La Crisi di Cuba

ANDREA BERNABALE

LA CRISI DI CUBA

Era l’ottobre 1962 quando il confronto tra le due superpotenze, USA e URSS, toccò l’apice nella famosa “crisi di Cuba”.

La guerra “fredda” sembrava si stesse convertendo in una guerra “calda”.

Tale crisi, tuttavia, è strettamente collegata alla rivoluzione cubana di qualche anno prima che aveva portato Fidel Castro e i suoi fedeli al potere, instaurando un regime comunista nell’isola di Cuba fortemente inviso agli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti, infatti, già nell’amministrazione Eisenhower, avevano iniziato a rendere difficile la sopravvivenza del regime di Castro mediante l’imposizione di sanzioni economiche, l’interruzione dei rapporti diplomatici e un vero e proprio tentativo di colpo di Stato attuato con lo sbarco nella Baia dei Porci, miseramente fallito.

Per evitare che prima o poi gli Stati Uniti prendessero il controllo di Cuba, fece il suo ingresso in scena l’Unione Sovietica di Chruščëv, che si propose sostanzialmente come grande protettrice del socialismo cubano, affine a quello sovietico. Risultava inoltre come una grande possibilità di esportare la rivoluzione in America Latina.

La protezione sovietica si concretizzò con l’installazione di missili sovietici a Cuba puntati contro il territorio statunitense. D’altronde, gli USA avevano già puntano missili verso l’Unione Sovietica installandoli in Gran Bretagna, Italia e Turchia.

Chruščëv, infatti, asserì: “Ecco cosa si prova ad avere missili puntati contro di te; non faremo altro che dargli un pò della loro stessa medicina”.

Successivamente, grazie a dei velivoli di ricognizione U-2, gli Stati Uniti vennero a conoscenza dell’esistenza di tali missili a Cuba, che subito destarono grande preoccupazione tra gli americani.

Al fine di scongiurare un nuovo conflitto globale, che sarebbe stato ancor più disastroso per via dell’efficienza dei potenziali bellici, Kennedy promise pubblicamente che gli USA non avrebbero più provato ad invadere l’isola e rovesciare il regime di Castro. Successivamente promise anche il ritiro dei missili dall’Italia, Gran Bretagna e Turchia.

In cambio, l’URSS avrebbe dovuto ritirare i missili sovietici da Cuba. Il compromesso fu accettato da Chruščëv.

Anche se, molti anni dopo, Castro dichiarò che sarebbe stato disposto a morire in una conflagrazione nucleare pur di proteggere il suo socialismo, la crisi di Cuba dimostrò quanto “l’equilibrio del terrore” fosse forte, tanto da far arrivare i due protagonisti, Kennedy e Chruščëv, ad un compromesso anziché ad un ulteriore passo verso il confronto.