di Adelmo M. Imperi

Totocalcio: il gioco nato nel campo d’internamento

Con l’avvento della società di massa, e altrettanto dei consumi e dello sport, prese sempre più piede il business degli sport popolari. La disciplina che fin da subito fu maggiormente soggetta allo sviluppo di ricchi affari economici fu quella calcistica. Più specificatamente, essa stimolò la nascita delle scommesse sportive attraverso il gioco che in Italia prese il nome di Totocalcio. La storia di questo gioco, oltre ad essere determinante momento di svolta per la società italiana, risulta molto significativa e affascinante: l’ideatore del gioco fu Massimo Della Pergola, egli, nato a Trieste l’11 luglio 1912, giornalista della Gazzetta dello Sport che fu espulso dall’albo da Mussolini nel 1938 perché di religione ebraica. Nel dicembre del 1943, insieme a suo figlio e sua moglie, fu poi costretto a scappare da Trieste e a rifugiarsi a Roma dall’anziana docente Livia Sarcoli che gli mise a disposizione la sua abitazione. La situazione italiana era però in una fase critica dove i nazisti stavano seminando il terrore. Per Della Pergola rimanere a Roma avrebbe significato morte certa, per cui dopo una breve permanenza nella residenza della Sarcoli, l’ex giornalista espatriò in Svizzera a Pont de la Morge, vicino le rive del Rodano e rimase nel campo profughi, che prendeva però le sembianze di un campo d’internamento. Nel campo, Della Pergola era solo un numero, il 21.915 per l’esattezza, ed era addetto ai lavori di realizzazione e manutenzione dello sterro. Così, per cercare di evadere con la mente da quella drammatica situazione in cui si trovava, cominciò a riflettere sulla realizzazione di un progetto: creare un’organizzazione capace di assicurare allo sport italiano i finanziamenti necessari alla sua rinascita e al suo sviluppo. Alla base dell’iniziativa ci sarebbe stata quella peculiarità che psicologicamente attrae in maniera irrefrenabile l’uomo, la scommessa. Con il passare del tempo le sue non divennero più solo delle riflessioni, ma iniziò a concretizzare la sua idea con una serie di appunti, intuizioni e calcoli che vennero trascritti su dei fogli di carta e custoditi in maniera accurata in una cartellina con disegnata sopra una vistosa “P”. Il progetto si ispirava ad alcuni concorsi a pronostici già esistenti in Inghilterra, Svezia e Svizzera, ma le caratteristiche del gioco furono modificate per renderlo più compatibile al tipo di campionato che si sarebbe dovuto svolgere in Italia e soprattutto alla mentalità particolare dei giocatori italiani. Si trattava, in definitiva, di prevedere il risultato di dodici partite scrivendo su una schedina i segni “1” “X” “2” che rappresentavano rispettivamente all’interno di ogni partita la vittoria della squadra di casa, il pareggio e la vittoria della squadra in trasferta. Nell’estate 1945, finita la guerra, Massimo Della Pergola ritornò in Italia con il suo progetto curato nei minimi particolari e la ferma determinazione a realizzarlo. Il primo grosso ostacolo fu però quello di trovare i fondi necessari per dare l’avvio all’iniziativa. L’ex giornalista si mobilitò per chiedere dei prestiti e di cercare degli eventuali soci, ma quando andava a proporre il progetto veniva considerato un folle e la sua idea irrealizzabile. Nonostante i continui rigetti, Della Pergola perseverò e alla fine riuscì a fondare la SISAL (Sport Italia società a responsabilità limitata, senza la “R” in quanto secondo lui rendeva la sigla poco orecchiabile)”. Suoi soci divennero Fabio Jegher e Geo Molo, due giornalisti svizzeri che Della Pergola aveva conosciuto durante il suo internamento in Svizzera.

Capitale iniziale della società? trecentomila lire, centomila a socio. A quel punto Della Pergola e i suoi soci avviarono le procedure burocratiche per ottenere dal ministero dell’Interno e dal ministero delle Finanze l’autorizzazione per la gestione del gioco. Vinta anche la battaglia della carta bollata, per i tre giunse il momento di assicurarsi degli appalti che tuttavia stentavano ad arrivare. All’orizzonte c’era però l’allora presidente del CONI Giulio Onesti che aveva seguito attentamente le vicende di Della Pergola e dove gli altri videro un folle, lui ci identificò un genio e si rese immediatamente conto che il progetto Totocalcio poteva essere la chiave per far ottenere al CONI la sua indipendenza economica che in quella fase Onesti cercava. Fu così che Onesti contattò Della Pergola e il 17 gennaio 1946 fu firmato un contratto di appalto tra il CONI e la SISAL; raggiunto l’accordo per il gioco, Onesti prese i contatti con l’allora presidente della FIGC Ottorino Barassi e insieme firmarono un contratto che prevedeva percentuali sugli incassi sia per il CONI sia per il Ministero delle Finanze. Dopo questa serie di accordi plurilaterali tra SISAL, CONI, FIGC e Stato, il 5 maggio 1946 fu lanciato ufficialmente il primo concorso a pronostici e il sogno di Della Pergola iniziato in quel campo in Svizzera divenne finalmente una concreta realtà destinata ad un grande futuro. Il concorso si diffuse notevolmente facendo rientrare nelle casse del CONI decine di milioni di lire che permisero all’ente di poter pagare gli stipendi ai dipendenti e di rifondare l’organo decisionale. Fino agli inizi del ventunesimo secolo il Totocalcio dominò la scena delle scommesse sportive, attualmente invece il suo fascino è calato a fronte di nuove formule di scommesse che però si ispirano profondamente al rivoluzionario progetto messo a punto dal giornalista triestino ormai entrato nel novero dei geni dello sport moderno.