Lo scudo spaziale

GIANMARCO PANERATI

LO SCUDO SPAZIALE

“L’invincibilità sta nella difesa. La vulnerabilità sta nell’attacco. Se ti difendi sei più forte. Se attacchi sei più debole.”

-Sun Tzu

Il 23 marzo 1983 l’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan pronunciò un discorso sulla sicurezza nazionale ribattezzato poi “Star Wars speech” in cui lanciò la Strategic Defense Initiative (SDI). Si trattava di un programma di ricerca di tecnologie avanzate volto a rendere “impotenti e obsolete le armi nucleari”. Quest’ultime avevano profondamente modificato il concetto di difesa in seguito alla seconda guerra mondiale, in particolare con l’introduzione di missili intercontinentali dotati di testate nucleari verso cui non esistevano efficaci mezzi di contrasto.

La condizione che intercorreva tra le due superpotenze nucleari, Stati Uniti e Russia, era dettata dalla Mutual Assured Destruction (MAD), l’idea che in caso di conflitto atomico si sarebbe verificata la distruzione reciproca assicurata delle due nazioni; ovvero, si assume che in questa situazione nessuna delle parti sarebbe così irrazionale da rischiare la propria distruzione attaccando la superpotenza nemica e di fatto ciò determinò una sorta di equilibro del terrore tra URSS e USA che influenzò pesantemente le politiche di difesa militare nel corso degli anni. Tale condizione fu tuttavia superata dagli Stati Uniti durante la presidenza Reagan il quale si pose l’obiettivo della costruzione di un sistema di difesa dotato di armi con base al suolo e nello spazio per proteggere gli Stati Uniti da eventuali attacchi con missili balistici nucleari.

Il progetto, presto ribattezzato “Guerre stellari” o “scudo spaziale”, consisteva in un articolato apparato di difesa su 4 fasce diverse, corrispondenti ad altrettanti fasi della traiettoria di un eventuale missile lanciato contro il territorio statunitense. Esso prevedeva lo sviluppo di diversi tipi di armi tra cui armi a energia diretta, come laser ad alta potenza, e armi a energia cinetica, ovvero proiettili speciali che avrebbero dovuto collidere fisicamente con i missili nemici, abbattendoli.

Il programma fu fin da subito oggetto di molte critiche, in particolare legate ai costi elevatissimi del progetto stimati intorno ai 60 miliardi di dollari. Lo scudo spaziale era visto inoltre come una potenziale minaccia all’equilibrio fondato sulla distruzione mutua assicurata e dubbi furono espressi anche per quanto riguardava la reale efficacia difensiva. Infine permanevano gli obblighi imposti dai trattati, in particolare dall’Outer Space Treaty del 1967 che vietava l’installazione di armi nucleari nello spazio.

Presto il quadro politico mutò radicalmente e verso la fine degli anni ’80 la Strategic Defense Initiative fu formalmente abbandonata. Il progressivo smembramento dell’Unione Sovietica e la firma del trattato START del 1991 tra USA e URSS sulla riduzione degli armamenti nucleari portarono G. Bush a tagliare il budget destinato allo sviluppo dello scudo spaziale. Tuttavia il programma non fu annullato, ma orientato verso la realizzazione di un sistema di difesa volto a proteggere obiettivi mirati.

Tuttora lo scudo spaziale rimane un argomento caldo in materia di difesa militare mondiale, infatti più volte riemerge l’ipotesi di dotazione di un sistema antimissilistico da parte degli Stati Uniti. Dal 2016 è operativo uno scudo anti-missile NATO in Romania che dovrebbe proteggere l’Europa da eventuali missili a corto e medio raggio provenienti dal Medio Oriente indirizzati verso paesi membri dell’Alleanza Atlantica.