di Andrea Bernabale

Rousseau - l'Origine della diseguaglianza

Jean Jacques Rousseau (1712-1778) è stato uno dei pensatori politici più influenti, nonché acuto critico della sua epoca. Centrale è il concetto di diseguaglianza, che prova a spiegare nelle sue opere ricavandone l’origine. Come per Hobbes, anche per Rousseau punto di partenza è lo stato di natura, condizione nella quale si trovava in origine l’uomo, mosso solamente da due istinti: autoconservazione e pietà verso il suo prossimo. L’uomo selvaggio viveva isolato, senza linguaggio, senza domicilio e senza stabili rapporti affettivi. Le diseguaglianze erano solo di carattere naturale (età, genere, connotazioni fisiche,..). Nello stato di natura l’uomo non è né buono né cattivo, ma si trova in uno stato di innocenza.

Successivamente l’uomo sviluppa le sue potenzialità (linguaggio, ragione ecc..) e inizia un processo di socializzazione con gli altri uomini, ma anche di avvertita diseguaglianza sociale attraverso il confronto reciproco. In queste condizioni si sviluppa il concetto di proprietà e ciò che ne consegue, ovvero: regole di giustizia e ricchezza. Per evitare le conseguenze psicologiche infauste prodotte dalle diseguaglianze si giunge allora al “patto sociale”, proposto dai ricchi per tutelare le loro acquisizioni sotto la veste del perseguimento della giustizia e della pace, attraverso la guida di un governo. Per Rousseau, con il patto sociale si fissa per sempre “la legge della proprietà e della ineguaglianza”.

Il pensiero politico di Rousseau si fonda pertanto su 2 pilastri: la distinzione tra diseguaglianze naturali e sociali, e il rifiuto dell’idea del peccato originale, in quanto il male non sorge interiormente nell’uomo ma nei rapporti sociali tra gli uomini.

L’ineguaglianza tocca il suo culmine nel momento in cui alle leggi e ai governanti subentrano i tiranni, che trasformano i sudditi in schiavi. Il cerchio si chiude e tutti i singoli tornano eguali perché “non sono più nulla”, vige la legge del più forte. Così il genere umano viene a ritrovarsi in un nuovo stato di natura, diverso però dal primo poiché connotato da un eccesso di corruzione, mentre l'altro si connotava per la sua incontaminata purezza.