di Gabriele Pato

ESTONIA: BANDIERA O PAESAGGIO?

Il viaggio di SPI tra le bandiere fa nuovamente tappa in Europa, per precisione nel più settentrionale dei paesi baltici: l’Estonia. Il Sinimustvalge (soprannome che in lingua estone – lingua non indoeuropea vicina al Finlandese – significa semplicemente “blu-nero-bianco”) è di forma rettangolare con proporzione di 7:11 ed è formata da tre bande orizzontali di uguale dimensione di colore, per l’appunto, blu, nero e bianco. Ognuno di questi colori ha un riferimento simbolico legato alla storia e alla geografia del paese: il blu è il colore del cielo, degli innumerevoli laghi che punteggiano l’Estonia, ed era il colore del movimento indipendentista di fine Ottocento; il nero è il colore del suolo fertile, rappresenta l’abbondanza, ma anche la sofferenza e i lutti subiti in secoli di occupazione; il bianco è il colore della luce e della felicità. Tuttavia, esiste un’altra interpretazione, più semplice, affascinante e più amata dalla popolazione: sarebbe semplicemente la schematizzazione di un tipico paesaggio invernale. Il blu del cielo, il nero della foresta, il bianco delle pianure innevate.

La bandiera estone nacque nel settembre 1881 come simbolo dell’Associazione Universitaria degli Studenti Estoni all’Università di Tartu. Questi disegnarono una bandiera identica all’attuale, ma con le tre bande affiancate orizzontalmente. Da quanto si racconta, i colori vennero inizialmente scelti unendo il bianco e nero dell’Ordine di Livonia – che guidò l’omonima confederazione tra 1237 e 1560 – con l’azzurro della Finlandia. Data la centralità degli studenti universitari all’interno del movimento per l’indipendenza, il Sinimustvalge venne presto associato al nazionalismo e, per estensione, a simbolo dell’Estonia in generale. Il paese ottenne l’indipendenza il 24 febbraio 1918 a seguito della Rivoluzione russa e la bandiera venne adottata ufficialmente il 21 novembre dello stesso anno.

Soltanto ventidue anni dopo aver concesso l’indipendenza, in seguito al patto Molotov-Ribbentrop, l’Unione Sovietica invase ed occupò il piccolo paese baltico. La bandiera venne messa al bando e sostituita da una più consona: identica a quella dell’URSS, ma con una fascia di onde azzurre e bianche nella parte basse. Ogni uso del vessillo nazionalista venne severamente proibito, e persino indossare vestiti che formassero un abbinamento tricolore poteva essere punti come un crimine. Durante la seconda guerra mondiale, sotto l’occupazione tedesca che durò dal 1941 al 1944, il Sinimustvalge fu accettato come bandiera del popolo estone. Nel 1945 l’Estonia tornò ad essere una repubblica sovietica e la dura repressione perdurò fino alle riforme della Perestrojka, a fine anni Ottanta. Dal 1987 ogni proibizione venne eliminata e la bandiera estone ricominciò a sventolare, anche se non in occasioni ufficiali. Il 24 febbraio 1989, più di un anno prima dell’indipendenza, il Sinimustvalge fu issato sulla sommità della torre Pikk Hermann, simbolo di Tallinn, da dove non fu ammainata fino ad oggi. Venne infine riadottata come bandiera nazionale il 7 agosto 1990, poco dopo che l’Estonia ebbe riavuto la sua piena indipendenza.