli scontri e la disorganizzazione del personale medico durante gli scontri colpì Jean Henry Dunant, un imprenditore svizzero che era stato coinvolto nel conflitto quasi per caso.

Dunant, una volta tornato ai suoi affari, si fece promotore della creazione di un movimento internazionale in grado di coordinare e promuovere un sistema sanitario e una soglia minima di diritti anche in tempo di guerra, in modo da arginare la possibilità che orrori come quelli che aveva visto in Italia potessero ripetersi. Sostanzialmente: si trattava di spingere gli eserciti a porre in essere conflitti meno disumani, imponendo, solo per fare un esempio, il divieto di colpire militarmente la popolazione civile. L’obiettivo, per l’epoca, sembrava quasi irraggiungibile: gli Stati nazionali erano gelosi della propria indipendenza e sistematicamente diffidenti verso le altre nazioni. Si narra, infatti, che quando Henry Dunant, insieme ai suoi collaboratori – il c.d. “comitato dei cinque”- parteciparono alla prima Conferenza di Ginevra del 1864, dove si discusse di questo nuovo “diritto umanitario”, la parte più difficile fu far accettare ai vari rappresentati dei governi il principio di neutralità del personale medico sul campo di battaglia, ossia il diritto del personale medico a non essere bersaglio di azioni militari o rappresaglie in quanto, per l’appunto, neutrali.

Nonostante le resistenze, la Conferenza fu un innegabile successo: vi parteciparono solo 16 paesi, ma solo venti anni dopo gli Stati aderenti erano già diventati 170. Da questa esperienza nacque il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Il neo-nascente “diritto umanitario”, o anche chiamato “diritto in bellum”, verrà successivamente aggiornato e ampliato da molte altre Convenzioni.

Degna di nota la vicenda degli Stati Uniti: il governo statunitense, dapprima scettico sull’operato del Comitato della Croce Rossa, finì per aderire alle Convenzioni ginevrine grazie all’attivismo di Clarissa Harlowe Barton, prima presidentessa della Croce Rossa Americana nel 1881.

Da un punto di vista organizzativo la Croce Rossa si articola come un sistema decentrato: vi è una società nazionale della Croce Rossa per ogni Stato aderente, in modo da sviluppare un sistema più collaborativo e rispettoso della sovranità degli Stati nazionali, sempre gelosi della loro indipendenza. Nel 1919 assistiamo, però, a un cambio di marcia: viene proposto di utilizzare la Croce Rossa anche al di fuori del contesto bellico, per attività civili e umanitarie in tempo di pace. Con questo obiettivo le varie società nazionali della Croce Rossa vengono federate in una nuova istituzione, la Lega delle Società della Croce Rossa, poi Federazione delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa nel 1991. La Mezzaluna Rossa, viene utilizzata al posto della Croce Rossa per rispetto verso il credo religioso dei paesi di fede musulmana. Il Comitato e la Federazione della Croce Rossa insieme vengono definiti come il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.

In questo sistema non vengono prese in considerazione le vittime di disastri naturali: terremoti, inondazioni, incendi e tempeste erano visti come problematiche eminentemente interne. Tuttavia, nel secondo dopoguerra, alla Croce Rossa e alla sua Federazione viene affidato il delicato compito di assistere anche le vittime e i profughi colpiti da calamità naturali. Quest’ultimo quadro normativo è relativamente recente e ancora non è stato sufficientemente consolidato. Quindi, non ci sono – perlomeno per il momento – trattati internazionali universali che trattino le conseguenze delle catastrofi naturali con lo stesso impegno e la stessa profondità del diritto umanitario delle Convenzioni di Ginevra. Infatti nel 2007 la Croce Rossa occupandosi di “Disaster Law” ha varato delle Guidelines, uno strumento di soft-law e quindi non legalmente vincolante, con lo scopo di indirizzare gli Stati aderenti la Federazione verso l'adozione di alcune buone prassi.

L’azione del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa si basa su quattro pilastri: il principio di umanità, in quanto l’azione della Croce Rossa nasce con lo scopo di proteggere la vita, la salute e promuovere il rispetto verso l’essere umano; il principio di imparzialità, in quanto l’assistenza deve essere fornita senza discriminazioni, ma solo in base alla necessità, dando priorità al caso più grave fino al più lieve; il principio di neutralità è cardine dell’azione del Movimento della Croce Rossa, in quanto il personale sanitario per poter operare in sicurezza non può prendere parte alle ostilità; e, infine, il principio di indipendenza, corollario del precedente principio di neutralità, il Movimento, chiaramente, opera complementarmente alle autorità nazionali, ma deve sempre mantenere una propria autonomia.


LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- C.Cipolla, "Le vittime della Grande Guerra e il ruolo della Croce Rossa Italiana", Laboratorio Sociologico, (2019).