di Adelmo Maria Imperi

La pioniera di un mondo nuovo: La Gazzetta dello Sport


Quello della stampa periodica era un fenomeno in imponente sviluppo, ma comunque già radicato nella società europea da almeno tre secoli. Diverso era il discorso dello sport, nuova pratica prettamente legata alla moderna società di massa. La nascita della stampa sportiva fu una delle novità più caratteristiche della modernità, almeno dal punto di vista giornalistico. Peraltro tale nascita si legò intimamente con la diffusione dello sport in sé.

Senza la presenza di pratiche sportive popolari non sarebbero ovviamente mai nati giornali a tiratura nazionale con la funzione di informare su notizie sportive, ma è vero che gli sport divennero di massa grazie all’operato dei giornali sportivi. Per entrare nel merito si può liberamente dire che “La Gazzetta dello Sport”, fondata il 3 aprile 1896 dall’avvocato Eliso Rivera e dal giornalista Eugenio Camillo Costamagna, fu senza dubbio il periodico più importante. Fu, infatti, la “Rosea” la prima a lanciare delle iniziative e ad invocare anche per i giornali sportivi la velocità e lo stare al passo coi tempi. Emblematico, fu il primo articolo del giornalista, in arte Magno, Eugenio Camillo Costamagna:

“Per trattare quindi lo sport bisogna sentirsi in grado di correre coi tempi, prevedere, arrivare. I giornali sportivi non devono soltanto fornire le notizie, commentare il progresso, registrare il successo, no, essi devono predire, correre l’alea stessa di tutte le cose di questo fine di secolo, devono arrivare. Arriveremo? Modestamente osiamo sperarlo, ad ogni modo non sarà certo da parte nostra che finiranno volontà e tenacia di propositi.”

Il giornale ebbe subito un gran successo. La prima edizione superò le 20 mila copie vendute surclassando così gli altri fogli sportivi che in quel periodo circolavano. Il 4 settembre 1896 fu deciso di cambiare il colore della cartastampata, passando dal giallo al verde chiaro. Dopo questa esperienza si decise di tornare al classico bianco, colore che però fu abbandonato per dar spazio, il 2 gennaio 1899, allo storico colore, tuttora in uso, rosa. Ai lettori, l’annuncio di questo cambiamento fu dato il 27 dicembre 1898, nel medesimo anno in cui fu introdotto dalla Gazzetta il suo primo inserto illustrato: “Supplemento mensile illustrato”.

Il successo della Gazzetta è comprovato dalla tiratura alla fine dell’anno, che salì a 36 mila copie vendute, diventando così uno dei giornali più letti in Italia in senso assoluto.

Tuttavia, con lo sport che iniziava a diventare un vero e proprio fenomeno di massa, e con la fama che continua ad aumentare, la “Gazzetta dello Sport” si trovò a dover affrontare dei cambiamenti importanti. Anche se la redazione della “Rosea” fu da subito un esempio di professionalità e competenza, specie dopo l’ingresso in redazione di Armando Cougnet, c’era comunque bisogno di rendere il giornale, come scriveva lo storico dello sport Paolo Facchinetti, ancora più capace di valorizzare la dimensione nazionale:

“La combinazione Costamagna – Cougnet alla fine dell’‘800 è la chiave del successo del foglio milanese. Ma, per completare l’opera mancava ancora qualcosa. “Magno” è un ottimo scrittore, però non ha la tempra del giornalista; così dicasi di Armando Cougnet. Quel qualcosa era Tullo Morgagni, un ingegnoso romagnolo tutto fuoco uscito dal giornalismo politico di avanguardia”.

Nato a Forlì nel 1881, Morgagni, crebbe nel tempo della “macerazione politica” e delle “rivendicazioni sociali”. Da “rivoluzionario schietto”, così come lo definì l’avvocato e suo amico Orazio Marcheselli, lasciò il liceo a 16 anni per concentrarsi sulla politica, passione che lo accompagnò per tutta la vita. Fondò un circolo repubblicano e intraprese, da volontario, la carriera di giornalista politico. Iniziò a lavorare e ad imparare la tecnica del giornalista lavorando per “L’Italia del Popolo”, mostrando immediatamente ottime doti di scrittore.

Sulla tecnica di scrittura di Morgagni si espresse il direttore, dal 1900 al 1904, de “L’Italia del Popolo” Innocenzo Cappa: “Ecco la tecnica di Tullo Morgagni: amore ed azione. Le due forze motrici di ogni cosa bella”

Cappa intendeva suggerire che nella personalità di Morgagni fosse presente quel dinamismo, che cominciò a permeare anche la redazione della “Gazzetta dello Sport” quando da giovanissimo, nel 1903, ne divenne capo redattore. Morgagni introdusse una nuova modalità di costruzione della notizia, in particolare con l’uso delle prime illustrazioni. Ma l’intuizione più importante che ebbe per incrementare le vendite, consisteva nell’ampliare i campi di competenza del giornale. Si rese conto che per ottenere un maggior numero di lettori era necessario anche spogliarsi dal ruolo di giornalista, uscire dal giornale e dedicarsi alla pubblicizzazione e alla diffusione della pratica sportiva. Riferendosi a Morgagni in merito alle iniziative per rendere lo sport una passione di massa, lo scrittore Corrado Corradini scrisse in uno dei suoi libri: ”riuscì a rendere di fuoco un tema già infuocato di suo”.

Nel 1902 era stata lanciata la prima manifestazione sportiva organizzata da “La Gazzetta dello Sport”: la gara podistica Milano – Monza – Milano. Con l’arrivo di Morgagni lo spirito organizzativo del giornale fu amplificato ulteriormente. Il capo redattore organizzò i primi tre eventi ciclistici ufficiali della storia italiana: il giro ciclistico di Lombardia nel 1905, la Milano – San Remo fondata nel 1907 e l’evento ciclistico per eccellenza che ancora oggi è il più seguito dagli appassionati, il Giro d’Italia fondato nel 1909. La passione intorno a questa disciplina iniziò a crescere diventando sport popolare e nazionale. La Gazzetta fu anche il veicolo di diffusione di quegli sport come il calcio, che avevano dimostrato dopo il debutto “borghese” il loro appeal popolare. Il lavoro di ristrutturazione iniziato da Morgagni, basato sulla sponsorizzazione e sull’organizzazione di pratiche sportive e competizioni, ebbe successo. Le discipline furono sempre più seguite, la passione crebbe e, di conseguenza, le persone iniziarono ad essere sempre più interessate alle notizie sportive: volevano sapere cosa facevano i loro beniamini, volevano leggere la cronaca della partita di calcio giocata, le notizie dal giro d’Italia e volevano vedere le immagini più belle dell’evento sportivo che stavano leggendo e che loro amavano. In altre parole, lo sport era ufficialmente entrato nelle case e nelle teste degli italiani. Ciò permise alla “Rosea” di ottenere sempre più lettori, persino al sud dove anche a causa della particolare arretratezza, la pratica sportiva era decisamente meno sviluppata che al nord. In buona sostanza, la Gazzetta dello Sport fu il primo grande giornale sportivo italiano a dettare la strada di una nuova concezione di sport e di un nuovo modo di approcciarsi ad esso. Da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima da questo punto di vista, l’idea di una informazione sportiva territoriale venne superata da questa nuova concezione. Lo stampa sportiva provinciale era destinata a spegnersi o a ridimensionarsi a fronte di una nuova, lucente e audace stampa sportiva nazionale. La rosea fu lo spartiacque, ma non trascorsero molti anni prima di vedere diverse testate nascere e svilupparsi sulle orme del giornale milanese.