Lorenzo Balma

f. fukuyama: la fine della storia

Nel suo più celebre e discusso saggio "La fine della storia e l'ultimo uomo" Francis Fukuyama, politologo e docente alla Stanford University, teorizza la conclusione del processo evolutivo dell'umanità culminato con la vittoria delle liberaldemocrazie dopo la fine del conflitto ideologico tra i due blocchi della Guerra Fredda.

Scritto l'indomani della caduta del muro di Berlino e della dissoluzione dell'Unione Sovietica, la tesi di Fukuyama non sembra alludere semplicisticamente ad una fine dopo la quale nulla è più degno di essere definito "storia", ma piuttosto mira a spiegare perchè e come uno specifico corso storico ha raggiunto il suo compimento. Da questo punto di vista la filosofia della storia di Fukuyama, come l'espressione "fine della storia", va letta in analogia, ad esempio, al pensiero di Hegel e Marx: se per il primo la "fine della storia" era rappresentata dalla discesa dello spirito assoluto nel governo dello Stato prussiano, per il secondo era costituita dalla società socialista.

Fukuyama osserva che ad un dato stadio della storia dell'umanità le forme dominanti della tecnica e della scienza determinano la produzione e il sistema economico, mentre a sua volta il sistema economico dominante avrà effetti sull'organizzazione sociale ed infine su quella politica.

In questo senso Fukuyama sembra aver previsto quei fenomeni chiamati oggi "modernizzazione" e "globalizzazione", caratterizzati appunto dall'irresistibile propagarsi nel mondo del modello democratico (con le dovute eccezioni e resistenze).

Se era evidente, anche agli occhi dello stesso Fukuyama, che la storia non era finita sotto le macerie del muro di Berlino, era altrettanto importante notare che la cornice entro cui si doveva muovere la storia da quel momento in poi era la cornice dei valori di libertà e uguaglianza delle democrazie occidentali.

Inoltre, con l'espressione "l'ultimo uomo" Fukuyama mette in guarda gli uomini "responsabilizzati" dai nuovi pericoli interni a questo tipo di società (come l'omologazione di massa e i nazionalismi) e da quelli esterni (come la crescente contrapposizione con i paesi islamici).