di Andrea Bernabale

la repubblica di platone

Il pensiero politico di Platone (428/427 a.C.- 348/347 a.C.) si focalizza principalmente sul tema della giustizia, poiché solo attraverso questa la politica poteva essere rifondata. Si ricorda, peraltro, che per Platone la politica è un’arte “egemonica”, ovvero ritenuta superiore a tutte le altre.

Il tema della giustizia è ampiamente trattato ne “La Repubblica”, la sua opera maggiore, ed essa viene concepita dall’autore come la virtù che rende possibili tutte le altre virtù, e che dunque deve precedere la politica. In altre parole, si ha giustizia quando ognuno compie nella polis e per la polis (ovvero nella dimensione sociale) la funzione che gli è propria, ovvero quella che è conforme alle sue doti naturali, doti che possono essere perfezionate attraverso l’educazione.

Tuttavia la polis non può ritenersi giusta se anche i suoi singoli componenti non lo sono e per questo Platone asserisce che l’individuo realizza la sua giustizia quando vi è un’armonia tra i tre elementi che caratterizzano l’animo umano: la ragione, il coraggio e il desiderio (teoria della tripartizione). Molto spesso, però, vi è nell’animo umano una prevalenza di un carattere sugli altri due, tale da non rendere l’individuo “giusto”. Questa caratterizzazione è per Platone importante, perché sono proprio i caratteri dei cittadini a determinare un certo regime politico e questi si dividono in “classi” proprio in base alla propria natura.

Queste classi sono poste in una gerarchia, al cui vertice vi sono quelli che sanno far uso della ragione (i filosofi), gli unici in grado di amministrare la polis, mentre alla base vi sono gli individui intellettualmente inferiori, gli “uomini economici”, capaci solo di attività produttiva. Tra le due classi vi sono i guerrieri, coloro che si connotano per il proprio coraggio.

Posti nelle posizioni di potere, affinché non sorga desiderio di guadagno tra i sapienti e i guerrieri, è auspicabile eliminare la proprietà privata, al fine di eliminare l’egoismo e diventare anch’essi “uomini economici”. Essi dovranno anche vivere in comunità. È questa l’unica possibile forma di unità tra cittadini superiori e inferiori, pena la disunione della città.