di Adelmo M. Imperi

FUTURISMO, GUERRA E SPORT

STORIA DI UN’AVANGUARDIA NON SOLO ARTISTICA


All’alba del XX secolo, dopo che l’Ottocento era stato all’insegna del Romanticismo, iniziarono a svilupparsi in Europa dei movimenti letterari, artistici e politici detti “avanguardisti”: espressionismo, dadaismo, surrealismo e quello che più assunse carattere politico, il futurismo. Nato in Francia nel 1909, il Futurismo si candidò ad essere un movimento rivoluzionario e a incarnare il senso più profondo delle trasformazioni in corso. Nel manifesto di presentazione apparso su “Le Figaro” il 20 febbraio 1909, i futuristi furono immediatamente espliciti sulle loro intenzioni d’azione:

“Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. Il coraggio, l’audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esaltò, fino ad oggi, l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno … non v’è più bellezza, se non la lotta …”[…]

Quello che i futuristi intendevano fare, era sovvertire la tendenza ideologica costituita dal dominio della ragione intellettuale, che fino a quel momento si era sedimentata in Europa. Essi individuarono nella valorizzazione della muscolarità e del dinamismo gli elementi costitutivi del “mondo nuovo".

Grazie a Filippo Tommaso Marinetti, intorno al 1910, questo movimento vide l’adesione di letterati nazionalisti come Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli, Enrico Corradini, ma anche sindacalisti rivoluzionari come Arturo Labriola e Paolo Orano. Le varie tendenze politiche e la forte radicalizzazione dei suoi membri, rese il Futurismo un movimento patriottico modernista, anticlericale e repubblicano. I vari esponenti affini fecero numerosi interventi in piazze, teatri, giornali e in ogni luogo nel quale fosse possibile la propaganda e durante i quali toccavano degli argomenti particolarmente sensibili per la cultura della società italiana (patriottismo, irredentismo ecc). Ma soprattutto, il Futurismo contribuì a creare diversi miti di massa che, a loro volta, influenzarono la coscienza popolare modificandone le caratteristiche: “giovinezza”, “uomo nuovo” e “tecnologia” in particolare, furono gli argomenti topici che più di tutti svolsero la funzione propulsiva verso questa nuova e coinvolgente ideologia.

Sotto la prospettiva sportiva, risulta chiaro il motivo per cui questi miti si applicassero con facilità alla pratica di una disciplina atletica o all’esercizio fisico.

Nonostante nella prima guerra mondiale furono chiamati alle armi anche gli ultraquarantenni, gli individui maggiormente idonei alla battaglia erano quelli che avevano un’età più giovane. Banale quindi dire che questa era, così come ora, la stessa categoria che alimentava il bacino di “sportivi professionisti” in quel periodo, definiti giornalisticamente “sportsman” e, quindi, più adatti ad intraprendere delle missioni di guerra. Il mito dei giovani, inoltre, ben si accordava e si prestava con l’idea di una nazione giovane, forte, temprata e proletaria. L’avanguardia futurista, che era ben consapevole di questo, dunque, manifestò grande avversione nei confronti dei giornali liberali e culturali considerati espressione del “passatismo”, e prese come modello e riferimento la “Gazzetta dello Sport”. Il giornale milanese, infatti, trattando temi di carattere sportivo, descriveva e rendeva al meglio l’idea di quello che sarebbe stato il mondo nuovo e i suoi interpreti secondo il Futurismo. Non fu un caso che Filippo Tommaso Marinetti, durante la sua carriera s’impegnò moltissimo per diffondere lo sport, sia con comizi che con articoli di giornale, decantando in alcuni casi le lodi della “Rosea” e del suo operato. Emblematico lo stralcio di una sua dichiarazione di quel tempo rivolta al popolo in cui affermava:

“Volontari ! l’Italia dei ruderi , dei musei , dei professori e dei poeti nostalgici afflitta per molti anni, da quello che noi futuristi chiamiamo torcicollo passatista è definitivamente sepolta. […] chi può negare che oggi “la gazzetta dello sport” sia molto più utile al popolo italiano che venti riviste culturali come “la nuova antologia”? mi spiego. “la gazzetta dello sport” è il rendiconto della forza istintiva muscolare dell’Italia. Leggendola noi sappiamo ciò che valgono i giovani italiani sui quali dobbiamo contare”

La pratica sportiva moderna rivelava l’individuo forte, muscolare, anti–intellettuale come prototipo dell’uomo nuovo. L’uomo che incarnava questi valori divenne nella retorica, nell’arte e nell’avanguardia, l’eroe di guerra e il suo corrispettivo civile, il campione sportivo. L’immagine dell’uomo sportivo, giovane, robusto, forte e temprato nel corpo e nello spirito, fu dunque lo specchio perfetto di quello che il Futurismo decantava e sosteneva fortemente. Più esercizio fisico e più pragmatismo sarebbero stati i valori che avrebbero dovuto muovere il Mondo nuovo a scapito di un eccessivo sforzo intellettuale, romantico, storico e religioso. Il Mondo nuovo, per i futuristi, sarebbe stato dominato dalla tecnologia, dalla velocità e dal cinismo, e per poter cavalcare queste novità assolute e uniche nel loro genere c’era dunque bisogno anche di un uomo nuovo, svincolato dai vecchi valori. Per essere tale, egli aveva bisogno dello sport, che ne avrebbe fatto emergere tutte queste virtù dirompenti e l’avrebbe lanciato alla conquista di nuovi traguardi, anche passando attraverso la purificazione del proprio spirito tramite il battesimo della Guerra.