Il progetto Azorian

GABRIELE PATO

IL PROGETTO AZORIAN

Nell'agosto 1974 l'enorme e modernissima nave da recupero Glomar Explorer - di proprietà del magnate Howard Hughes – salpò dal porto californiano di Long Beach verso il centro dell'oceano Pacifico, con il pionieristico obiettivo di sfruttare intensivamente giacimenti di manganese subacquei grazie ai quali Hughes sarebbe stato in grado di ottenere il sostanziale monopolio sul mercato. Costruita appositamente nel 1973, al costo esorbitante di trecento milioni di dollari, l'imbarcazione sembrò al pubblico americano l'ennesima trovata folle e geniale di un grande imprenditore noto al mondo per la sua controversa genialità. Il progetto di Hughes ricevette consenso e ammirazione, tanto che in alcune università si tennero corsi e seminari sull'estrazione mineraria a grandi profondità.

La realtà della missione però era assai diversa e le attività estrattive non erano altro che una copertura: la nave fu commissionata dalla CIA per il Progetto Azorian, ovvero il recupero del sottomarino lanciamissili sovietico K-129, dichiarato disperso dalla marina sovietica nell'agosto 1968: nell'aprile di quell'anno, il sommergibile appartenente alla flotta del Pacifico di stanza a Petropavlovsk, scomparve dai segnali con a bordo 98 uomini. Dopo mesi di intense ricerche, osservate a distanza dall'esercito statunitense, l'URSS si arrese al mistero della scomparsa.

Nello stesso periodo, triangolando le registrazioni del sistema di sorveglianza subacquea SOSUS, un team di ufficiali della Naval Intelligence americana riuscì ad individuare la possibile localizzazione del relitto circa 2880km a nord ovest delle Hawaii, ad una profondità di quasi 5000m. Il recupero del K-129 avrebbe potuto regalare agli USA fondamentali informazioni sulle tecnologie nonché documenti e cifrari top secret.

Negli anni successivi la Naval Intelligence sviluppò diverse idee, economiche e poco invasive, per appopriarsi ciò che di interessante poteva essere conservato all'interno della carcassa. Inoltre mise in guardia il governo e la CIA dei costi esorbitanti e dell'improbabilità di un recupero dell'intero sottomarino, dando per certo che la struttura avesse subito seri danni al momento dell'urto con il fondale e che dunque rischiasse di sbriciolarsi se sottoposta ad ulteriori sollecitazioni.

La Marina venne però estromessa e il Progetto Azorian che venne affidato completamente alla CIA. Così, nel 1973, si decise di optare per il tentativo di un recupero integrale.

La fase operativa del progetto si rivelò tuttavia fallimentare: l'enorme pinza calata dalla chiglia della nave mancò il proprio obiettivo e si infranse sul fondale marino provocando gravi danni al sistema. In un secondo tentativo si riuscì finalmente ad arpionare il K-129 ma questo, come preventivato dagli ufficiali della marina, si ruppe non appena sollevato; la torre di controllo e la poppa erano distrutte e i detriti sparsi per diversi chilometri quadrati.

Due anni dopo, nel 1975, il Los Angeles Times venne a conoscenza dell'operazione segreta e pubblicò un articolo in merito, seguito a ruota dal NY Times e dai principali quotidiani nazionali: è interessante notare come il nodo centrale delle indagini giornalistiche non fosse rivelare al grande pubblico le operazioni segrete della CIA, quanto invece denunciare gli abusi e gli enormi sprechi di denaro pubblico, in un paese ancora duramente scosso dallo scandalo Watergate. In effetti, quello che ufficialmente era stato un progetto fallimentare scelto in alternativa a proposte più sicure e più economiche, era costato quanto la costruzione di una coppia di portaerei di ultima generazione e poco meno che l'organizzazione di una missione Apollo.

Alla fine, a quanto si evince dai pochi documenti desecretati nel 2010 e dalle informazioni dell'epoca, il Progetto Azorian fu uno dei più grossi sprechi di denaro e una delle più costose bugie nella storia americana e gli unici risultati a cui portò furono una serie di indagini giornalistiche e governative sull'operato dei servizi segreti.