di Gabriele Moretti

la senyera catalana

Dall’autunno 2017, quando la crisi istituzionale tra lo Stato spagnolo ed il governo regionale catalano ha raggiunto il proprio culmine in seguito alla proclamazione unilaterale di indipendenza sottoscritta da quest’ultimo il 10 ottobre 2017, le bandiere catalane hanno invaso i media mainstream e attirato l’attenzione di molti. Nonostante rappresentino un terreno di scontro politico quantomai attuale, entrambi i vessilli hanno una storia lunga e travagliata.

La senyera – che in catalano significa semplicemente “bandiera” – è un vessillo di forma rettangolare, con proporzione 2:3, formata da uno sfondo giallo solcato da quattro linee rosse. La sua storia affonda le radici in epoca medievale: leggenda vuole che tale grafica sia stata originata accidentalmente nel IX secolo, durante l’assedio arabo alla città di Barcellona, quando Carlo il Calvo, re dei Franchi, accarezzò lo scudo dorato dell’agonizzante Goffredo il Villoso, Conte di Barcellona, lasciandovi quattro ditate rosse di sangue. Nonostante questo racconto sia palesemente leggendario (Carlo morì vent’anni prima di Goffredo), il primo riferimento documentale è comunque molto antico: risale al 1150, quando apparve sul timbro ufficiale di Raimondo Berengario IV, colui che per primo unificò la Contea di Barcellona ed il Regno d’Aragona. La senyera “fisica” più antica giunta fino ai nostri giorni, risalente alla campagna di conquista del Regno di Valencia del 1238. Queste testimonianze ne fanno la bandiera ancora in uso – seppur non continuativo – più antica in Europa.

In età moderna, quando la Corona d’Aragona – che oltre ad Aragona e Catalogna comprendeva l’area valenciana, le isole Baleari, Sicilia, Corsica, Sardegna, Regno di Napoli, Atene e Neopatria in Grecia – venne unificata a quella di Castiglia, cominciarono ad essere utilizzati diversi stemmi e vessilli rappresentanti le varie anime del regno. La senyera tornò in auge verso la metà del XIX secolo, quando il movimento politico e culturale catalanista della Renaixença adottò l’antico scudo d’arme del re d’Aragona come simbolo politico di affermazione identitaria. Dopo un lungo periodo di alternanza tra tolleranza e repressione da parte di Madrid, questa venne proibita sotto la dittatura di Primo de Rivera (1923-1930). Con il ritorno alla repubblica, l’uso ne fu nuovamente consentito e, il 14 aprile 1931, fu innalzata sugli edifici istituzionali di Barcellona, in seguito alla proclamazione della Repubblica Catalana da parte del leader indipendentista Francesc Macià. Alla presa di potere del generale Francisco Franco (1939) qualsiasi forma di catalanismo (esposizione di simboli, uso della lingua, manifestazioni culturali, ecc.) fu messo al bando fino alla sua morte, nel 1975. Fu solo con la costituzione della monarchia parlamentare (1978) che la senyera tornò a sventolare sugli edifici istituzionali di tutta la regione, dopo essere stata ufficialmente adottata negli statuti di autonomia del 1978 e del 2006. Versioni leggermente modificate della senyera, alla quale vengono inseriti particolari simboli regionali, sono state adottate anche dalla Comunità Valenciana, dall’Aragona e dalle Baleari in Spagna, dalla Provenza e Linguadoca-Rossiglione in Francia.

Curiosità: mentre la senyera è la bandiera ufficiale ed istituzionale, un altro vessillo (esistente in due versioni diverse: blava e roja) costella le manifestazioni indipendentiste. Questo, chiamato Estelada (stellata), è formato dalla bandiera catalana tradizionale a cui viene aggiunto un triangolo blu (o rosso, nel caso degli indipendentisti di sinistra) che richiama le bandiere di Cuba e Portorico. Questo perché, quando nel 1905, dopo anni di guerra, le due isole caraibiche ottennero l’indipendenza dalla Spagna, i secessionisti catalani decisero di omaggiarli, sognando di percorrere il medesimo cammino.