di Andrea Bernabale

LA RIPRESA ECONOMICA: IL PIANO MARSHALL


«Il solo modo in cui gli esseri umani possono vincere una guerra è prevenirla.»

- G. Marshall -


Per fronteggiare la potenziale espansione del comunismo in Europa e risollevare il vecchio continente dalla miseria causata da quasi sei anni di guerra, nel 1947 gli Stati Uniti vararono un massiccio programma di aiuti economici: il piano Marshall.

Facciamo, però, un piccolo passo indietro. Nell’immediato dopoguerra, la “ricostruzione” era un imperativo per gli europei, ma questa ripresa tardava ad arrivare. Milioni di occidentali sperimentavano la fame, la disoccupazione, la bassa produttività industriale, la povertà. Per certi versi la guerra sembrava non essere mai finita.

Eppure le proposte politiche non mancavano: in un clima di frustrazione e scoramento generalizzato, i partiti comunisti e socialisti si rivelavano un grande polo di attrazione per chi era in cerca di risposte, come in Italia o in Francia, che svilupparono presto i partiti comunisti con più consensi nell’Europa occidentale.

Tuttavia, a comprendere l’antifona che vi fosse un filo conduttore tra difficili condizioni economiche ed estremismo politico non furono solo i partiti, ma vi fu anche una risposta esterna degli statunitensi, che avevano ben capito questa dinamica. Solo eliminando fame e miseria si sarebbe potuto togliere terreno fertile all’espandersi dell’influenza sovietica.

Si prospettava allora l’idea di creare un grande spazio economico liberale in Europa, che avrebbe consolidato l’amicizia tra gli USA e gli Stati europei e allo stesso tempo avrebbe spazzato via le condizioni che rendevano favorevole il fiorire di partiti comunisti sempre più ricchi di consensi.

Questo progetto trovò ben presto un nome, quello di “European Recovery Program” (ERP) o più semplicemente piano Marshall, in onore del Segretario di Stato che lo aveva ideato, sebbene con la collaborazione del Sottosegretario Dean G. Acheson.

Era un piano economico senza precedenti e, nelle intenzioni di Marshall, sarebbe stato essenziale coinvolgere anche la Germania, ricostruirla, fino a renderla nuovamente una potenza industriale, il cuore pulsante dell’Europa. Poi ebbe un’altra intuizione: coinvolgere nel piano di aiuti anche l’Unione Sovietica e i suoi Stati satellite, al fine di non dare l’impressione che il piano fosse stato varato in una funzione anti-sovietica e, molto probabilmente, estendere l’invito avrebbe significato assoggettare questi Paesi al potere economico statunitense, fino a convertirli al capitalismo. Tuttavia, Marshall non si aspettava che l’invito sarebbe stato accettato dal momento che avrebbe comportato anche un massiccio acquisto sovietico delle esportazioni statunitensi e condivisione di dati economici. Così fu, l’invito fu rigettato dai sovietici.

Il ministro degli esteri sovietico Molotov denunciò e definì il piano come uno strumento imperialista e anti-sovietico e avvertì che se la Germania fosse stata coinvolta e rianimata allora il continente sarebbe stato diviso.

In realtà stati satellite come la Polonia, l’Ungheria, la Romania o la Cecoslovacchia mostrarono interesse per il programma di aiuti, ma le pressioni sovietiche su questi Stati si imposero facilmente e fu varato un piano speculare e alternativo a quello Marshall: il piano Molotov.

Il modo in cui il piano Marshall contribuì alla ricostruzione fu principalmente mediante la fornitura di capitali, cibo, materie prime e macchinari per l’industria. Indirettamente, favorì anche la ripresa economica di Stati che non aderivano al piano ma che beneficiavano dell’espandersi del commercio internazionale e dalla crescita della domanda di beni, conseguenza dell’aumento del potere di acquisto degli Stati beneficiari degli aiuti del piano. In termini finanziari, i più grandi beneficiari diretti degli aiuti furono Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania Ovest e Olanda, ed effettivamente in questi Stati il consenso comunista si riuscì a contenere. Tra il 1948 e il 1952 un ammontare approssimativo di circa 13.5 miliardi di dollari rivitalizzarono l’intera Europa occidentale.

Il piano fu anche, in un certo qual modo, anticipatore e ispiratore della futura Comunità Economica Europea (CEE), per la quale diversi Stati europei, tra cui l’Italia, sperimentarono un vero e proprio “miracolo economico”. Si era capita l’importanza e i benefici che il libero mercato poteva portare in termini di ricchezza.

Tuttavia, nel 1951, l’inizio della guerra di Corea segnò la fine del piano Marshall: la sicurezza militare prendeva il posto della sicurezza economica.


LETTURE E APPROFONDIMENTI


  • Il Piano Marshall. Alle origini della guerra fredda”, di Bern Steil, Donzelli, 2018