di Lorenzo Bonaguro

Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai


A metà degli anni Novanta cinque paesi, Cina, Russia, Kirghizistan, Kazakistan e Tagikistan firmarono un accordo per approfondire la fiducia militare reciproca riguardo le zone di confine e la sicurezza. Nel 2001 la svolta: i cinque riuniti a Shanghai, dopo aver ammesso l’Uzbekistan, crearono l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, un’organizzazione intergovernativa permanente. Negli successivi aderirono anche l’India e il Pakistan. Attualmente è una delle organizzazioni più grandi al mondo: copre geograficamente circa il 60% dell’Eurasia, quasi la metà della popolazione mondiale e un quarto della produzione manifatturiera globale.

L’organizzazione è suddivisa in più corpi. La principale è il Consiglio dei Capi di Stato in cui viene stabilita la politica generale della OCS nei confronti dei soggetti esterni e le decisioni riguardanti faccende interne più importanti, come l’ammissione di un nuovo membro. Subito sotto si trova il Consiglio dei Capi di Governo che decide in merito a questioni di natura economica e finanziaria, come il budget. Il terzo consiglio è composto dai ministri degli esteri: è quello che si riunisce più spesso e i suoi lavori riguardano questioni più contingenti con lo scopo di preparare il terreno per un’intesa comune su problematiche internazionali. I restanti organi svolgono compiti di coordinamento delle politiche dei membri, scambio di informazioni e preparazione per i lavori dei corpi superiori. Il processo decisionale all’interno di ognuno di questi corpi non avviene per votazione bensì per consensus (se nessuno dei presenti manifesta il proprio dissenso allora la decisione passa).

Gli scopi e i principi dell’organizzazione sono esplicitati nei primi due articoli dello statuto. Gli obiettivi sono molti e vanno dalla creazione di fiducia reciproca come presupposto per la pace e per affrontare al meglio le sfide globali che interessano tutti i membri – particolare riferimento viene fatto al terrorismo internazionale, di competenza di un corpo specifico della OCS il cui funzionamento è stato stabilito da un trattato internazionale apposito – alla crescita economica comune, coordinando le politiche dei membri all’interno dell’economia globale. I principi che regolano il funzionamento dell’intera organizzazione sono elencati subito dopo gli obiettivi. Quello fondamentale è il rispetto delle sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità dei membri, unito a una politica di non aggressività e non ingerenza negli affari interni. L’uguaglianza degli stati è posta al centro, indipendentemente dalla loro grandezza o forza.

Da queste caratteristiche organizzative, dagli obiettivi e dai principi ne deriva che la OCS non è assolutamente un’alleanza o una anti-NATO, come alcuni temevano in Occidente. Tuttavia non si può negare che Russia e Cina la usino anche per contrastare l’influenza americana in Asia, in particolare in Iran, attualmente osservatore e forse membro a pieno titolo in futuro secondo alcuni analisti. Essa è una partnership fra paesi che hanno voluto creare una struttura in cui poter coordinare le proprie politiche in materia militare e economica ma anche per limitare senza però alcun impegno strettamente vincolante. Da ciò deriva la grande disposizione a lavorare con altre organizzazioni e ad accettare Stati esterni in qualità di osservatori, ad esempio Mongolia, Iran, Afghanistan e Bielorussia.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

Shanghai Cooperation Organization, http://eng.sectsco.org/about_sco/

Aljazeera English, “What difference does SCO make on world stage? | Inside Story”