di Lorenzo Bonaguro

La crisi del Nagorno-Karabakh


Ad inizio luglio 2020 Vagif Dargahli, il Ministro della Difesa dell’Azerbaijan, ha paventato la possibilità di colpire la centrale nucleare di Metsamor, Armenia, con missili a medio raggio in risposta a minacce armene di colpire le zone di confine. A tali minacce il ministero degli Esteri armeno ha accusato Baku di terrorismo di stato e di voler pianificare un genocidio tramite una catastrofe nucleare, che sarebbe devastante per l’intero Caucaso. Questo è solo il capitolo più recente di una storia di rapporti ostili fra due nazioni divenute indipendenti solo alla fine degli anni Ottanta. Proprio allora scoppiò la guerra del Nagorno-Karabakh, i cui strascichi si ripercuotono ancora oggi.

La regione del Nagorno-Karabakh, “montuoso Karabakh”, è un’area del Caucaso meridionale popolato da una numerosa comunità di armeni cristiani che fin dai tempi dell’impero ottomano, e poi sotto Stalin, fu controllata degli azeri, di religione musulmana. Con la nuova politica di Gorbaciov in merito alle questioni nazionali, il soviet di Karabakh ne approfittò per dichiarare l’indipendenza nel 1988 e il conflitto etno-religioso - rimasto sepolto nei decenni sovietici - riesplose. Subito, nella regione avvennero numerosi progrom e Baku, sconvolta anch’essa dalla violenza etnica, decise di inviare l’esercito.

Alle devastazioni compiute dalle milizie locali si unirono quelle delle operazioni delle truppe regolari dei due paesi: l’Armenia non esitò a soccorrere i propri compatrioti sotto attacco. Boris Yeltsin e Nazarbayev, leader del Kazakistan, mediarono un cessate il fuoco, che durò appena dal settembre al novembre del 1991, quando un elicottero militare azero fu abbattuto e i bombardamenti sui villaggi armeni ripresero. La dissoluzione dell’URSS peggiorò la situazione provocando un enorme afflusso di armi nella regione tramite il mercato nero. Le ostilità continuarono fino al 1994 quando fu finalmente firmato, grazie alla mediazione russa, il protocollo di Byshek (capitale del Kyrghizistan) che proclamò il cessate il fuoco; alcuni gruppi di soldati furono però restii a fermarsi e violenze sporadiche continuarono per settimane.

Il protocollo è tutt’ora vigente: la disputa del Nagorno-Karabakh fu congelata ma mai risolta. La regione si separò da Baku per costituire la Repubblica di Artsakh, uno stato indipendente non riconosciuto a livello internazionale ma de facto territorio armeno. Il costo delle vittime è oggetto di dibattito a causa dei pochi osservatori internazionali presenti all’epoca: riguardo i militari, circa 6.000 per l’Armenia e sui 20.000 per l’Azerbaijan; riguardo i civili i numeri sono ancora più incerti ma si aggirano nell’ordine delle migliaia da ambo i lati. Capitò che centinaia di morti tra i civili avvenissero nell’arco di un solo giorno durante i numerosi pogrom.

Da allora, i due paesi non hanno mai firmato un vero trattato di pace né hanno avviato un serio scambio diplomatico. Le ostilità sono rimaste latenti e sono riesplose in più occasioni come schermaglie lungo il confine, in particolare nel 2008 e nel 2016. Gli scontri sono avvenuti nella regione del Nagorno-Karabakh, in concomitanza con degli sconvolgimenti interni ai due paesi. Morti non sono mancati anche in quest’ultimo anno, coinvolgendo anche dei civili. La situazione dell’economia internazionale a causa della pandemia, l’instabilità degli equilibri di potere dentro la regione, l’attivismo della politica estera di Mosca e Ankara e le già fragili istituzioni dei due stati rischiano di creare le condizioni ideali per lo scoppio di un conflitto fra i due paesi.


LETTURE E APPROFONDIMENTI:


Caspian Report, Origins of the Nagorno-Karabakh conflict, https://www.youtube.com/watch?v=pS3P9kk-vFk&list=PLR3QRNySi1CZN_Er7H8K3PdBaWr1aVWMa&index=7&t=114s

Al-Jazeera, Inside Story - What triggered the conflict in Nagorno-Karabakh?, https://www.youtube.com/watch?v=aNw1Ka05PM4&list=PLR3QRNySi1CZN_Er7H8K3PdBaWr1aVWMa&index=4

Al-Jazeera, Will Armenia and Azerbaijan go to war again? | Inside Story, https://www.youtube.com/watch?v=lLnl2I8