Il Politburo

ANDREA BERNABALE

IL POLITBURO

Istituzione fondamentale e fulcro del sistema sovietico, il Politburo in URSS costituiva il più importante organo decisionale, equivalente del governo negli Stati occidentali, alla cui guida v’era il segretario generale del Partito Comunista che, di conseguenza, veniva anche riconosciuto come leader dell’Unione Sovietica.

Fu istituito nell’XVIII Congresso del Partito Comunista nel marzo 1919 nel quale venne ad integrare il Comitato Centrale (CC); il Politburo, infatti, serviva proprio per prendere quelle decisioni che non potevano attendere una nuova riunione del CC ma necessitavano di tempi più brevi. Da questa integrazione però ne derivò uno spostamento dei poteri dal CC al nuovo istituito Politburo che si riuniva molto più di frequente.

Negli anni ‘30 il Politburo fu anche teatro degli scontri interni tra Josif Stalin e i suoi oppositori, tra cui il sindacalista russo Mikhail Tomsky che fu poi allontanato dalla scena politica. Dopo l’allontanamento di Tomsky, il Politburo risulterà saldamente in mano a Stalin che istituirà il “grande terrore” contro tutti i suoi avversari politici che verranno arrestati o giustiziati.

In seguito alla seconda guerra mondiale, invece, le riunioni del Politburo furono ridotte drasticamente dal momento che Stalin prendeva le più importanti decisioni politiche all’infuori del Politburo, consultandosi solamente con una stretta cerchia di dirigenti di partito.

Dopo la morte di Stalin nel 1953, la funzione del Politburo tornò alla normalità e riassunse pieni poteri. Fu, però, sempre un piccolo organo composto da un numero ristretto di componenti; basti pensare che quando fu istituito, il Politburo era composto da soli 5 membri effettivi e altri 3 membri candidati, ovvero senza diritto di voto. Anche nella sua fase di maggior apertura, nel 1952 contava 25 membri di pieno diritto e 11 candidati membri. In linea di massima, dalla morte di Stalin in poi, il Politburo fu composto dai 10 ai 15 membri effettivi e dai 5 ai 9 membri candidati e tutti venivano eletti dal Comitato Centrale, i cui membri erano a sua volta designati dal partito.

Da notare anche come fosse un’istituzione prettamente maschile: solo due donne riuscirono a guadagnarsi l’ammissione (Ekaterina Furtseva e Alexandra Biriukova).

Le riunioni del Politburo non avevano cadenza fissa anche se durante l’era Breznev si registrò una media abbastanza costante di circa una volta alla settimana e si svolgevano in presenza di tutti i membri ed eventuali esperti aggiuntivi a seconda dell’ordine del giorno.

Interessante anche come non vi fosse un preciso metodo di voto per prendere le decisioni che erano invece prese in seguito ad una discussione e per “consensus”, ovvero un'approvazione di una determinata risoluzione senza una votazione formale ma semplicemente tramite l'accordo tra i membri.

Ad ogni caso, il Politburo rappresentò l’organo centrale del Partito e di tutto il sistema sovietico con il quale si dissolse nel 1991.